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COVID, MANCATI TAMPONI A NICASTRO E PARISI: IN 6 SARANNO PROCESSATI

Il Gup di Potenza ha rinviato a giudizio anche il Dg f.f. Asp D’Angola: per la Ds del San Carlo Bellettieri e altri 3 cadono le accuse sulle “corsie preferenziali”

Il giudice dell’udienza preliminare di Potenza, Lucio Setola, ha rinviato a giudizio sei delle dieci persone indagate, a vario titolo, nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo lucano, per le morti, avvenute a distanza ravvicinata nella primavera del 2020, cioè nelle prime fasi della pandemia Covid-19, dei due uomini di Potenza, il blogger Antonio Nicastro e l’imprenditore Palmiro Parisi, rispettivamente di 67 e 58 anni, i cui familiari denunciarono il ritardo nell’esecuzione del tampone. Il Gup ha rinviato a giudizio il direttore sanitario dell’Asp Luigi D’Angola, attuale Dg facente funzioni della stessa Azienda sanitaria locale, il direttore dell’Unità di Igiene Pubblica, Michele De Lisa, un medico della stessa unità, Nicola Manno, e due infermiere del 118, Maria Neve Gallo e Maria Tamburrino. A giudizio anche un altro medico, Silvana Di Bello, ma per la sola omissione della somministrazione del tampone e non per una inizialmente contestata ipotesi di omicidio colposo da cui è stata prosciolta. Alla dottoressa Di Bello, era contestato il fatto di aver, il 13 marzo del 2020, fatto rientrare a casa Nicastro casa nonostante i sintomi da Covid 19, senza, pertanto, suggerire il ricovero al reparto Malattie infettive né effettuare le analisi che avrebbero potuto far emergere la gravità del suo quadro clinico. Non luogo a procedere, invece, per un’altra infermiera, Carmelina Mazza. Prosciolti anche il direttore della Task Force, Michele Labianca, la direttrice sanitaria del San Carlo Angela Bellettieri e l’infermiera responsabile del reparto di Malattie infettive, Pasqualina Sarli, dall’accusa di aver usufruito indebitamente e sotto falso nome dei tamponi anti Covid-19. Secondo l’impianto accusatorio, Labianca e Bellettieri, con la collaborazione di Salri, avevano avuto accesso al tampone falsificando i propri nomi «modificandoli in “Rosso Pia” e “Bianco Michele”». Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti potentini, sulle morti per Covid di Nicastro e Parisi lunghe ombre di una serie di omissioni, tra cui, per esempio, quelle contestate a Manno e consistenti, per l’accusa, nel non aver chiamato giornalmente Nicastro per accertarsi delle sue condizioni di salute. D’Angola e altri, sono indagato nel filone dei “tamponi Vip” anche nell’ambito della recente inchieste dell’Antimafia di Potenza su Sanità e comunali di Lagonegro, poiché « si impossessavano dei tamponi molecolari naso oro faringei per il rilevamento dell’Rna del virus Covid 19 che somministravano ai correi come fossero beni in loro privata disponibilità mentre si trattava di beni pubblici all’epoca». Secondo l’accusa, nei mesi marzo e aprile del 2020, i tampone venivano somministrati a «persone amiche asintomatiche che ne facevano espressa richiesta e che peraltro ricoprivano funzioni istituzionali di appartenenti a consessi amministrativi della Regione Basilicata». Tornando ai casi delle morti dei potentini Nicastro e Parisi, il processo inizierà il prossimo primo marzo.

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