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A CASTROCUCCO BELLEZZA E FRAGILITÀ

La frana ha diviso in due parti il Golfo di Policastro, servono scelte coraggiose e adatte per salvare la porta d’accesso della Basilicata sul Tirreno

Dal 14 al 16 Giugno del 2022 si è tenuto a Livorno il nono simposio internazionale sulle coste del Mediterraneo organizzato dall’Istituto per la Bioeconomia del Cnr e dal Sisef Società Italiana di Selvicoltura ed ecologia Forestale: in quell’occasione ho pensato di presentare uno studio sul tratto di costa che si estende da Castro- cucco di Maratea a Fiuzzi di Praia a mare con una relazione dal titolo “… in finibus Lucaniae. Historical cartography of the Tyrrhenian coast and demographic fluctations”. Gli atti di questo convegno sono in corso di stampa. Così mi è successo di occuparmi di Castrocucco e dei paesi viciniori, degli abitati scomparsi nel corso dei secoli a causa degli spopolamenti e di quelli ancora in vita che hanno subito molte trasformazioni e stanno resistendo al nuovo ciclo di spopolamento che è in corso. Su Castrocucco di Maratea, nel 2019, ha scritto una interessante sintesi Luca Luongo che precisa subito che i confini territoriali del Feudo di Castrocucco si conoscono solo dal Catasto onciario del XVIII secolo dal quale si evince che il confine con Tortora era segnato naturalmente dal fiume Noce ma quello con Maratea procurò tensioni e liti poiché costituito dalla linea tracciata dalla Regia Torre di Caja, sita in questo territorio [di Mara- tea] sopra gli scogli del mare verso ponente fino alla falda del monte detto del Piscopo verso Oriente. Castrocucco nasce nello stesso periodo in cui si formarono gli abitati di Aieta e Tortora. Tortora si trova citata per la prima volta nella vita di Sant’Elia che visse nel X secolo. Aieta, invece, viene citata nella vita di San Saba di Collesano e, successivamente, in un atto di donazione alla badia di Cava dei Tirreni del 1186. Castrocucco viene ricordato in un documento dell’arcivescovo di Salerno Alfano del 1067. Questo paese ai confini tra Lucania e Calabria visse circa 400 anni: Luca Luongo descrive questo spopolamento per date rendendo ancor più cruenta e veritiera la morte di questo centro abitato le cui rovine, ancora oggi, si ergono sulla sommità di una rupe a picco sul mare notandosi anche a molta distanza; “nel 1470 Re Ferrante investì Galiotto Pascale di Policastro del castello diruto e disabitato di Castrocucco in Provincia di Valle di Crati e Terra Giordana. Nel 1563 il detto castello fu venduto a Giulia De Rosa. Nel 1573 lo stesso castello fu venduto a Giovan Cola de Giordano… Nel 1603 era possessore di Castrocucco, Fabio Giordano… Nel 1680 Domenica Giordano, Baronessa di Castrocucco, legittima moglie di D. Bonaventura Salone Caracciolo donò a Donna Francesca Greco sua figlia primogenita la Terra seu Castello di Castrocucco sito in Provincia di Basilicata”, documento che ci fa ben capire che con la parola latina castrum si indica un castello ma anche un paese fortificato da mura. Prima del 1470, i pochi superstiti cominciano a insediarsi in altri piccoli villaggi montani verso Maratea: da questo periodo in poi Castrocucco graviterà verso la Basilicata staccandosi del tutto dalla primigenia vocazione calabrese se le fonti la collocano in Valle di Crati. Castrocucco rimane ancora oggi la porta d’accesso della Basilicata sul Tirreno: ho scritto in questo studio di prossima pubblicazione che sarebbe necessario recuperare con un restauro la città disabitata, riqualificarla anche illuminandola per renderla una meta turistica anche notturna in considerazione del paesaggio mozzafiato che si gode da quell’altezza. Non immaginavo che una frana di così vaste dimensioni avrebbe reso l’attuale strada di collegamento fa Maratea e la Calabria, completamento inagibile e i resti dell’antica Castrocucco inaccessibili per motivi di sicurezza. A proposito del grande spopolamento che vi fu in Europa e anche in Basilicata fra la fine del XIII e fino al XV secolo, lo storico lucano Giacomo Racioppi scrisse che “ Nella storia intima e speciale di ciascun paese è senza dub- bio la ragione dell’ingrandimento degli uni, e dell’esinanimento degli altri. Ma le intime evoluzioni di questa storia ci sono ignote!”. Una distruzione improvvisa o violenta spesso fu causata da fenomeni naturali come i terremoti, le frane o le epidemie che finiscono con il fiaccare completamente centri che si trovavano già in situazioni di regresso economico e di calo demografico. La scomparsa lenta ma inesorabile di altri siti va, invece, attribuita in linea di massima a quelle oscillazioni e fluttuazioni che ciclicamente interessano la storia del territorio, né va dimenticato che alcuni di questi piccoli insediamenti risorgono dopo qualche secolo rispondendo a nuove esigenze dovute alla crescita della popolazione, ad una nuova politica territoriale dei governi, ad una diversa diffusione degli insediamenti sparsi. Altri, invece, scompaiono definitivamente non lasciando, in molti casi, nessuna traccia architettonica; la loro me- moria rimane nascosta in qualche antico documento e spesso si trova racchiusa solo in un semplice toponimo. Oggi, alcuni di questi centri spopolati nel corso del XV secolo sono diventate mete turistiche; in Basilicata succede per le rovine restaurate di Satrianum e trasformate in un parco archeologico ma di grande suggestione sono i resti del- l’antica città di Uggiano vicino Ferrandina e ovviamente della scomparsa Castrocucco. Fra i tanti progetti sulla riqualificazione di Maratea prima della frana ve ne era uno che a me pare molto interessante: la costruzione di un porto a Castrocucco. Se oggi ci fosse quel porto e attraverso un servizio di traghetti si potrebbe raggiungere il porto di Maratea per sbarcare e continuare a spostarsi con l’automobile. Lo stesso per chi è diretto verso Sud, potrebbe sbarcare nel porto di Castrocucco e proseguire il proprio viaggio in automobile. Quando la natura ci offre luoghi di particolare bellezza ma an- che di grande fragilità, bi- sogna cercare soluzioni alternative per adeguarsi a qualche inconveniente evitando di percorrere molti chilometri in più. Di certo bisogna subito trovare una soluzione: immaginate il disagio degli studenti che devono raggiungere le scuole di Maratea dalla Calabria ogni giorno e tutti coloro che lavorano e devono fare lo stesso tragitto. In Estate quando questo tratto di costa verrà raggiunto da moltissimi turisti diventerà tutto ancora più complicato e difficile. La frana di Castrocucco ha diviso in due parti il Golfo di Policastro: da conoscitrice esperta di quel tratto di costa io so che sarà molto difficile prendere delle decisioni e trovare delle soluzioni in breve tempo. So anche che quella strada è problematica e soggetta a episodi ciclici di frane di piccole e grandi dimensioni. Bisogna scegliere coraggiosamente la soluzione più idonea perché Castrocucco non riviva nuovamente l’abbandono.

Di Antonella Pellettieri

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