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POTENZA, MICHELA MARINO DENUNCIA: «A BUCALETTO NON SI VIVE, SI SOPRAVVIVE»

La presidente dell’associazione “La Nuova Cittadella” racconta a Cronache la difficile realtà del quartiere

Il quartiere di Bucaletto nato a sud-est di Potenza all’indomani del terremoto del 1980 è oggi una zona degradata che solo grazie allo spirito di sacrificio dei volontari delle associazioni locali riesce ad andare avanti. Della difficile situazione che vivono i residenti ne parliamo con la presidente dell’associazione “La Nuova Cittadella” Michela Marino. Che situazione vivono i residenti di Bucaletto, che aria si respira nel quartiere? «La realtà oggettiva è che il quartiere non ha più voglia di reagire. Le famiglie storiche sono circa un centinaio, e tra queste circa settanta ottanta famiglie di terremotati hanno perso le speranze, ormai sono anziani e non hanno più voglia di combattere. Hanno sperato per quarant’anni di poter finire la loro vita in una casa degna di questo nome, e dopo anni di promesse non mantenute sono scoraggiati. Per quanto riguarda gli altri nuclei che si sono avvicendati nel corso dei trent’anni successivi, sono famiglie abbastanza particolareggiate, nel senso che Bucaletto è stato uno sfogo abitativo per il comune di Potenza e per i servizi sociali del comune. Per cui noi abbiamo tante classi sociali che non sono solo povere economicamente, ma sono classi sociali ai margini come ragazze madri, persone agli arresti domiciliari, migranti. Persone che per il loro vissuto e per la loro situazione hanno difficoltà a metterci la faccia e prendere una posizione quando si tratta di lottare per far sì che un loro diritto venga riconosciuto. È questo fa sì che il lavoro dell’associazione sia più complesso. Noi facciamo un lavoro molto difficile, ci sono delle famiglie che ci seguono a cui abbiamo spiegato che per ottenere risultati dobbiamo essere uniti, ma molti di loro hanno perso la speranza di poter ottenere una casa vera. Ed é anche questo il nostro compito: ridare fiducia a queste persone. Noi facciamo una sorta di lavoro di ufficio, un “primo approccio”, un lavoro da “servizi sociali”» La politica, nonostante i vari proclami, ha fatto poco o nulla per ridare dignità a Bucaletto. I residenti come percepiscono questa sorta di “stallo”?  «Da un indagine del WWF, Bucaletto risulta il quartiere più giovane di Potenza, quindi è pieno di famiglie giovani con figli, ma queste famiglie hanno difficoltà a pensare che la loro vita un giorno sarà all’interno di una casa, perché non ci vedono i presupposti, vedono il vicino che aspetta la sua casa da quarant’anni invano, e pensano che loro non l’avranno mai. Le circa 400 famiglie che vivono a Bucaletto,  hanno diritto ad usufruire dell’edilizia pubblica residenziale ma non vedono all’orizzonte la possibilità di ottenere un alloggio. E questo perché non sono state fatte politiche ad hoc per Bucaletto. Basti pensare che fino a De Luca noi non avevamo neanche un bando specifico per il quartiere, Da De Luca in poi si è partecipato a dei bandi nazionali ed europei. Abbiamo avuto  la possibilità di poter costruire degli alloggi per questa zona svantaggiata, ma con la giunta Guarente questi fondi così come i progetti si sono arenati. Diversi sono i milioni sbandierati ma a tutt’oggi non c’è nemmeno un cantiere. Il sindaco Guarente durante la sua campagna elettorale ci ha elencato molti progetti per Bucaletto, facendo molte promesse, ma nulla di concreto. Dopo le inefficienze comunali e quelle regionali, volevamo confrontarci con lo stato centrale, ma ora senza governo non possiamo farlo. Anche la Regione ci ha abbandonati, quando si è insediato il presidente Bardi, lo abbiamo fatto entrare nei