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LOMBARDI: «NON DOBBIAMO ABITUARCI A QUESTO STATO DI DECADIMENTO DELLA CITTÀ DI POTENZA»

Non è passato inosservato il reportage di Cronache sugli edifici abbandonati al segretario cittadino Pd che ha voluto approfondire l’annosa questione. «L’amministrazione comunale e regionale programmino un intervento massiccio di recupero edilizio delle strutture pubbliche per riconsegnarle alla comunità»

Su queste colonne, da qualche settimana ormai, Cronache ha intrapreso un viaggio tra quelli che abbiamo preso a definire i “non luoghi”: gli edifici abbandonati all’incuria e al degrado e i relitti di quelli che un tempo rappresentavano l’identità della città capoluogo di regione e che ora ne stanno trasformando la sua fisionomia in un modo non certo fausto. Provando ad evitare la retorica, il lavoro non è stato vano, suscitando l’interesse e la curiosità dei più, delle polemiche di qualcuno e dell’apprezzamento di altri. È quest’ultimo il caso del segretario cittadino del Pd di Potenza Carmine Lombardi che ha definito il nostro reportage di denuncia «encomiabile e utile per creare una nuova coscienza sociale – o quanto meno smuoverla, ci augureremmo noi – nonché maggiore senso di appartenenza alla città». Quello ci cui Lombardi ci rende merito è che, da questo nostro reportage emerge «un voler bene a Potenza, perché anche i cittadini devono fare la loro parte». E noi su queste colonne c’abbiamo provato. Lui, dal canto suo, è voluto intervenire facendo il punto sulla questione.

Segretario Lombardi, a Potenza, come evidenziato anche dal nostro reportage, è lungo l’elenco degli edifici in particolare pubblici che attendono da tempo una riqualificazione che non arriva. Vuoi perché mancano i fondi per ristrutturarli, vuoi perché dichiarati inagibili o incatenati in una destinazione d’uso che li rende di fatto inutilizzabili o poco appetibili per un eventuale acquirente. Come lei ben sa, il Comune di Potenza lo scorso marzo ha presentato un Bando d’interesse per tentare di strappare dall’oblio alcuni degli edifici tutt’oggi in stato di abbandono: è il caso dell’ex scuola media statale di via Leoncavallo, l’ex centro per l’infanzia “Natascia” di Rione Lucania e l’ex caserma dei Vigili del fuoco di Rione San Rocco. Un intervento denominato “Potenza Riusa”. Lei cosa ne pensa a riguardo?

«Riconosco il timido sforzo dell’Amministrazione comunale con il bando “Potenza Riusa” che ancora una volta cammina lentamente tra i meandri della burocrazia. Ma questo non basta, occorrerebbe mettere in campo un’azione straordinaria di recupero del patrimonio edilizio pubblico di cui tanto necessita il capoluogo di regione. Però è chiaro che anche e soprattutto chi riveste ruoli istituzionali si deve assumere tutte le responsabilità. A mio avviso è necessario che su Potenza si generi un’azione mirata di recupero di questo patrimonio immobiliare e infrastrutturale che noi abbiamo, anche perché – e questo lo dobbiamo ben evidenziare – ci sono una serie di strutture che potrebbero ospitare anche degli uffici pubblici anziché continuare a pagare delle locazioni altre e spesso anche alte che poi ricadono inevitabilmente sulla spesa pubblica. Ecco, perché non recuperiamo questo patrimonio di cui già disponiamo in città?».

Dunque, facendo anche solo riferimento agli edifici finora segnalati da Cronache, ben 11, lei dove crede sia la criticità?

«Si parla di tantissime strutture e dislocate in ogni punto della città. Ed è un vero peccato perché questo potrebbe, invece, essere un punto a favore per poter sfruttare queste loro postazioni strategiche per proiettare la città a coprire l’intero territorio con strutture adibite ai vari potenziali Servizi, attuando un intervento di riqualificazione per giunta».

La domanda scomoda, vien da sé. Le varie amministrazioni che si sono susseguite in questi anni hanno, inevitabilmente, ascritto la causa ad una burocrazia poco semplificata che hanno influire non poco sulle sorti del patrimonio edilizio in abbandono a Potenza con gare andate perse, come si evince dal caso degli edifici poc’anzi citati. Dunque, tanti i proclami della politica, di ogni colore e fazione. Lei al posto loro cosa proporrebbe di diverso a riguardo?

