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ACQUA E FONTANE, ANCHE COSÌ FLUISCE LA STORIA DI PIGNOLA

Censire condotte e macchine idrauliche è un modo diverso di narrare il percorso secolare di un luogo: tutto scorre proprio come le vicende di un paese che cambia

Da circa un anno, in collaborazione con un’altra studiosa, stiamo portando avanti uno studio sulle fontane e i fontanini della città di Potenza e stiamo dando alle stampe un volume nel quale vi è il censimento di queste piccole macchine idrauliche site nel centro urbano e nel territorio circostante. E così ho provato a fare lo stesso percorso per Pignola che è il paese nel quale risiedo. Di acqua me ne ero occupata nel passato organizzando nel 2015 un convegno internazionale e itinerante in Basilicata dal titolo Panta rei. La memoria dell’acqua e di cui sono stati pubblicati gli atti. Lo scorso anno ho pubblicato uno studio su Pignola nel volume fotografico di Francesco Rinaldi Pignola. Ritratti di Pietra, specificando che Pignola é città d’acqua per le molte fonti sia urbane sia del territorio, la presenza di un lago e molti piccoli fiumi e di contrade in alta montagna con fonti sorgive di grande purezza. Questo censimento pubblicato oggi su Cronache non può essere esaustivo perché è una sintesi giornalistica: non ho fotografato i tanti fontanini che ci sono intorno al lago ma anche nel centro abitato e sono certa che qualcuno lo farà dopo aver letto questo articolo. Ritengo che ogni luogo abitato dovrebbe censire le proprie fontane e le fonti d’acqua dalle quali sgorgano: fare un censimento delle fontane significa raccontare la storia sia di un territorio sia con la presenza di molta acqua e molte sorgenti sia di territori con l’assenza di molte fonti e poca acqua. L’acqua è un elemento prezioso; a Pignola le fonti storiche ci parlano di fontane di acque sorgive anche in paese. Non credo sia un caso a presenza di divinità dell’acqua scolpite e affrescate negli antichi palazzi: in particolare si segnala la scultura di un grande Tritone all’entrata di Palazzo Gaeta e gli affreschi di recente restaurati con tritoni e sirene nella proprietà Giorni al cui interno vi è una fonte dalla quale è stata realizzata una spa. Il primo edificio sacro a Pignola è la grotta dell’Arcangelo Michele, primo patrono di Pignola: il sindaco Domenico Coiro, intorno al 1870, la descriveva con queste parole: «E lungi circa due miglia dal paese si vedono gli murari del monastero degli osservanti sotto il titolo si S. Michele… una grotta profondissima dove si scende mediante una scala intagliata nel vivo sasso ed al fondo trovasi un altare con la statua di S. Michele e una fontana di bellissima acqua ed un buco che può passare un cane che va ad uscire sopra la montagna sovraposta nella lontananza di circa un miglio». L’antica toponomastica ci aiuta a ritrovare le fontane abbandonate: ad esempio per arrivare alla grotta dell’Arcangelo si percorre Via Fontanelle che fa intendere la presenza di molte piccole sorgenti in quel vallone. Ma è interessante anche Via Fontana dell’Arciprete che ci conduce a un’antichissima fontana pubblica di grandi dimensioni con vasche per abbeverare gli animali ma anche una vasca con lo strecatur come si chiamava in dialetto lo strofinatoio sul quale si lavava la biancheria. Nel passato le fontane pubbliche erano luoghi di incontro ed erano utilizzate per molteplici motivi: le donne si incontravano per lavare la biancheria e gli alimenti ma era un luogo per chiacchierare e socializzare. Gli uomini aspettavano le donne presso le fontane tentando di conquistarle anche attratti dal movimento dei corpi femminili che lavavano i panni. Le fontane abbeverano gli animali che vivono nei boschi, anche in branchi, e, anticamente, abbeveravano asini e cavalli che servivano per il trasporto di uomini e merci. La Basilicata nel suo stemma ha quattro fiumi e questo significa che è una terra piena di acqua. Censire le fontane e i fontanini pubblici, o nasoni come sono chiamati altrove, è un modo diverso di narrare la storia di un luogo. Girate per i vostri paesi e contrade circostanti e fotografate le fontane e i fontanini: sarebbe bello restaurarle tutte e rimetterle in funzione collaborando con gli Enti che si occupano delle strade sulle quali alcune fontane furono costruite. Salviamo il nostro patrimonio culturale abbandonato.

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