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LE FORZE POLITICHE DEVONO AFFRONTARE I REALI PROBLEMI ECONOMICI E SOCIALI

Sino a questo moment o abbiamo vissuto il clima surreale di una campagna elettorale lontana dalle vere difficoltà

Le forze che si candidano a governare il Paese inizino a confrontarsi su temi concreti e strategie d’azione per la prossima legislatura. Fino a ora, abbiamo vissuto il clima surreale di una campagna elettorale che ha sorvolato i problemi della economia reale. Totalmente assente l’Agenda delle priorità per un Paese che intenda mettersi alle spalle pandemia ed effetti perversi della guerra in Ucraina. È necessario ora recuperare responsabilità e pragmatismo rispetto alle tante urgenze di un’economia che dovrà vincere la sfida del Pnrr e insieme orientare gli sforzi su partite epocali che riguardano le politiche industriali, il campo del recupero dei consumi e del potere di acquisto delle famiglie, il prezzo e la disponibilità di energia a costi sostenibili. Il mondo della produzione è allo stremo. La crisi energetica, sempre più severa, rischia di mietere molte vittime in questo autunno. Le imprese si sono dimostrate traino della ripresa e roccaforti di resilienza, assorbendo in toto, o comunque in gran parte, gli effetti dei fattori distorsivi che hanno alterato le catene di fornitura e le dinamiche di mercato. Una condizione che, però, non potrà durare a lungo. Con prevedibili ricadute drammatiche su livelli occupazionali e redditi delle famiglie. Non è sovradimensionata l’ipotesi avanzata qualche giorno fa dal Presidente Bonomi di dover far ricorso a un piano di razionamento del gas. Oltre agli aiuti sulle bollette, Confindustria da tempo chiede un tetto massimo al prezzo del gas. In questi mesi, abbiamo offerto forte sostegno alla meritoria azione di Draghi in Europa, ma se l’obiettivo non dovesse essere raggiunto, il price cap va introdotto almeno a livello nazionale. Da tempo, inoltre, sollecitiamo la sospensione dei certificati ETS. E’ impossibile sostenerne i costi alla luce delle distorsioni che stanno fortemente condizionando il mercato dell’energia. Per quanto riguarda la specificità della Basilicata, chiediamo alla forze politiche tutte di sostenere, in un grande sforzo di coesione sociale, l’attività che abbiamo chiesto alla Regione Basilicata nei confronti della UE e che finalmente sarà portata avanti dal tavolo tecnico annunciato ieri dal Presidente Bardi: verificare la sussistenza dei requisiti per estendere alle imprese i benefici del gas gratuito assicurato dalle compagnie petrolifere operanti sul nostro territorio, in deroga alla normativa sugli Aiuti di Stato. Il recente provvedimento a favore delle famiglie è sicuramente positivo, ma ora è necessario pensare anche alle imprese che non sono più in grado di far fronte all’impennata della bolletta energetica e che vanno sostenute al più presto anche attraverso il bando regionale, ormai in dirittura di arrivo, per l’efficientamento energetico al fine dell’autoproduzione da fonti rinnovabili. Ma la questione energetica va affrontata non solo nella prospettiva breve dell’emergenza bensì anche in ottica di strategia di più lungo respiro. La transizione ecologica è una direzione obbligata ma non semplice e neppure breve. Le politiche energetiche e ambientali nazionali devono garantire sicurezza, indipendenza, sostenibilità e competitività. E’ necessario puntare allo sviluppo dell’intero potenziale energetico nazionale. Senza escludere alcuna soluzione tecnologica che consenta di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, compreso il nucleare. Occorre una revisione del PiTeSai per accelerare i processi autorizzativi per la produzione energetica. L’esito dell’arbitrato per lo stop delle trivelle in Adriatico è l’eloquente esempio di come la visione miope italiana degli anni passati in materia energetica abbia prodotto la beffa oltre ai danni. Riteniamo poi fondamentale sostenere gli investimenti necessari all’utilizzo dell’idrogeno nei processi industriali. Vanno rimossi gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili, con un concreto snellimento delle procedure autorizzative, l’identificazione delle relative aree idonee e una modifica alla legge sugli espropri, eliminando le lungaggini che nelle aree industriali frenano la realizzazione degli impianti. Vanno garantiti incentivi duraturi e sostenibili per la rigenerazione del patrimonio immobiliare e l’efficientamento energetico. Le imprese devono essere accompagnate nella doppia transizione ecologica e digitale attraverso strumenti finanziari adeguati. Ed è soprattutto necessario tutelare le filiere italiane dai rischi di perdita di competitività e delocalizzazione attraverso politiche di riqualificazione dei settori industriali e delle competenze professionali. Rientra a pieno titolo in questa casistica l’industria automobilistica italiana, a cui vanno riservate scelte di politica industriale in grado di rivitalizzare una filiera in forte sofferenza e penalizzata anche dalla complessa transizione da FCA a Stellantis. La bussola da seguire per la prossima legislatura dovrà essere il raggiungimento degli obiettivi e l’attuazione delle riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, fondamentali per ammodernare il Paese. Va proseguita l’azione avviata con il PNRR per dotare il Paese di una chiara strategia di crescita basata su Ricerca e Sviluppo. La necessità di una finanza sostenibile va conciliata con quella, ugualmente importante, di un welfare inclusivo che tenga conto delle dinamiche demografiche e delle trasformazioni in atto nel nostro tessuto economico-sociale. Occorre una visione chiara su cosa fare per contrastare fenomeni come invecchiamento della popolazione e spopolamento che, in alcuni territori come la Basilicata, assumono il carattere di una vera emergenza sociale. E’ necessario riequilibrare gli strumenti di politica attiva per il lavoro. Occorre recuperare rapidamente la cronica carenza di professionalità altamente qualificate, assicurando un’offerta corrispondente alla domanda delle imprese, attraverso il coinvolgimento delle aziende nella costituzione e nelle attività degli ITS. Dopo lo straordinario risultato della legge di riforma licenziata dal Parlamento lo scorso luglio, è ora necessario garantire rapida attuazione dei decreti attuativi per assicurare massima operatività alle importanti novità introdotte. L’obiettivo è rafforzare ulteriormente le grandi potenzialità di questo strumento su cui anche la Basilicata è chiamata a scommettere con massima determinazione. Indispensabile, poi, completare l’operatività di tutte le Zone Economiche Speciali (ZES) garantendo il loro sviluppo e il coordinamento con le Amministrazioni centrali e territoriali coinvolte. Va ripristinato e potenziato il Piano Transizione 4.0 e supporto agli investimenti privati. Da ultimo, ma non certo per importanza, il Mezzogiorno sembra scomparso dai progetti e dalle emergenze mentre si riaffaccia il fantasma dell’egoismo fiscale, quindi della rottura della unità del Paese. Un tentativo pericolosissimo che procede nel silenzio delle regioni meridionali. Il Sud deve tornare al centro dell’agenda politica italiana nel solco delle priorità individuate dal PNRR, con chiare indicazioni rispetto agli annosi ed irrisolti problemi che lo riguardano, a partire dai temi infrastrutturali legati all’ammodernamento delle reti di comunicazione fisiche e immateriali.

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