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L’UCRAINA TRA GEOPOLITICA E STORIA: LA SORTE DI UNA “TERRA DI MEZZO”

Ospite negli studi di Cronache Tv, l’analista di politica internazionale Cella: il suo libro, già un best seller

Nella puntata di “Talks-Narrazioni Contemporanee” andata in onda ieri sul canale 76 del Dgt e disponibile sui canali social di Cronache Tv, si è tornati a discutere di guerra. Rosario Palese, conduttore del programma, ha inteso invitare Giorgio Cella, storico e analista di politica internazionale, autore del libro best seller “Storia e geopolitica della crisi Ucraina. Dalla Rus di Kiev a oggi” edita per i tipi di Carocci Editore, opera che è diventata un punto di riferimento tra gli addetti ai lavori. La scelta di tornare sull’argomento “guerra” è stata dettata dalla drammaticità degli eventi tuttora in corso, con il loro carico di brutale violenza, ma anche per non correre il rischio di sprofondare nella stanchezza della percezione che porta prima all’abitudine e poi ad un freddo distacco. L’antidoto proposto per il veleno dell’abitudine è sempre la competenza degli ospiti invitati e la facilità di comunicare temi complessi con un linguaggio accessibile. Giorgio Cella, dopo essere stato ospite di trasmissioni su network nazionali, Rai, La7, Radio Radicale e via discorrendo, è stato l’interlocutore giusto  per discutere del conflitto dal punto di vista tecnico ed infatti esordisce chiarendo che «la geopolitica e la storia, come ci aiuta a ricordare il titolo del mio libro, sono i due pilastri fondamentali per comprendere la questione Russo-Ucraina dal punto di vista “geopolitico”, anche se questo termine è stato molto abusato negli ultimi anni e dovrebbe essere meglio specificato: geopolitico, si intende, le relazioni che esistono tra le variabili umane politiche. E invece le costanti geografiche, ecco, se noi guardiamo alla geopolitica, in questo, in questa, in questo significato serio di geopolitica, da non confondere con politica internazionale, politica estera con due fasi diverse, separate, ovviamente interconnesse, ci mancherebbe. E qui vediamo che il conflitto in Ucraina è un conflitto qui eminentemente geopolitico e addirittura il libro parla andando veramente indietro nel tempo. A Erodoto, il padre della storia che già lui aveva carpito e compreso come alcune degeografiche in questo scenario area Mar Nero, steppe della dell’Eurasia ecc., erano già, per l’appunto, caratteristiche fondamentali di questa terra, che è una terra di mezzo, è un crocevia sin dai tempi, per l’appunto, di Erodoto». Passando dall’approccio storico alla contemporaneità, da Erodoto all’allargamento della Nato è sicuramente uno dei punti più significati nella ricostruzione fatta dall’analista Cella: «La storia post sovietica e di tutta l’area post sovietica registra sicuramente un mutamento dal 1989 in poi. Qui anche si può dire geopolitico, cioè quindi un allargamento territoriale e un cambiamento di politica, di organizzazione politico militare a cui appartenevano tutti i paesi – tranne la Bielorussia e gli Stati dell’Eurasia e del Centro Asia che appartenevano al Patto di Varsavia – sono entrati in maggioranza, in netta maggioranza, all’interno dell’organismo del Patto Atlantico all’interno della Nato. Questo pro-cesso va detto, dal punto di vista storico è stato un processo negoziale, molti Stati hanno voluto aderire alla Nato anche per lasciarsi alle spalle un passato sovietico e di diffidenza, se non ostilità con il potere russo. Alcuni di essi, ancora prima del periodo sovietico e questo ovviamente ha dato il “La” a questo allargamento, che fino alla ultima crisi Ucraina e anche a quella del 2014 che oggi può essere vista. Come una prima crisi Ucraina, è andata avanti quasi diciamo senza, una Never Ending Enlargement – come si dice, per l’appunto – e questo ha fatto scattare quello che alcuni politologi definiscono come il “security dilemma”, cioè io compio determinati atti per divenire più sicuro, in termini di organizzazione. Quindi mi espando. Però questo può  far sì che una potenza limitrofa si senta in questo processo marginalizzata  e anche meno sicura, e questo è quello che è successo con la Federazione russa, ovviamente. E per quanto concerne l’allargamento alla Nato dobbiamo tenere a mente una data, 2008, il summit di Bucarest noi ci ricordiamo che in quell’occasione alcuni leader, capi di Stato dell’Alleanza atlantica parlarono per la prima volta di una futura adesione anche di Ucraina e Georgia due punti, che piaccia o no, hanno creato delle tensioni sempre più forti, con la Russia che vede le sue frontiere occidentali minacciate, anche perché storica-mente da lì sono sempre arrivate le invasioni

da Occidente nella mentalità dei russi». In conclusione, e dopo diverse analisi sui territori interessati dal conflitto, Giorgio Cella è passato a considerare quali aspetti dal punto di vista politico, diplomatico e bellico, possiamo vedere nel futuro: «L’idea che c’era che aleggiava all’inizio addirittura di scontro nucleare, no! C’era questa minaccia che è sempre stata ovviamente un qualcosa più di psicologico che altro sembrerebbe per adesso diciamo uno scenario pessimo. Essere accantonato però allo stesso tempo noi vediamo, possiamo prevedere in un secondo scenario, meno grave, evidentemente, di quello di uno scontro atomico ma altrettanto grave, una fuoriuscita del conflitto dai confini ucraini. Questo, ovviamente sarebbe un qualcosa di molto rischioso, anche perché ovviamente indurrebbe gli alleati dell’Ucraina e l’Alleanza atlantica qualche tipo di reazione. Un terzo scenario possibile è quello di un conflitto che ritorna ad essere quello del 2014 fino al 2022, cioè quindi un conflitto protratto, una sorta di congelamento del conflitto lì a bassa intensità che si svolgerà, immagino così intuibilmente nell’area del Donbass, in un Donbass allargato. Chiudiamo con uno scenario più roseo, che tutti ovviamente ci auspichiamo e che vorremmo vedere e un qualche tipo di ricomposizione diplomatica politica con una grande conferenza finale quella conferenza che, ritornando a una sua domanda iniziale, è mancata sul finire della guerra fredda anche nel periodo post sovietico» Diceva Paulo Coelho: «A volte è necessario decidere tra una cosa a cui si è abituati e un’altra che ci piacerebbe conoscere», a Talks siamo decisamente per la seconda ipotesi.

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