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SALVA UNA MAMMA IN ARRESTO CARDIACO

A Rapolla l’eroe e’ Giuseppe Radino

Non é solo un modo di dire quello che recita che nella vita ci vuole un pizzico di fortuna, quel tanto che fa la differenza per sopravvivere e salvarsi. Quando la fortuna assume le sembianze di un infermiere in pensione con oltre trent’anni di esperienza ospedaliera che si trova nelle immediate vicinanze di una mamma in arresto cardiaco allora il luogo comune diventa reale e provvidenziale.

É quanto accaduto a Rapolla in una giornata di fine agosto quando una ragazza di quarant’anni, madre di un bambino, all’improvviso si è accasciata a terra diventando cianotica salvandosi solo grazie l’intervento immediato del vicino di casa. L’uomo, grazie all’esperienza di una vita come paramedico nell’ospedale di Melfi nel reparto di cardiologia, ha immediatamente compreso che la donna era in arresto ventricolare e, in attesa dell’arrivo del 118, ha praticato il messaggio cardiaco e la respirazione artificiale per evitare che la mancanza di ossigeno prolungato potesse fatale alla giovane donna.

Quindici minuti possono durare un’infinità, tanto è durata l’attesa dell’arrivo dell’ambulanza durante i quali l’uomo, pur se cardiopatico e con problemi articolari e muscolari, non ha smesso di praticare alla giovane donna il massaggio cardiaco. La manovra, come ben sanno coloro che hanno seguito corsi di primo soccorso, pur se apparentemente semplice é, in realtà, molto faticosa, specie se prolungata e se a praticarla é un operatore con qualche difficoltà fisica. Tuttavia, anche se al termine della manovra, all’arrivo del 118, l’infermiere in pensione era decisamente provato, la donna non si presentava più cianotica ed è parso evidente che proprio il massaggio praticato é stato fondamentale per evitare conseguenze fatali per la mamma di Rapolla, le cui condizioni erano ancora talmente gravi da rendersi necessario il trasporto presso l’ospedale San Carlo di Potenza con l’elisoccorso.

Al momento le condizioni di salute della giovane donna di Rapolla sono gravi ma non disperate e la speranza è che proprio l’immediato intervento del vicino abbia evitato i danni che la prolungata mancanza di ossigeno dovuto all’arresto cardiaco avrebbe potuto provocare.

Per quanto manchi ancora il suggello del lieto fine a questa storia di fine estate, sono tante le “morali” che possiamo cogliervi, dalla necessità di un defibrillatore in ogni paese all’importanza di conoscere le tecniche di prima assistenza che potrebbero essere determinanti per salvare una persona in difficoltà o per evitarle danni gravi ed irreversibili. Quando poi il salvataggio é dovuto all’intervento di un pensionato che non si è risparmiato nel primo soccorso, anche a costo di rischiare personalmente per le proprie condizioni di salute, il messaggio umano, sociale ed etico che un simile evento suggerisce é ancora più forte e merita di essere reso noto.

Nella società tutti possono dare un contributo determinante, anche quelli che solitamente vengono ascritti nella parte improduttiva e meno attiva e che, nel farlo, rischiano più degli altri ma che non si tirano indietro sentendone la doverositá. E non parliamo di atti di eroismo. La bellezza di questa vicenda é che è stata vissuta, pur nell’eccezionalità dello sforzo e del rischio, come il gesto più normale del mondo. La solidarietà e l’abnegazione, unite alla professionalità che non va a riposo con la pensione, sono la morale profonda di questa storia per nulla scontata e teorica perché, richiamando una vecchia pubblicità, davvero ti possono allungare la vita.

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