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ANCORA GUAI A “IL QUOTIDIANO DEL SUD”: L’EDITORE DODARO ACCUSATO DI TRUFFA ALL’ASP

Il gruppo rischia un altro fallimento dopo quello che ha portato al sequestro preventivo da parte della Procura: ecco l’affaire sanità

Continua il periodo no per il gruppo editoriale del Quotidiano del Sud. Dopo la condanna del suo direttore, Napoletano, a 2 anni e mezzo di carcere per aggiotaggio quando stava al Sole 24 ore, un’altra tegola si abbatte sull’editore Francesco Dodaro, per cui e’ stato chiesto il rinvio a giudizio con udienza il 29 settembre per una ipotesi di truffa in danno dell’Asp.

UN DECLINO INESORABILE

È una situazione che va sempre peggio quella del gruppo del Quotidiano del sud. Solo qualche giorno fa gli stakanovisti giornalisti sono stati costretti a dichiarare lo stato di agitazione non percependo stipendi ormai da tempo immemore. Molti di essi hanno visto anche non rinnovarsi il contratto, anche pilastri storici che in tempi non sospetti in Basilicata avevano gettato il cuore oltre l’ostacolo, con giudizi per ipotesi di diffamazione, anche non direttamente ascrivibili a loro, ancora in corso. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario regionale della Cgil, Angelo Summa, il quale aveva chiesto l’interessamento della regione Basilicata. In molti si sono mossi per dare un sostegno ai tanti giornalisti che vivono questa grande difficoltà legata ad un crack che sembra quasi inevitabile. Crack che non risulta nuovo per questo gruppo, il quale già una volta è fallito a Potenza, tant’è che la Procura ha disposto un sequestro preventivo, anche della sede, per un’ipotesi di distrazione patrimoniale. Tra i vari intervenuti c’è stato anche l’editore Postiglione il quale nel rappresentare la propria solidarietà, ha an-che aperto le porte del gruppo. Ed infatti, una penna del grande calibro giornalistico, come Paride Leporace, è poi approdato a Cronache. E probabilmente potrebbe essere uno di una lunga serie.

LE NUOVE ACCUSE ALL’EDITORE DODARO

In qualità di amministratore di una società finanziaria, Dodaro acquista un credito da una clinica medica (amministrata dalla moglie) vantato nei confronti dell’Asp, andando poi a riscuotere questo credito che in realtà l’Asp avrebbe però già pagato a suo tempo. Asp che poi non avrebbe effettuato adeguatamente né controlli né si sarebbe difesa nei tempi e nei modi giusti in sede di contenzioso con la società finanziaria. Con questo complesso quadro indiziario sullo sfondo la procura di Cosenza ha chiesto il processo per il noto imprenditore cosentino, per la moglie Valeria Greco e per il direttore dei servizi finanziari dell’Asp di Cosenza Aurora De Ciancio. In particolare, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm Tridico, «in concorso tra loro, Aurora De Ciancio, quale direttore U.O.C. Servizi finanziari dell’Azienda Sanitaria provinciale di Cosenza, previo accordo con Francesco Dodaro, amministratore della “Finanziaria Industriale F.lli Dodaro S.r.l.”, nonché con Greco Valeria, moglie del Dodaro ed amministratore della “Medical Analisi Cliniche S.r.l.”, dopo aver ricevuto il contratto stipulato il 30.12.2016 tra la Medical Analisi Cliniche (cedente) e la “Finanziaria Industriale F.lli Dodaro S.r.l.” (cessionario), avente oggetto la cessione di un credito di euro 450.000,00 vantato dalla Medical nei confronti dell’Asp di Cosenza, credito in realtà fittizio in quanto già pagato dall’Asp, ometteva di effettuare i controlli finanziari sul contenuto di quanto pattuito nel contratto di cessione e, in particolare, sull’effettività della pretesa debitoria. Inoltre la De Ciancio, sempre in accordo con il Dodaro e la Greco, dopo aver ricevuto in data 28.9.2017 prot.0139001 dal Direttore dell’area legale dell’azienda sanitaria la richiesta di inviare, entro 5 giorni, la documentazione necessaria per valutare se proporre opposizione al decreto ingiuntivo n.1098/17 del 26.7.2017, col quale il Tribunale di Cosenza su richiesta della “Finanziaria Industriale F.lli Dodaro S.r.l.” aveva ingiunto all’Asp di Cosenza il pagamento del credito oggetto di contratto di cessione sopra richiamato, ometteva di fornire quanto richiesto, così facendo impediva l’eventuale adozione di iniziative giudiziarie a tutela degli interessi dell’ente, omissione in conseguenza della quale il suddetto decreto ingiuntivo diveniva esecutivo». Da qui la richiesta di rinvio a giudizio per tutti e 3 con udienza preliminare fissata per il 29 settembre.

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