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BARDI, UN GOVERNO SURROGATO

Alle opposizioni basta fare le opposizioni per smascherare il bluff del Gen: vincono i dissidenti Zullino e Vizziello. Non esiste maggioranza, il cdx non riesce neanche a votare le surroghe di_ Cupparo e Piro.

La macchina amministrativa della Regione Basilicata, almeno per un altro paio di giorni, resta ferma ai box. Il Consiglio regionale di ieri che sarebbe dovuto servire a farla ripartire, con la presa d’atto delle dimissioni dei consiglieri di Forza Italia Francesco Piro e Franco Cupparo (indagati nell’inchiesta sulla mala politica lucana) e la conseguente surroga dei primi dei non eletti, in realtà ha impantanato ancora di più la situazione.

L’APPELLO DI BARDI

Il presidente Bardi ha avviato i lavori con la sua comunicazione all’Aula. Una ventina di minuti dedicati non solo ai recenti fatti di cronaca giudiziaria, che lo hanno portato a ribadire «massima fiducia nella magistratura» ma anche sull’aspetto politico-amministrativo del suo mandato che gli impongono viste «le urgenze del tempo presente, la responsabilità di dare risposte concrete al disagio crescente di persone, famiglie ed imprese in questo tornante storico segnato da una grave crisi economica e da scenari di guerra, mi richiama a fare tutto il possibile, ad essere conseguente con il mandato datomi dagli elettori lucani, per realizzare quei provvedimenti che possono contrastare il declino, l’impoverimento, il disagio sociale e valorizzare gli asset economici, sociali e produttivi di cui disponiamo». Bardi ha poi invitato Bardi, ha invitato l’Assise a prendere atto delle dimissioni dei consiglieri regionali Piro e Cupparo. «Un adempimento – ha precisato – che attiene il rispetto di principi costituzionalmente previsti che non possono essere oggetto di speculazione politica. Un atto necessario per restituire funzionalità all’organo politico del Consiglio regionale con i subentri degli aventi diritto».

IL NO DELLE OPPOSIZIONI

Successivamente, dopo una pausa dei lavori di oltre due ore chiesta dal consigliere Cifarelli (Pd), la minoranza è rientrata in Aula e tramite Braia (Iv) hanno reso noto: «A nome di tutti i consiglieri di opposizione – ha precisato il capogruppo di Italia Viva -, prendiamo atto della relazione fatta dal Presidente Bardi. I suoi auspici hanno necessità di una maggioranza chiara e definita per realizzare quanto dichiarato. Ferma restando la valenza di un atto amministrativo come quello della surroga dei consiglieri dimissionari, il momento è tale che non consente furbizie e galleggiamenti. La Basilicata ha bisogno di un governo stabile nel pieno delle proprie funzioni per rispondere alle esigenze di famiglie ed imprese in un momento così delicato. Per queste ragioni, comunichiamo la volontà di lasciare l’Aula al fine di consentire a lei Presidente la possibilità di verificare in questo momento la consistenza della sua maggioranza».

IL RETROSCENA

Il no delle opposizioni che hanno spiegato più volte non essere assolutamente legato alla questione della surroga, sarebbe scaturito dopo aver compreso delle ennesime frizioni all’interno della maggioranza. La minoranza avrebbe colto da parte dei consiglieri della Lega Vizziello e Zullino, ormai da mesi “scollegati” dal resto della maggioranza, di non voler garantire l’appoggio al governatore. Motivo che avrebbe portato le minoranze a non voler essere un “appoggio” a una maggioranza che neanche in questo momento di difficoltà (due consiglieri dimissionari più un altro sospeso) non riesce a mettere da parte i rancori personali e ritrovare l’unità. I consiglieri di minoranza, Pittella, Braia, Perrino e Cifarelli hanno ribadito la loro posizione. Il tema, è stato detto, «è politico, la surroga è solo casuale». «La decisione della minoranza, a valle dell’interlocuzione avuta con il Presidente Bardi che è stata giudicata positiva – hanno spiegato – è stata assunta per capire se la maggioranza ha i numeri per continuare o meno questa esperienza politica». «Noi – hanno evidenziato – non vogliamo essere definiti stampella della maggioranza».

ZULLINO E VIZZIELLO SI SLEGANO DALLA LEGA

Ci avrà visto lungo l’opposizione o semplicemente sarà stato un momento di rivalsa, ma i consiglieri di Zullino e Vizziello si sono accodati alla richiesta di rinviare il Consiglio. Zullino dopo aver precisato di essersi «autosospeso dalla Lega» non intesa a livello nazionale e di voler «convintamente restare nella maggioranza» ha però chiesto di aggiornare i lavori del Consiglio regionale ad una prossima data al fine di consentire un chiarimento all’interno della maggioranza. «Noi – ha precisato Zullino – non abbiamo mai dichiarato di essere fuori dalla Lega né tantomeno dalla maggioranza. C’è una condizione di autosospensione dal partito ma non riguarda il partito nazionale, ad oggi sono uno dei fondatori della Lega e resto della Lega. Chiediamo però il ripristino della politica e del rispetto dei ruoli». I due consiglieri hanno espresso la loro difficoltà all’interno della compagine «in quanto – ha sottolineato Vizziello – alcuni presupposti programmatici della maggioranza non sono stati né risolti né affrontati».

L’ASSENZA DEI NUMERI

Venuta meno l’opposizione e l’appoggio di Zullino e Vizziello, il presidente Bardi non ha potuto che constatare l’assenza dei numeri. Probabilmente convinto di essere riuscito in questi giorni passati di aver fatto leva sull’etica ed estetica della politica la scelta della minoranza lo ha evidentemente sorpreso. Non a caso, dopo le dichiarazioni dei consiglieri il governatore ha definito «la decisione della minoranza irresponsabile» e si è detto sorpreso perché i colloqui avuti nei giorni precedenti con i rappresentanti dei gruppi di minoranza avevano avuto un tenore diverso. Probabilmente il governatore era convinto che trattandosi di un atto, quello della surroga, previsto per legge le opposizioni adempissero a tale dovere. Non aveva probabilmente fatto i conti con un aspetto politico sollevato da un malcontento dei due leghisti sospesi capace di trascinare anche le scelte delle opposizioni. È chiaro che se Bardi non prova a ricucire con Zullino e Vizziello le condizioni per governare sono molto difficili.

LA LUNGA ATTESA DI CAPUANO

In tutto questo marasma generale di un Consiglio che in molti erano convinti non solo si chiudesse con un esito positivo ma addirittura tempisticamente presto, c’è stato forse un aspetto politico non di poco conto. Oltre a dover accettare le dimissioni dei due forzisti Piro e Cupparo vi era da votare la surroga dei due dei non eletti: Dino Bellettieri e Antonino Capuano. Se il primo ormai è uno “stacanovista del Consiglio” che ormai da quasi quattro anni riveste il ruolo di consigliere “supplente” e quindi abituato a queste tempistiche de parlamentino lucano lo stesso non si può dire per la new entry Capuano. Il presidente Farbas per oltre 7 ore ha atteso davanti l’Aula Dinardo nella speranza di prendere posto quanto prima. Purtroppo la sua attesa è stata vana, come anche la velocità degli uffici di procedere alla rinuncia della prima dei non eletti Gabriella Megale, l’au di Sviluppo Basilicata, per permettere a Capuano di subentrare già nella giornata di ieri. Una velocità che però l’Assise non ha apprezzato. Sperando che al prossimo Consiglio Capuano decida, dopo questa esperienza decisamente poco idilliaca di ieri, di volersi nuovamente ripresentare per attendere la sua chiamata.

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