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RIFIUTI TUNISINI, S’ALLARGA L’INCHIESTA

L’intrigo internazionale del traffico illecito, la regione Campania nel mirino della Dda di Basilicata. Antimafia di Potenza, 2 nuovi indagati: c’è anche il fiduciario di De Luca, Barretta

La lente d’ingrandimento dell’Antimafia lucana sulla Regione Campania. La Distrettuale guidata da Francesco Curcio, ha infatti da qualche tempo competenza sulla zona bassa del salernitano. Il Sostituto Vincenzo Montemurro ha aggiunto altri 2 nomi nel registro degli indagati: Antonello Barretta e Vincenzo Andreola. I due dirigenti di Palazzo Santa Lucia sono indagati per il traffico internazionale di rifiuti tra il Salernitano e la Tunisia. Barretta, oggi direttore generale del Ciclo integrato delle acque e dei rifiuti (promozione decretata a marzo scorso, proprio nei giorni successivi al rimpatrio forzato dell’immondizia della discordia, direttamente dal presidente Vincenzo De Luca), sarebbe colui che ha autorizzato la Sra di Polla a spedire i container ricolmi di pattume dall’altra parte del Mediterraneo. Andreola invece è l’architetto della Regione Campania che segui l’iter procedurale.

L’INDAGINE

Sono i primi indagati negli uffici della Regione Campania. Il titolare del fascicolo, il Pm della Direzione distrettuale antimafia Vincenzo Montemurro (che s’avvale del supporto dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico e dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Salerno, rispettivamente capeggiati dai colonnelli Giuseppe Capoluongo e Claudio Molinari), ipotizza il reato di concorso in traffico internazionale di rifiuti. Il Sostituto Procuratore ha invitato pure i due funzionari a nominare i consulenti di parte chiamati ad assistere alle attività tecniche sui rifiuti, stipati da sei mesi nel sito di stoccaggio militare a Persano di Serre, ai piedi della Real casina di caccia borbonica.

L’INTRIGO INTERNAZIONALE

Il 17 febbraio scorso, insieme al vicepresidente della giunta regionale Fulvio Bonavitacola, i due funzionari di Palazzo Santa Lucia furono protagonisti dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, dove componente era anche il deputato lucano Arnaldo Lomuti, che li incalzò soprattutto in riferimento alle amnesie in materia di focal point, ossia la natura dell’ente – in questo caso tunisino – insignito dalla Convenzione di Basilea, magna carta delle rotte internazionali dei rifiuti, dell’autorità d’acconsentire all’importazione dell’immondizia. Una delle contestazioni che la Repubblica tunisina ha mosso alla Sra e alla Regione, infatti, è d’aver contattato il focal point sbagliato, l’ormai arcinota Anged, anziché il plenipotenziario ministero dell’Ambiente. In Regione dissero d’esser stati tratti in inganno dall’impresa pollese. Parole che esacerbarono gli imprenditori, che spedirono a Roma una nota risalente al 29 aprile del 2019, firmata proprio da Barretta, al tempo numero uno dell’Unità che s’occupa d’ambiente e rifiuti nel Casertano, indirizzata- quella volta – al corretto focal point, il Ministere de l’Environment, con la quale il funzionario chiedeva conto di documenti di notifica e di movimentazione, controfirmati in Africa, per la spedizione – autorizzata dal suo predecessore, che si rivolse all’interlocutore giusto – di 520 tonnellate d’abiti usati spediti da San Marco Evangelista.

BARRETTA PROMOSSO DA DE LUCA

Barretta, classe ‘70, nato a Salerno e residente a Cava de’ Tirreni (è stato pure segretario comunale ad Agropoli, Positano, Felitto e Casaletto Spartano), dai primi di marzo ha lasciato gli uffici regionali di via Clark, a due passi dallo stadio Arechi, per trasferirsi nel palazzone di via De Gasperi, a Napoli, e guidare la prestigiosa direzione generale. Gode della fiducia del “governatore” e del suo vice, che a dicembre 2021 gli hanno affidato pure il delicato incarico di commissario dell’Ambito territoriale ottimale dei rifiuti di Avellino. Andreola, classe ‘57, è originario d’Aquara ma è salernitano d’adozione: in passato ha lavorato pure alla “fu” Autorità Sinistra Sele.

TUTTI GLI INDAGATI

I nomi dei due funzionari si aggiungono a quelli già noti degli altri otto indagati: sono il socio unico della Sra di Polla, l’imprenditore battipagliese Alfonso Palmieri, 36 anni, il fratello Federico, 25, il padre Tommaso, 68, l’amministratore unico Antonio Cancro, 54, il pollese Ciro Donnarumma, classe ‘80, la 30enne di Atena Lucana Carmela Padovani, entrambi riconducibili all’impresa valdianese, il broker della catanzarese Montepaone, Paolo Casadonte, 42 anni, e l’imprenditore Maurizio Innocenzo Mazzotta, classe ’61, pure lui calabrese (è di Gasperina). I dieci inquisiti sono assistiti a vario titolo dagli avvocati Francesco Saverio Dambrosio, Costantino Cardiello, Giovanni Merante, Amedeo Bianco, Rosetta Cosentino, Vittorio Ranieri e Carmine Giovine.

I CONTAINER RIMPATRIATI E FERMATI DALLA PROCURA

Intanto sulla piazzola allestita nel quartier generale dell’Esercito italiano, a Persano di Serre, proseguono le attività tecniche preliminari alla caratterizzazione d’un campione delle 6.280 tonnellate di pattume rimpatriate 8 mesi fa dal molo tunisino di Sousse. In ossequio al diktat della Procura, che impose all’ingegnere regionale Liliana Monaco, investita della custodia giudiziale, di liberare 163 di quei 213 cassoni ai fini di restituire finalmente i container alla “Akas”, la società che ne è proprietaria – per ridurre il salasso della demurrage, la penale per l’uso oltre il tempo concordato (sforato da tempo) -, i box sono stati svuotati. Solo che restano a far bella mostra di sé, aperti e sgombri: non sono ancora tornati nella disponibilità dei legittimi proprietari. Ognuno di quei cassoni, ad oggi, costa 145 euro al di. In altre parole, 30mila e passa euro al giorno.

LA CARATTERIZZAZIONE DEI RIFIUTI

Di qui alla fine dell’anno, ad ogni modo, si dovrebbe procedere all’agognata caratterizzazione d’un campione d’immondizia, fondamentale per attribuire un codice al rifiuti (e capire se è davvero quel “19.12.12” del materiale misto dichiarato dalla Sra all’atto della partenza e contestato dalle autorità tunisine). Se ne occuperanno – forse in loco – il geologo casertano Giovanni Auriemma ed il chimico Alessandro lacucci, consulenti tecnici nominati dalla Procura della Repubblica di Potenza. Stando alle ultime comunicazioni, dovrebbero essere esaminate 45 balle tra quelle contenute all’interno dei 15 container (cinque per ogni spedizione) selezionati a modello. II totale delle balle d’immondizia inviate in Tunisia e poi rimpatriate è di poco più di 5mila.

Di Ciro Merlo

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