prefabbricati insieme al sindaco per fargli conoscere la realtà del quartiere, fargli vedere la fatiscenza dei prefabbricati, dove non viene fatta nessuna manutenzione da decenni a livello comunale. Alla fine della visita il presidente ci parlò di una legge speciale per Bucaletto, come per i Sassi di Matera, ma poi non ne abbiamo saputo più nulla, e ne ci hanno voluto più incontrare per discutere la questione». Presidente il lavoro dell’associazione riguarda molteplici aspetti della vita del quartiere? «Il nostro è un lavoro a 360 gradi. Noi siamo nati nel  2011 perché non si era costituito il comitato di quartiere, e quindi Bucaletto non aveva voce a livello istituzionale. Siccome qui non c’è nulla, nel tempo abbiamo sopperito alle diverse esigenze. Abbiamo portato a conoscenza dei residenti  i bandi che venivano pubblicati, come quelli per la mensa, i libri, le borse di studio. Alla fine ci siamo trovati a fare un po di tutto. Spesso improvvisando, spesso sbagliando, perché noi siamo dei volontari che fanno tutt’altro di mestiere ma sicuramente abbiamo aiutato tutti». Vivere a Bucaletto viene considerato ancora una vergogna? «Bucaletto è una vergogna perché non dà possibilità ed opportunità. Bucaletto è degrado, è un ghetto! Siamo sommersi dalla spazzatura, non viene fatta neanche la derattizzazione. Qui non abbiamo una palestra, una piscina, non abbiamo una possibilità di vivere dignitosamente. Stanno fallendo tutte le attività commerciali, stanno chiudendo una dietro l’altra, non ci sono più i servizi, per un periodo ci avevano chiuso pure le poste. Non c’è una volontà politica di riqualificare il quartiere! Non sono solo le case popolari e gli edifici che fanno un quartiere, ma anche le altre attività. Nelle piccole comunità, l’amministrazione comunale è accanto alle persone, ma noi ci sentiamo abbandonati, e di questo c’è ne dispiace. A noi non interessa il colore politico dell’amministrazione, conta il fatto che quelli sono i politici eletti per risolvere i nostri problemi». Come vivono i residenti la loro quotidianità? «Oggi il quartiere non vive più fuori dai prefabbricati, non ha spazi di socialità, prima la fontana era luogo di ritrovo, oggi no perché i giochini per i bambini sono distrutti. Sono due anni che chiediamo prima all’assessore Galella e alla Fazzari poi di poterli sostituire o almeno sistemare, ma non è stato fatto. I nostri bambini non hanno forse lo stesso diritto di giocare come fanno gli altri? Quello che prima era un punto di aggregazione per le famiglie ora non lo è più. La parrocchia con l’oratorio cerca di ridare un po’ di vita al quartiere ma qui manca tutto. Non abbiamo un punto di ritrovo per gli anziani, sono abbandonati a loro stessi. Se non fosse per i volontari della Caritas e delle altre associazioni che dedicano il tempo a visitare gli anziani, sarebbero completamente soli. Alcune persone si stanno spegnendo senza poter vivere veramente perchè questa non è vita ma è sopravvivenza. È molto triste ma è così. Qui a Bucaletto non si vive, si sopravvive. Molti mi hanno raccontato che la sofferenza più grande per loro è stata quella di aver visto un loro caro morire all’interno di un prefabbricato, non è stato possibile far uscire la bara dalla porta perchè i corridoi sono angusti e hanno dovuto usare la finestra. Questa realtà non dovrebbe viverla nessun anziano. Per loro è un trauma. Una cosa che loro sperano di non dover subire. Vorrebbero recuperare la loro dignità almeno da morti. Chiedo, visto che i fondi ci sono e non vengono usati per incapacità amministrativa, di ridare in qualche modo dignità a Bucaletto e alle persone che attendono da 40 anni un tetto sulla loro testa».

Rosamaria Mollica

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