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GIULIO GIORDANO, DAI FUMETTI “DIABOLICI” AL MURALES DEDICATO ALL’ATLETA SABIA

Firma della graphic novel “Diabolik il film” e co-fondatore della Redhouse Lab, prima scuola di illustrazione in Basilicata: l’artista potentino si racconta a Cronache. «Seppur ho cominciato la mia carriera facendo graffiti, ho ripreso per puro caso: è un modo di riqualificare il volto della città lasciando la propria impronta»

Avverrà lunedì prossimo – alle ore 15,30 presso il Campo scuola di atletica leggera di Macchia Romana in via Leonardo Faggin nel capoluogo lucano – la cerimonia di intitolazione con annessa targa e murales celebrativo a Donato Sabia, l’atleta potentino prematuramente scomparso a causa del Covid-19 l’8 aprile 2020. Un murales che porterà la firma di Giulio Giordano, artista lucano – mirabile disegnatore e narratore per immagini, che ha alle spalle collaborazioni con la Bonelli Editore e la Astorina/Mondadori Oscar Ink – al quale abbiamo chiesto informazioni in anteprima decisamente più dettagliate su questo ed altri progetti che sta portando avanti nella città di Potenza e non solo.

Soffermandoci sulla ragione del perché sei qui oggi, sulla rappresentazione di un murales dedicato alla memoria di Donato Sabia che, di fatto, cristallizzerai con la vernice in un luogo – la pista di atletica – che è stato a tutti gli effetti per l’atleta olimpionico una seconda casa. A cosa ti sei ispirato per questo lavoro?

«Ho utilizzato l’immagine del fotofinish, cioè praticamente quando Donato Sabia giunge proprio in dirittura d’arrivo al traguardo degli 800 m dei campionati europei indoor del 4 marzo 1984 di Göteborg e quindi, praticamente, s’immortala la sua vittoria. Nell’immagine, che adesso ancora non si vede perché è ancora incompleta, è rappresentato lui che verrà colorato mentre il resto delle figure, ossia gli atleti arrivati 2° e 3° classificati invece saranno raffigurati in bianco e nero per dare maggiore risalto proprio alla sua vittoria»

Osservando i tuoi ultimi lavori – inteso sempre nell’ambito dei murales, vedi questo realizzato alla pista di atletica leggera e allo stadio di calcio “Viviani” dedicato alla squadra detta del “Potenza Miracolo” della stagione ‘64-‘65 e del Leone nonché alla cabina elettrica di Enel in località Madonna delle Grazie a Tito – sembra esserci un fil rouge che è lo Sport. Una scelta intenzionale o una mera casualità?

«In realtà, prima di questi murales recenti, non avevo mai realizzato qualcosa sullo sport quindi, sì, è davvero una curiosa coincidenza tutto sommato»

Iniziative anche queste, a loro modo, di riqualificazione urbana tese a contribuire alla valorizzazione di ambienti frequentati dai cittadini. Ebbene, com’è dare anche il proprio contributo con un “tocco” tutto personale?

«Alla città di Potenza e, più in generale, a tutti i paesi intorno sono sempre stato particolarmente affezionato e lasciarvi un timbro artistico con le mie opere impresse in giro è una gratificazione immensa. Poi, si sa, gli artisti sono per loro natura “vanno pazzi” per il fatto di lasciare una propria impronta personale, meglio se è un luogo a loro caro».

Giulio Giordano è una firma, ormai, rinomata. Sei uno stimato ed eccellente fumettista e illustratore noto a livello locale quanto nazionale, vedi l’ultimo eccelso lavoro -solo in termini temporali – della graphic novel “Diabolik il film”, edito da Astorina/Monda- dori Oscar Ink, la cui lavorazione è stata fatta quasi in contemporanea con le riprese del film “Diabolik” dei Manetti Bros. e la cui opera è stata realizzata interamente sulla base delle foto di scena, riportando su carta le stesse atmosfere create dai registi. Ma hai iniziato con graffiti e mosaici per, poi, calarti nell’arte delle graphic novel. Com’è tornare in qualche modo alle origini?

