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MARATEA, BUCO NELL’ACQUA DI MACCHIA

Hotel Santavenere: debiti, pignoramento e ora pure la causa persa contro il gruppo Barletta

Hotel Santavenere a Maratea: l’imprenditore lucano dell’eolico, nonchè patron del Potenza Calcio, Donato Macchia, oltre a non pagare, prosegue di buco nell’acqua in buco nell’acqua. In tutela d’urgenza, paventando per i suoi interessi economici un pregiudizio imminente e irreparabile, la Fintur Immobiliare Srl ha presentato ricorso alla Sezione civile del Tribunale di Lagonegro che, però, lo ha dichiarato impro- cedibile. Sintetizzando le operazioni societarie di Macchia e limitandole all’Hotel Santavenere, lo stesso è legato alla struttura ricettiva di categoria 5 stelle lusso, proprio tramite la Fintur Srl che, da società proprietaria, sul Santavenere aveva chiuso l’operazione, utilizzando la formula rent to buy, con il gruppo Barletta. Per cui il ricorso al Tribunale civile di Lagonegro è stato presentato dalla Fintur Srl, proprietaria dell’azienda alberghiera “Hotel Santavenere”, e dalla Santavenere Vacanze Srl, proprietaria, però, dell’immobile denominato Villa Rosa, adiacente all’albero struttura, contro l’affittuaria Arsenale Hospitality Srl del gruppo Barletta, nonchè contro, elemento questo che si ricollega al Macchia non paga, la Polaris Spv Srl. Come da notizia diffusa da Cronache Lucane circa un mese fa, da annotare, per una più ampia comprensione della vicenda e del ricorso perso dall’imprenditore dell’eolico, l’intervenuto pignoramento ad, istanza della citata creditrice Polaris Spv S.r.l., del complesso immobiliare in questione per complessivi 10 milioni di euro circa. Pignoramenti immobiliari che si sono perfezionati: sono stati nominati i custodi giudiziari. Completata la premessa, i dettagli del ricorso. Donato Macchia, tramite la Fintur Srl, ha cercato d’urgenza di liberarsi di Arsenale SpA, cui ceo è Paolo Barletta, definito da molti il “Rivetti 4.0”. Lo ha fatto contestando di tutto e di più, giocandosi, pertanto la carta della risoluzione contrattuale per gravi e reiterati inadempimenti. Gravi e reiterati inadempimenti che erano presunti e tali sono rimasti anche a seguito del giudizio del Tribunale. Macchia partendo dalla mancata manutenzione del complesso aziendale dei locali, passando per la vicenda del “Carrubo”, il dissequestro ormai risale al febbraio scorso, ha poi chiuso il suo cerchio imperfetto con l’omesso rispetto delle normative in tema di sicurezza e tutela ambientale e il danno di immagine. Se la campana di Macchia suonava al disastro, quella dell’Arsenale, invece, ha raccontato al giudice, con riscontri documentali, di un miglioramento della redditività del complesso immobiliare. È quest’ultima la versione che ha convinto il giudice che ha vagliato il ricorso. Le circostanze su cui si fondano gli addebiti della Fintur Srl, allo stato attuale, appaiono «indimostrate». Con un ricorso solo, per Macchia un gancio giuridico da ambedue i lati. Nel senso che, primariamente, da specificare che tecnicamente, ricordando i pignoramenti, è avvenuto lo spossessamento. Con facilità, il giudice ha evitato la “trappola” di Macchia. La tecnica giudiziaria ha smontato l’attacco garibaldino. Per effetto dello spossessamento conseguente al pignoramento, il debitore esecutato perde, qualora non venga nominato custode, sia il diritto di gestire che di amministrare il bene pignorato, con la conseguenza che le azioni contrattuali spettano al custode, previa autorizzazione del giudice dell’esecuzione, «circostanza questa non verificatasi». Diversamente, si riconoscerebbe tutela restitutoria in via d’urgenza rispetto a beni sottoposti a vincolo di indisponibilità, destinati, in ogni caso, ad essere alienati nell’ambito di procedure esecutive in danno del cosiddetto ceto creditorio. Per questi e altri motivi, il ricorso è stato dichiarato improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse ad agire, riscontrato il difetto della «titolarità sostanziale all’azione». Il giudice, però, ha anche dato conto della definita verifica della soccombenza virtuale giungendo alla conclusione che «non appare apprezzarsi la sussistenza del lamentato periculum in mora, in quanto è emerso, in ogni caso, che la Arsenale Hospitaly S.r.l. ha comunque garantito una sostanziale redditività del complesso alberghiero, an- che sotto il profilo dell’immagine, vedi rassegne culturali del Festival Marateale per gli anni 2020, 2021 e 2022, mentre, sotto il profilo del fumus boni iuris, i riscontri sulle carenze manutentive e di alterazione dello stato dei luoghi, anche in assenza di elementi di riscontro obiettivo in relazione alla situazione di fatto al momento della consegna del complesso immobiliare, appaiono non del tutto provati». Causa persa, e per Macchia, in solido con la Santavenere vacanze Srl, il pagamento di spese processuale per oltre 9 mila euro.

Ferdinando Moliterni

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