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SPERDUTO AL PARCO DEL VULTURE CIFARELLI PROVA A RITROVARE IL FILO

Cicala non procede alla nomina del presidente e il dem con una mozione che ha buone probabilità di approvazione in Consiglio chiede di annullare l’elezione del sindaco

Tra le nomine e le designazioni di competenza del Consiglio regionale c’è quella del presidente del Parco naturale regionale del Vulture, ma ad oltre 2 anni dal relativo Avviso pubblico, per quanto sulla carta il Consiglio abbia provveduto, nello scorso luglio, ad individuare il soggetto a cui affidare l’incarico, tutto è ancora fermo. Tutti i tempi procedurali, completamente saltati. Le modalità, pure.

IL VOTO: SCELTO L’UNICO DEI 3 SENZA I REQUISITI

Il consigliere regionale del Partito democratico, Roberto Cifarelli, con una mozione ha inteso mettere alle corde il presidente del Consiglio Carmine Cicala: o lui procede ad effettuare la nomina o, come vorrebbe il dem, ma non solo lui, sicuramente annoverabili tra i favorevoli all’opzione alternativa, i pentastellati, si fa la revoca, in autotutela, dell’esito della votazione del 26 luglio scorso, «al fine di riesaminare eventuali vizi di legittimità del provvedimento e, nel contempo, assicurare un più efficace perseguimento dell’interesse pubblico». Il responso consegnato dall’urna consiliare fu il seguente: 13 voti per il sindaco di San Fele, Donato Sperduto, e i restanti 5 ai due tecnici, 3 per Paolo Appiano e 2 per Mariantonietta Tudisco.

PIÙ ROSE, UNA COSTANTE: SPERDUTO

Nell’arco dei 2 anni di travaglio iter iniziato con l’indizione dell’Avviso nel luglio del 2020, più rose dei papabili candidati sono state consegnate dalla Comunità del Parco, tra l’altro formata dai sindaci pro-tempore dei Comuni di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele, ma scorrendole tutte, è facilmente riscontrabile una costante: Donato Sperduto. Costante Sperduto, contraddistinto da un’altra costante: il reiterato parere negativo sulla sua candidatura espresso dalla prima Commissione permanente del Consiglio regionale, sulla base della riscontrata, a seguito di verifica, assenza di requisiti richiesti dalle relative norme regionali, dal Bando e dallo Statuto del Parco regionale del Vulture. La prima rosa trasmessa al Consiglio regionale del 2020 era composta dai seguenti candidati, tutti sindaci di Comuni dell’area del Parco: Biagio Cristofaro, Michele Metallo, Antonio Murano, Gerardo Petruzzelli e Donato Sperduto. La prima Commissione consiliare, nell’autunno del 2020, espresse parere sfavorevole su tutte le designazioni fatte dalla Comunità del Parco, avendo rilevato in capo a ciascuno dei componenti della rosa citata, la mancanza dei requisiti previsti per la nomina a Presidente Così, il Consiglio regionale nel novembre di 2 anni fa, nel corso della seduta furono evidenziati presunte incompatibilità tra le 2 leggi regionali di riferimento per la procedura, quella del 2000 e quella del 2017, prendendo atto del rigetto in toto, decise di richiedere alla Comunità del Parco «di riesaminare le candidature e di proporre un nuovo elenco di nominativi aventi i requisiti previsti dalla legge». Nuova rosa, in buona parte vecchi nomi: i 3 sindaci Biagio Cristofaro, Antonio Murano e Donato Sperduto, più due tecnici come nuove entrate. Ulteriore nuova rosa, la cinquina ridotta a terna: i due tecnici e l’immancabile Donato Sperduto. Nel giugno scorso, ulteriore riunione della prima Commissione consiliare , presieduta dal leghista Cariello, che ha ribadito il parere negativo per il sindaco di San Fele, ma espresso, invece, parere favorevole in merito alla candidatura dei due definiti tecnici. Circa un mese dopo, voto in Aula, ed elezione dell’unico su cui gravava la contrarietà della Commissione. Nomina politicizzata e formalità procedurali sacrificate. Qualcosa continua a frenare la penna di Cicala: il Parco ha un presidente sulla carta, ma nella realtà no.

IL RICORSO AL TAR

Su tutto, l’ombra del futuro verdetto del Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Basilicata dato che l’atto consiliare del luglio scorso è stato già impugnato. La mozione di Cifarelli per impegnare il presidente del Consiglio regionale alla revoca in autotutela ha buone probabilità di essere approvata in Assise. Allo stato attuale, le opposizioni, come da mozione di sfiducia a Bardi, contano complessivamente 10 consiglieri regionali. E comunque, al di là degli incomprensibili, per come si è evoluto il dibattito sul tema nel corso dei 2 anni, 13 voti raccolti da Sperduto, pubblicamente anche parte della maggioranza aveva mostrato forti perplessità sul’intero iter procedurale. C’è stato anche chi, prima del voto che ha incoronato Sperduto, ha lanciato dai banchi del Consiglio, la pentastellata Carlucci, la previsione: chi farà ricorso al Tar, lo vincerà. La revoca in autotutela, toglie nel giudizio amministrativo la cosiddetta materia del contendere, ma porterebbe nuovamente allo stato zero il datato Avviso pubblico per il presidente del Parco del 2020. Difficile non scorgere della colpevole, foss’anche indiretta, inerzia del Consiglio nel lasciare limitato per un così lungo periodo un Parco regionale, dato che il Commissario ha compiti da minimo sindacale. Tutto può rimanere sospeso per rimandare la conta dei danni che comunque, prima o poi, arriverà ugualmente.

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