«La cosa, in effetti, è molto strana e particolare. Ho cominciato, appunto, facendo graffiti con una crew che si chiamava “2BK – Briganti del Basento” coi quali facevo questi murales in città. Eravamo giovani, spensierati ed era molto divertente di andare a lavorare in giro per Potenza – a volte con autorizzazioni, altre meno – poi dopo c’è stato un momento di cambio e di evoluzione. Perché, diciamola tutta, chi lavora nel campo dell’arte sa che dopo tot anni che fa qualcosa ha urgenza di cambiare col rischio di annoiarsi altrimenti e perdere ispirazione. Quindi, per trovare nuova linfa vitale, mi sono dedicato al fumetto che è sempre stata una delle mie prime passioni. È stata in qualche modo un’escalation. È subentrato nel mentre, quest’altra occasione di ricominciare a fare i murales ma è stata, davvero, per puro caso e uno ha tirato l’altro. La cosa bella di fare questo tipo di lavori è che sono a cielo aperto e, quindi, inevitabilmente qualcuno li vede e te ne commissionano altri».

A proposito di origini, come già anticipato prima, sei sempre rimasto legato alla tua città, alla Lucania in generale. Se dovessi farci un fumetto? L’eroe protagonista che sceglieresti e il cattivo? E che ambientazioni sceglieresti?

«I personaggi ribelli ed eroici al tempo stesso gli ho sempre identificati con i Briganti. In verità, un vero fumetto su questi protagonisti della nostra Terra, sulla loro storia e il nemico Piemontese mi è sempre sembrata un’idea da poter utilizzare come ipotetica futura proposta di graphic novel. E la prima cosa che disegnerei è sicuramente il paesaggio, perché le ambientazioni lucane – vedi i boschi e le dolomiti – sono fenomenali»

Sempre in merito al legale con le radici. Sei co-fondatore nonché docente della scuola di fumetto e illustrazione Redhouse Lab insieme a Gianfranco Giardina qui a Potenza. Una scelta voluta? E com’è tentare, oggi, di lavorare in questo preciso campo artistico – che come hai anticipato, è estremamente competitivo – e per giunta in una città “provinciale” del Sud. Un investimento a perdere o è davvero dare un’opportunità in più a quei giovani che hanno questa passione e di cui vorrebbero farne un giorno il loro lavoro.

«L’idea di base è stata esattamente questa. Noi quando eravamo piccoli non avevamo una scuola di fumetto qui a Potenza, quindi se uno voleva fare un corso di disegno, nello specifico di fumetto, era obbligato ad andare fuori. Chi ha avuto l’occasione e la possibilità è emigrato altrove, a Napoli, a Firenze, ecc. Quindi ci siamo detti: domanda-offerta, a Potenza c’era una domanda ma nessuna che ne sponsorizzasse un’offerta. Perché quindi non creare la condizione a chi non si può spostare di poter avere anche qui una scuola dove poter imparare e muovere i primi passi. E, ad oggi, questa scuola sono 11 anni che esiste e la cosa interessante è vedere tutti questi ragazzi che stanno “sbucando” e porta enormi gratificazioni»

A questi giovani che “stanno venendo fuori” – come li hai definiti – e a chi come loro perseguono questo tipo di passione e vorrebbe farne magari il lavoro della propria vita cosa consiglieresti?

«Di non mollare mai, assolutamente. Questo valeva anche per me quando ero più giovane, ma ho notato che vi è spesso la tendenza a pensare di non farcela, di non essere mai abbastanza bravo. Non è questa la verità, nel senso che bisogna solamente trovare il coraggio di esporsi e di tentare. Mai mollare e crederci sempre. E soprattutto, allenarsi tutti i giorni nel disegno: almeno una mezz’ora al giorno.

Ecco, paradossalmente esiste in cliché che l’artista lavori in modo sregolato, incostante e senza disciplina

«Eh, dietro invece esiste un lavoro costante di disciplina ferrea perché devi imparare – nel caso del fumetto – a disegnare tutto: la natura, l’anatomia, la prospettiva. E non è che si impara così di punto in bianco o, comunque, dopo che hai imparato bisogna sempre migliorarsi e crearsi un proprio “timbro artistico”, quello che ti trasforma in qualcuno – un disegnatore – che debba essere riconoscibile dal tratto della propria matita. È lì che giunge quel salto di qualità che ti porta ad essere, poi, un disegnatore professionista»

Per concludere, i tuoi progetti futuri o lavori già in cantiere?

«Adesso sto facendo un altro lavoro all’interno dello stadio Viviani – già ne avevo fatti un paio sulle pareti esterne – commissionato dal Potenza Calcio; oltre ai murales sto lavorando con Fabio Viola che è noto game designer in Italia con il quale stiamo realizzando dei videogiochi con le mie illustrazioni. Sto realizzando anche la storia del Museo Ebraico di Roma, insieme al giornalista David Parenzo, a mo’ di animazione. Un nuovo campo in cui mi sono lanciato, sempre per il discorso di prima che non bisogna mai fossilizzarsi col rischio di annoiarsi bensì bisogna cambiare, sperimentare ed evolversi».

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