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SPERANZA E LA SINISTRA AL CAVIALE

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Per quanto ci sforziamo di farlo, anche col gancio facile della fantasia, non ci vengono in mente ragioni che abbiano motivato, persino minimamente, la scelleratezza geografica di catapultare qui in Basilicata un campano come Vincenzo Amendola e addirittura a Napoli un lucano come Roberto Speranza. Ora non sappiamo cosa avrebbe scritto in merito Massimo Recalcati, psicoanalista lacaniano di fama europea e con frequenti incursioni saggistiche proprio sui tanti tic posseduti dal PD, ma ci pare che la regola del caviale possa essere la migliore spiegazione per mostrare il deserto che ha fatto attorno a sé, svaporando dalle piazze e dalle fabbriche ed assumendo invece come sua unica mania il galleggiamento opportunistico su poltrone, incarichi e consulenze d’ogni tipo. Eppure la gauche caviar, la sinistra al caviale o come la chiamano gli inglesi con un certa dote d’ironia avvelenata, champagne socialist, qui in Basilicata ha messo radici così profonde da essere un’iconografia nazionale. Prendete ad esempio l’esibizione fatua ed agostana che s’è tenuta su una terrazza paesana,  immergetevi almeno per un attimo in quella rarefatta atmosfera sinistra e da caviale, tra porsche, maglioncini di cashmere, capetti politici senza popolo e giacchette ministeriali ed avrete la cifra esatta della rêverie della sua inutilità e soprattutto della fifa di Speranza a misurarsi col voto incazzato dei lucani, saltellando così ogni giro elettorale su un collegio diverso. Canta Marcello Graduato: “Caviale e champagne in un posto di soli. Caviale e champagne da..da..da..da”.    

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