«Partiamo dal presupposto che nessuno si dovrebbe trincerare e nascondere sulla questione burocratica, in primis. La politica si deve assumere le proprie responsabilità. Non può dire “la burocrazia è lenta”. E se così è, si cambia. Dove vi sono dei problemi si interviene in modo fattivo. E credo sia finito anche il tempo di rimandare la palla al campo avversario annoverando la questione che “è sempre colpa di quelli che c’erano prima”. Ma, ad oggi, sono più di 3 anni che l’Amministrazione Guarente – la destra in generale – è alla gestione della città e in questi anni si potevano certamente prevedere una serie di progetti per recuperare questi prefabbricati che sono sotto gli occhi di tutti. Dunque, l’Ente pubblico innanzitutto dovrebbe provare a snellire le procedure per quello che gli possa competere. Dove, poi, non sono competenze del Comune di Potenza e in tal caso spetterebbero alla Regione o dovrebbero rispondere a normative più in generale nazionali – ebbene – sarebbe questo il momento più propizio per poter cambiare “le carte in tavola”. Mi spiego meglio: la Regione è governata dal centrodestra e il Comune altrettanto, quindi mai come in questo particolare momento storico tutti i presupposti sono per un’uniformità di “colore” politico tra Amministrazione comunale e Governo regionale. Quindi, ora più che mai si ha una condizione “facilitata” perché governa in omogeneità una stessa “fazione”, sicché si potrebbero mettere a tavolino tranquillamente e lavorare concretamente – quanto al Comune quanto alla Regione finanche al Governo nazionale – per snellire le pratiche burocratiche, ad esempio. Se si vuole risolvere la questione, ad oggi, ci si può lavorare benissimo. Fosse solo che non hai controparti che ti metterebbero i “bastoni tra le ruote”».

Burocrazia da svincolare a parte, è un dato di fatto che le procedure di Gara ci sono e ci sono state finora. Su questo, quindi, qualunque Amministrazione presa in causa, potrebbe benissimo risponderle che le gare sono andate “semplicemente” perse. Svincolandosi da qualsiasi responsabilità. Non crede?

«In tal caso, invece, le domande da porsi sarebbero diverse: in primis, sarà che forse il progetto non è stato colto dai privati quanto dai pubblici cittadini. E quindi c’è un evidente problema sul lavoro di comunicazione di fondo? Poi, bisognerebbe creare un contesto: alla base bisognerebbe creare un “progetto di città”, quello che manca alla destra potentina e regionale è la mancanza di visione, cioè creare un progetto che rendi il nostro territorio attrattivo per chi vuole fare impresa, tanto per iniziare. C’è un grande tema lasciato in sospeso che riguarda la città di Potenza, ossia qual è il ruolo che deve assolvere nel contesto regionale e Meridionale? O si inizia ad attribuirle un ruolo concreto con un altrettanto progetto fattivo a lungo termine, facendo davvero diventare il capoluogo lucano un punto di riferimento che vada dall’erogazione di Servizi, di strutture sportive, di reti di trasporto, dal divenire un laboratorio per chi vuole fare impresa e quindi creando un contesto ad oc che possa incentivare ed attrarre l’occupazione, gli investimenti e tutto quello che ne consegue e deriva da questo, oppure l’auspicio che possa anche solo ottenere l’interesse di una destinazione d’uso del mercato immobiliare andrà persa».

Tant’e, quello che lei lascia intendere è che manca una programmazione di fondo che attragga investimenti in città?

«Esatto. Manca vivacità, economica quanto di pensiero. Per ritornare alla questione delle gare mancate: se non vi è programmazione predefinita nessuno ha voglia ed interesse nell’investire, quindi nessuno coglie neppure i bandi, che probabilmente andrebbero pure migliorati capendone le vere strategie di vendita. Ed è così che le gare vanno perse. Bisognerebbe invece porre al centro della questione una visione lungimirante in prospettiva, più in generale: la città capoluogo ha una posizione strategica nella scacchiere regionale e questo andrebbe tutelato. Mi spiego, nel pratico: Potenza ha circa 60 mila abitanti, ma deve dar conto ad altre 30-40 mila persone che si riversano quotidianamente nel capoluogo di regione offrendo loro Servizi. Ebbene, così come bisogna riconoscerle questa funzione strategica, bisognerebbe renderla all’altezza dei servizi e delle strutture da offrire per la domanda che ha. Se esiste, ad esempio, questo patrimonio immobiliare – di cui voi di Cronache avete fatto un encomiabile lavoro di denuncia – che potrebbero essere al servizio della collettività, perché la Regione in sinergia con l’Ente comunale non programma una serie di interventi fattivi che ridiano alla comunità potentina e non solo questo patrimonio da sfruttare?».

In conclusione, se volessimo trarne una sintesi di questo intervento?

«Ché ognuno di noi, ogni cittadino, dovrebbe compiere nel proprio piccolo un lavoro di riqualificazione sociale quanto culturale. Noi non ci dobbiamo abituare al “brutto” perché se si continua a vedere sempre quella cosa in quei termini lì ci si abitua all’idea che quella cosa sia così, creando un retropensiero di normalità. Ma io invece non accetto che degrado e incuria e abbandono della città sia da considerarsi “normalità”. Ripeto, e su questo ci tengo particolarmente, Bisogna che si inizi a ragionare in prospettiva. Perché quando non c’è una prospettiva, non c’è programmazione e quindi non c’è futuro».

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