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LUCANITÀ SARACENA TRA POESIA E FOTO

Storia di Castelsaraceno di Giuseppe Domenico Nigro

È stato presentato domenica 6 novembre, alle ore 17.00, presso il Museo della Pastorizia, a Castelsaraceno, piccolo borgo aggrappato sull’Appennino Lucano, famoso per il ponte tibetano più lungo del mondo, il libro “Lucanità Saracena tra poesia e fotografia”, edito da Monetti, editore di Battipaglia. Gli autori sono due cugini poeti: Prospero Cascini e Valerio Cascini, il primo preside in pensione e il secondo avvocato. Sono intervenuti l’ingegnere Rocco Rosano, Sindaco di Castelsaraceno, il parroco don Vincenzo Iacovino, Ida Iannella – presidente dell’associazione culturale Planula – Teresa Armenti poeta e scrittrice-De Lorenzo Feliciana, presidente della Proloco, l’umanista Michele Mario Grande e l’editore Salvatore Monetti presentati con professionalita’ dal giornalista Eugenio Montesano, nipote dell’omonimo grande medico di Castelsaraceno. Il preside Prospero Cascini da anni si dedica alla cultura alla promozione sociale e politica: da giovane è stato militante nella Democrazia Cristiana, attivo nella sinistra DC con Angelo Sanza e Decio Scardaccione (1917- 2003). Si è più volte candidato, svolgendo anche ruoli istituzionali, come quello di vicepresidente della Comunità Montana del Lagonegrese. È stato tra i presidi più giovani d’Italia, iniziando la sua carriera nel lontano 1985, a 34 anni, ad Oppido Mamertina e successivamente nella Scuola Media Statale “Ciro Fontana” di Castelsaraceno ed infine presso il Liceo Scientifico di Sant’Arcangelo. Il preside Cascini aveva pubblicato con Monetti editore, nel 2018: “Il gi- rotondo. Tra primina e buona scuola… nella Lucania”. Il Preside Cascini ha visto passare tra i banchi di scuola generazioni e generazioni di allievi, tra quei banchi, gli stessi banchi della sua primina del ‘56! In quel lontano 1956, anno della nevicata, Prospero Antonio Cascini frequentava appunto la primina insieme al cugino Prospero Valerio Cascini. Due cugini, un preside ed un avvocato, si sono dedicati alla poesia. Valerio si è trasferito a Torino dal lontano 1962, all’età di 13 anni, ma non ha mai perso il ricordo della sua amata terra. Valerio ci fa rivivere l’ebrezza del vernacolo, come Albino Pierro! I cugini poeti hanno conservato molto di quella ‘nostranità’, di quella cultura millenaria, orale, fatta di linguaggi atavici, di parole intrise di ogni sentimento ed ardore, anche di quelle immagini che colgono attimi molto intensi di attenzione verso le tradizioni e verso la sapienza popolare. La vera tradizione è affidamento e i nostri hanno preso in carico questa custodia dei saperi antichi, facendola rivivere nel tempo, nell’espressione melodica della poesia, nella ricchezza delle immagini che ci parlano di questo mondo sempre vivo nel ricordo, nell’attesa, di questo mondo in effetti legato a quella civiltà contadina che già affascino’ il giovane Levi ad Aliano. La Lucanità, di cui parlano i nostri, è un’Arcadia incontaminata, terra di ricordi ancestrali, terra che sempre ha suscitato attrattive, a partire dai viaggiatori antichi, che si inebriavano nelle intricate paludi della foresta di Berlangieri, gioiello del Regno di Napoli, fino ai moderni antropologi De Martino etc ai letterati, ai registi, a Pasolini, a Gibson.

Di Giuseppe Domenico Nigro

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