DI LASCIO, DOMICILIARI RICONFERMATI
L’ex sindaca ci ha ritentato dopo il Commissariamento. Decisione Gip attesa pure per il dimesso Cupparo.
Indagati nella stessa inchiesta dell’Antimafia di Potenza, ma con posizioni diverse, con differenti cariche elettive e con non uguali percorsi di dimissioni dalle stesse: se per l’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, il secondo round al Gip ha già avuto un esito sfavorevole, per l’ex assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Cupparo, è ancora il tempo dell’attesa. Data la novità della rinuncia alla carica di primo cittadino, la difesa di Di Lascio, assistita dagli avvocati Alessandro Singetta e Giuseppe Sabella, aveva fatto nuova istanza al Gip per richiedere la revoca degli arresti domiciliari, che disposta in prima da Antonello Amodeo come da genetica ordinanza di misure cautelari, è stata poi riconfermata, dallo stesso, a seguito dell’interrogatorio di garanzia. A vagliare la nuova richiesta, diverso Giudice per le indagini preliminari, Salvatore Pignata, che comunque ha confermato gli arresti domiciliari. Ad ogni modo, come da istanza già depositata, per Maria Di Lascio, step successivo il Riesame. Nella giornata di ieri, inoltre, anche il difensore di Cupparo, l’avvocato Enzo Bonafine, ha chiesto al Gip un nuovo pronunciamento al fine di ottenere la revoca della misura cautelare per il suo assistito. A seguito dell’interrogatorio di garanzia, il Gip Amodeo revocò a Cupparo l’obbligo di dimora in Francavilla in Sinni, disponendo, però, il divieto di dimora a Potenza, sede del Consiglio e della Giunta regionale. Successivamente, il 17 ottobre, Cupparo rassegnò le proprie dimissioni irrevocabili da consigliere regionale e, conseguentemente, da assessore regionale, e lo stesso giorno, il presidente della Regione, Vito Bardi, prendendone atto, gli ha revocato l’incarico di componente della Giunta regionale. Se per Cupparo sarà Riesame o meno, dipenderà dal nuovo verdetto del Gip. Chi invece ha già rinunciato al Tribunale delle Libertà, sono l’ex capogruppo consiliare di Forza Italia in Regione, Francesco Piro, difeso dall’avvocato Sergio Lapenna, e il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Rocco Leone, difeso dall’avvocato Nuccio Labriola. Al dimessosi dalla carica di consigliere regionale Piro, il Gip, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha affievolito la misura cautelare della detenzioni in carcere, sostituendola con quella, meno afflittiva, degli arresti domiciliari. Come per Cupparo, anche per Leone, il Gip Amodeo, a seguito dell’interrogatorio di garanzia, revocò l’obbligo di dimora in Policoro, disponendo, però, il divieto di dimora a Potenza. Per questo, in base alla Legge Severino, è sospeso dalla carica. Al Riesame, infine, il Direttore generale dell’Aor San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera, difeso dall’avvocato Savino Murro, che non ha impugnato l’originaria ordinanza di misure cautelari, ma la decisione successiva all’interrogatorio di garanzia. Nei confronti di Spera, il Gip Amodeo revocò il divieto di dimora a Potenza, confermando la sospensione dai pubblici uffici e pubblici servizi. L’inchiesta dell’Antimafia di Potenza spazia dal voto di scambio alle comunali di Lagonegro alle nomine, trasferimenti, promozioni in Sanità, nonchè sulle strategie di controllo clientelare in vista della realizzazione del nuovo ospedale di Lagonegro.