AttualitàBasilicata

L’ARTE DIMENTICATA DI RACCOGLIERE LE ACQUE

Matera, migliaia di metri cubi piovani dispersi inutilmente invece di essere utilizzati per produrre energia

Certo queste non saranno le cascate del Niagara, ma il suono e la portata di queste acque che selvaggiamente precipitano nella Gravina dei Sassi di Matera è davvero imponente.
È il frutto di molte ore ininterrotte di pioggia e da qui l’allarme meteorologico lanciato dalla protezione civile lucana nelle prime ore della notte e rientrato in tarda mattinata. Ed eccoli i bocchettoni di scarico delle pluviali riversare grandi quantitativi di acqua nei Sassi. Essi ci ricordano senz’altro quello che era l’arcaico sistema di raccolta delle acque che ha reso Matera famosa nel mondo, ma nello stesso tempo, in un momento di crisi idrico-energetica come quello attuale, ci fanno pensare a quanto utile, sarebbe stato poterne utilizzare la forza che essa genera per produrre energia invece di vedere tutta quest’acqua disperdersi per le strade in tantissimi rivoli.
Migliaia di metri cubi di acqua che si sarebbero potuti incanalare e utilizzare per il consumo pubblico o irriguo, ma ancora una volta non abbiamo saputo cogliere l’occasione.
Anche il torrente Gravina a seguito delle continue piogge ha visto il suo corso d’acqua aumentare notevolmente e la sua portata crescere e ancora una volta come non riflettere sulla potenza che un tale regime di acque può sprigionare e che si potrebbe utilizzare.
Ma sei nei Sassi ci si è fatti ‘sfuggire’ l’acqua, nella zona urbana, sempre a seguito della abbondanti pioggia se n’è accumulata fin troppa, ma non nel modo giusto, tanto che alcune strade si sono trasformate in veri ruscelli urbani e la mancanza di drenaggio ne ha rese altre piene di grosse e insidiose pozzanghere. Come accade soprattutto sotto i cavalcavia che diventano delle concavità piene di pioggia il cui accumulo favorisce il pericoloso è rischioso aquaplaning per le auto.
Nel frattempo nei Sassi continua ininterrotto il flusso di acqua che da tutte le gradelle e scalinate a perdita finisce inutilizzata nella Gravina. Per quanti usi della vita quotidiana invece quelle acque sarebbero potute servire, quante zone aride avrebbero potuto irrorare e per quante necessità igienico sanitarie urbani quelle acque avrebbero potuto essere utili.
Tutti i mille ingegnosi sistemi di utilizzo delle acque piovane ce li avevano insegnati i nostri avi, i nostri nonni, ma a quanto pare sono insegnamenti che abbiamo dimenticato o che non siamo in grado di mettere in pratica e per paradosso non sappiamo attuarli proprio a Matera che è sito Unesco e capitale mondiale proprio per la cultura della raccolta delle acque.
Lì nella roccia dove l’acqua si raccoglie, si è formato un piccolo incavo sotterraneo e qualcuno molto saggiamente, tra le bellissime campanule pugliesi, ne ha fatto la sua tana e il suo piccolo approvvigionamento idrico, sfruttando meravigliosamente le risorse della natura e dando ancora una volta all’uomo una lezione sull’arte di raccogliere le acque e soprattutto di sapere vivere in maniera intelligente.

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