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LE RACCOMANDAZIONI LUCANE: CASO DI STUDIO

L’approfondimento

Chi fa un esame puntiglioso sulla condizione di dipendenza in terra lucana è Dorothy Louise Zinn, americana di S. Antonio nel Texas, dove è nata nel 1964, sposata con un avvocato di Bernalda, studentessa dell’Università di Austin (Texas), che ha fatto una tesi di laurea sul tema: “The Poetics of Patronage: The ideology of raccomandazione and the southern question in Italy”, uno studio antropologico sulla raccomandazione nel contesto della questione meridionale, passata e presente. Ha scritto anche un rapporto sull’emigrazione delle donne albanesi. Vivendo a Bernalda, campo della sua ricerca, Zinn registra una serie di atteggiamenti e un modo di comportarsi che, partendo dal singolo cittadino, gradualmente si diffondono e vengono imitati da altri, condizionati da comuni necessità. Si è istituzionalizzato, così, l’uso della raccomandazione che è entrata di forza nella mentalità di ogni cittadino. Zinn arriva a concettualizzare l’ideologia della raccomandazione, partendo proprio dallo studio del sistema della dipendenza dal bisogno che condiziona il comporta mento della gente del luogo. Se valutiamo quello che i sociologi dicono a proposito della parola “ideologia”, intesa da questi come “un sistema di opinioni che si fonda su un complesso di valori riguardo agli obiettivi auspicati dello sviluppo della società, del gruppo sociale o dell’individuo”, ci rendiamo conto che l’analisi che Zinn fa sulla raccomandazione è lo specchio fedele di una condizione sociale in cui le esigenze materiali dei singoli prevalgono sui valori morali della comunità. La studiosa americana ritiene che la raccomandazione sia divenuta il perno su cui ruota il sistema politico e istituzionale di Bernalda. Le organizzazioni politiche locali operano in un regime di libera concorrenza ed esasperano, così, il loro rapporto coi cittadini ricorrendo, pur di vincolarli al proprio consenso, a forzati metodi clientelari. Il cittadino, a sua volta, avendo capito come funziona il sistema, si presta a questo genere di rapporto di dipendenza e lo utilizza secondo le proprie convenienze. La raccomandazione è diventata così un artifizio a double face perché lega le parti al rispetto di una operazione per la cui attuazione ognuno è obbligato verso l’altro. In questi ultimi tempi, da quando è nata la questione morale con tangentopoli, la raccomandazione ha messo in evidenza nuove abitudini e metodi clientelari che hanno ulteriormente degradato il sistema sociale del Paese. Queste nuove, si fa per dire, pratiche clientelari, vincolate all’uso della raccomandazione, sono il “voto di scambio” e la “tangente”. Il primo consente che il politico curi il proprio elettorato elargendo, in cambio di voti, favori. Va pure detto però che questo metodo, ritenuto reato penale da qualche tempo, è controvertibile sotto l’aspetto della sua identificazione per il fatto che non sempre è facile stabilire i limiti entro cui una operazione di tipo amministrativo possa interpretarsi come voto di scambio, considerato che tra l’Ente erogatore ed il semplice cittadino s’instaura un rapporto di servizio, in virtù del quale c’è chi riceve e c’è chi eroga una prestazione. Solo chi vuol vedere le cose con malafede ha partita facile a giudicare una qualunque operazione amministrativa come una operazione di voto di scambio. Il secondo, penalmente più grave, alimenta con operazioni di versamento di denaro i patrimoni personali dei dirigenti di enti e di partiti, che, a loro volta, si prestano ad agevolare certi “percorsi amministrativi”, con coperture economicamente rilevanti a tergo, a taluni imprenditori, interessati a procacciarsi appalti di lavoro molto consistenti ed abili a muoversi in questo contesto con disinvolta spregiudicatezza. Da una recente indagine si rileva che il voto di scambio è diffuso soprattutto nel sud del paese, mentre la tangente è una caratteristica esclusiva delle regioni settentrionali. Il sistema però, ultimamente, si è talmente diffuso che è del tutto discutibile dividere l’Italia secondo il metodo clientelare adottato. Alla base di questa speciosa diversità concorrono alcune cause che sono ascrivibili allo stato della condizione culturale in cui versano le rispettive realtà in cui vengono introdotti questi espedienti. Nei paesi economicamente saldi, le pratiche di corruzione sono più sofisticate e cospicue rispetto a quelle presenti nelle realtà più emarginate. A Bernalda, per esempio, che è una realtà periferica anche della Basilicata, è più ricorrente l’uso del voto di scambio che della tangente per le motivazioni prima citate. Qui, i grandi affari, prevalentemente interessati alle grandi opere di consolidamento, vengono affidati alle centrali di potere che assegnano, a loro volta, a terminali territoriali, politicamente scelti, funzioni economicamente subalterne e rispondenti a logiche legate al mantenimento del con- senso politico. Per tutta questa se- rie di implicazioni sociali, culturali ed economiche, l’analisi della Zinn è attuale perché determina una presa di coscienza di un fenomeno, di un malessere sociale, che si espande quotidiana mente anche per le inadempienze del governo centrale, indifferente verso l’occupazione, nei riguardi delle piccole e medie imprese, nei confronti di una società debole e mal considerata che, suo malgrado, vive in una regione, la Basilicata, da sempre, ritenuta terra di conquista. Tornando alla raccomandazione, oggetto della ricerca, la “dissertation” della Zinn è come una spia che lampeggia nella società del Sud, segnala freneticamente il pericolo della sua presenza, che, radicatasi nella concezione popola- re, sta minando alla base l’integrità morale di un popolo, di per sé già debole per le sue condizioni culturali, pur autentico per la semplicità dei suoi comportamenti.

Di Gaetano Fierro

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