AttualitàBasilicataBlog

A PROPOSITO DELLE DONNE E SIGNORE

La riflessione

Finalmente sembra sia di moda parlare di donne. Finora era consentito solo in alcune date ben precise tipo l’8 Marzo, festa delle donne che escono insieme la sera e vanno a vedere spettacoli di spogliarellisti e delle donne che organizzano convegni e incontri sempre sul tema “Il ruolo delle donne”. Da poco era stata aggiunta la data del 25 Novembre che è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Invece pare che da qualche giorno possiamo parlare di donne sempre e siamo sempre di moda: il Presidente del Consiglio in pectore Giorgia Meloni ha sconquassato tutte le regole del maschilismo italiano con grande pazienza e coraggio. Le auguro un futuro davvero roseo e non perché donna ma perché deve go- vernare una nazione in grande crisi economica ma, principalmente co- me si comprende anche dal maschilismo esistente, in grandissima crisi culturale. Io la chiamo Presidente e non Giorgia come fanno tutti coloro che non riescono a chiamare le donne con i titoli che posseggono quanto i maschi (intendo dire che esiste l’avvocato, l’ingegnere, il dottore, il presidente, il direttore, il rettore etc etc e le donne con gli stessi titoli sono appellate Signore, specialmente al Sud). E dunque mi piace ricordare, come ho fatto già altre volte, una storia di donne avvenuta a Potenza nel 1511 e riportare i commenti che a metà del XVI secolo scrivevano gli studiosi descrivendo l’accaduto. A Potenza vi erano due monasteri di Suore Benedettine quello di San Lazzaro e quello di San Luca che, dopo la Peste di inizio 1400 e per la morte di molte monache, furono riuniti nel monastero di San Luca, monastero che, con la soppressione degli Ordini religiosi, divenne un forte della città e sede della Benemerita sin dalla seconda metà del XIX secolo. In questo monastero, nel 1511, avvenne un grandissimo scandalo: un documento riporta notizie di Suor Violante Anatrone da Scafati che, anche se professa del monastero benedettino di San Luca, aveva contratto “Matrimonio Clandestino col Nobile Jacopo di Bonojanne, ed avutone anco due figli, con grande scandalo della Città”. Queste le parole del documento che fanno capire che Violante si era innamorato di un uomo di nobile famiglia, Jacopo di Bono- janne, e da costui aveva avuto anche due figli. Immaginate lo scandalo che ci fu nella città di Potenza nel 1511: si cercò di rimediare e, grazie alla presenza in città di un alto prelato Frà Giovanni Francesco Cito, Guardiano della Chiesa e del Convento di Santa Maria del Sepolcro ma, principalmente, Commendatario Apostolico della Provincia di Basilicata per il Giubileo, si credette che con questi titoli avesse sufficiente potere per dichiarare Violante libera. Violante era professa, una novizia, e non era ancora entrata nell’Ordine non essendoci stata l’investitura. Il documento precisa che fu data una Dispensa che la detta, Violante possa contrahere publico e solenne Matrimonio in faciem ecclesie col detto Nobile Jacopo, e che li Figli già nati da detto Clandestino, siano legitimi ed abili alla successione Paterna. Insomma si salvano tutti: si salva Violante che si potrà sposare in chiesa, si salvano i due figli nati fuori dal matrimonio e a costoro il padre concede il riconoscimento e la successione ereditaria. Ma continua il documento che si impone penitenza salutare di denari per composizione del Delitto d’applicarsi alle spese del Santo Giubileo, chissà quanto costò questa libertà di amare ed essere moglie e madre! Se pensiamo che un secolo e mezzo più tardi la Monaca di Monza, sebbene non fosse una novizia ma avesse preso i voti, fu murata viva per moltissimi anni perché si era trascinata in una storia d’amore con un uomo violento che aveva ucciso diverse volte per mantenere segreta questa relazione. Gertrude, come la chiama Manzoni, era una donna fragile che subiva il forte potere paterno e si era innamorata follemente dell’unico uomo che aveva mostrato amore nei suoi confronti: nel monastero a Monza era chiamata “signora” e non suora, giusto per rimanere sui molteplici significati del termine “signora”. Mi ha particolarmente colpito il commento del compilatore della Storia della città di Potenza che in gran parte viene attribuita all’arcidiacono Rendina che riporta questa storia perché sia un esempio per i posteri che devono stare alla larga dalle donne che decidono di diventare monache e suore e che i prelati non siano indulgenti e prodighi nel permetterlo. Questo fa ben intendere che succedeva abbastanza spesso che nascessero storie d’amore fra le suore e i laici. Anzi per l’esattezza il Rendina scrive ho voluto qui rapportarlo, benchè oggi di per la Dio grazia, i moderni Vescovi hanno così ben regolate le Clausure, ed invigilano talmente al buon regimento del Monistero di S. Luca che ha dell’impossibile, poter nascere almen causa di scandalo. Ma con Suor Violante lo scandalo fu grande al punto che il monastero di San Luca, nel 1531, divenne un convento e passò alle Clarisse perché le Benedettine non seguivano più vita regolare. Nel 1541, per consentire il restauro della struttura religiosa, il Conte Carlo de’ Guevara decise di donare le rendite che gli provenivano dalla Terra di Trivigno di cui era feudatario. Nell’amore esiste una sorta di uguaglianza, si ama e si combatte contro tutte le avversità per questo nobile e complesso sentimento. Meno uguaglianza mi pare ci sia stata nella condanna di ecclesiastici che si sono innamorati di donne e di altri uomini ma non sono stati murati vivi… A proposito di donne e di signore mi auguro che ci siano state delle evoluzioni rispetto a quei tempi lontani e che ce ne saranno ancora e che non ci vorrà ancora molto tempo per giudicare notizia giornalistica importante che un uomo diventi Presidente del Consiglio, che sia a capo della missione spaziale europea, che sia un uomo ad arbitrare una partita di serie A femminile. E che ci siano un paio di date per festeggiare anche gli Uomini, i Signori uomini!

Di Antonella Pellettieri

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti