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L’AZIONE DEI PITTELLA NON È PIÙ PER IL PD, DOPO MARCELLO SE NE VA ANCHE GIANNI

Dopo l’annuncio dell’ex governatore nel Terzo Polo e della sua candidatura al Senato anche il fratello senatore lo segue: «Mi pare un embrione di speranza»

Altro scossone nel Pd in Basilicata, già segnato dalle polemiche per le candidature nelle liste per le prossime politiche del 25 settembre e per la vicenda del segretario regionale Raffaele La Regina che ha rinunciato alla candidatura di capolista alla Camera dei deputati a seguito del polverone sollevato dalla sue frasi ritenute antisioniste, pubblicate sui social alcuni anni fa sulla questione Palestina. Si alluna l’elenco del lungo addio del Partito democratico, dopo l’annuncio del consigliere regionale ed ex presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, a seguirlo a ruota anche il fratello Gianni sindaco di Lauria e senatore uscente.  Se l’esperienza nel Pd può dirsi conclusa per i fratelli Pittella quella nella politica non di certo. Hanno infatti annunciato la loro adesione al terzo polo.  L’ex governatore ha annunciato di aver sposato il nuovo progetto politico di Calenda aderendo in Azione e avviando la sua nuova avventura proprio con questa tornata elettorale: candidandosi al Senato in Basilicata. La stessa decisione è stata presa dal senatore Gianni Pittella, che con un post social ha dato seguito alle voci che nelle scorse ore si rincorrevano. «La lunga strada nel Pd per me finisce qui. Lo scrivo senza polemica e con grande serenità d’animo», ha scritto sui social. Una scelta dettata da ragioni politiche, spiega Pittella: «Molte delle ragioni politiche e culturali che mi avevano indotto a scegliere di contribuire alla sua fondazione e di poi a candidarmi alla segreteria del partito mi appaiono in questa fase storica più sbiadite e incerte. E aggiungo che negli ultimi tempi si sono aggiunte anche delusioni umane, quando per me, come chi mi conosce sa, il rapporto umano ha un valore prezioso. Molti argomenti di considerazione politica li avevo avanzati in sede pubblica. Rivendicavo la necessità di accentuare il carattere riformista e riformatore del partito, compiendo scelte nette e moderne su temi strategici, sviluppo, indipendenza energetica, mercato del lavoro, giustizia e garanzie per i cittadini. Ho avuto per risposta una certa ondivaga tiepidezza, per lo più per non collidere con le posizioni tradizionali della sinistra massimalista o dei 5Stelle». L’avventura politica però per il sindaco di Lauria continua, definendo: «Il Terzo Polo di Calenda e Renzi mi pare un embrione di speranza. L’idea che la grande questione liberalsocialista in Italia possa trovare una casa, che il filone socialista e liberale di Gobetti, Rosselli e Bobbio possa alimentare un progetto e ispirare scelte concrete. È un tentativo che va incoraggiato perchè va incoraggiato chi si pone sulla posizione più avanzata e moderna e prova a liberarsi dalla camicia di forza di un bipolarismo tra un PD impalpabile e una destra priva ormai di una bussola moderata, di una autentica cultura di governo e a cui sarebbe un disastro consegnare il Paese. Una destra con tratti antieuropei, antimeridionali, antitlantici, non solidaristici e soprattutto statalista e diffidente nei confronti del mercato. Sono del resto i partiti che per mero calcolo elettorale hanno sfiduciato in Parlamento Mario Draghi e il suo lavoro straordinario per rimettere in piedi il Paese. Con il Terzo Polo proveremo a dire cose sensate e serie, senza promettere di più di ciò che è realizzabile e di ciò che serve all’Italia, al Sud e alla Basilicata». E poi ci sono le questioni personali del fratello Marcello che non hanno pesato poco su questa scelta di Gianni: «A pochi mesi dalle scorse elezioni regionali, fu arrestato da presidente di Regione in carica – ha detto ancora – ovviamente fu costretto a non ricandidarsi presidente quando aveva buone chance di riconferma. Pochi mesi dopo gli venne un brutto male. A dicembre 2021, dicembre scorso, ha superato la vicenda giudiziaria con assoluzione piena e pure il malanno fisico, nonostante qualche piccolo acciacco resti. Tra i cittadini si è scatenato un moto di affetto, grande. Dai vertici del Partito democratico, al netto di qualche telefonata di singoli autorevoli membri di governo, non una parola o quasi. Questo la dice lunga, non sulla vicenda o sulla persona Pittella, ma sulla cultura del Pd sui diritti e le garanzie», ha concluso.

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