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“PORTA POSTERGOLA”, IL GRANAIO DEL MEDIOEVO

Matera, proseguono i rinvenimenti nello scavo archeologico dell’ex monastero di Santa Lucia e Agata alla Civita

Non finisce di stupire il sito di piazza Postergola a Matera il cui scavo archeologico sta restituendo degli elementi di architettura ipogea e dei frammenti di cocci ben preservati che sono davvero importantissimi non solo per la storia urbanistica della città medioevale, ma anche per alcune particolarità relative alle antiche abitudini alimentari in uso nella città dei Sassi e che stanno risaltando all’attenzione degli archeologi.
Di tutto questo nei prossimi mesi si darà sicuramente un riscontro documentale ufficiale, per ora però possiamo anticipare che l’intera area di piazza Postergola che ospita l’ex monastero di Santa Lucia e Agata alla Civita era dotata in tutta la sua struttura ipogea, di numerose fosse per il deposito del grano, dette granarie o ‘grancìe’ alcune delle quali, nel recente scavo archeologico, sono state rinvenute integre, vale a dire ancora sigillate insieme ad altri locali sempre sotterranei destinati al deposito di derrate alimentari.
Ciò senz’altro dischiuderà un interessante panorama sulla vita alimentare della Matera del XIII secolo e consentirà anche di ricostruire le fasi di approvvigionamento, lavorazione e deposito cerealicolo attuate nel monastero di Santa Lucia e Agata, uno dei più attivi, popolosi ed economicamente abbiente di tutto il mezzogiorno alto e basso medievale.
Lo studio delle fosse per il deposito del grano e di altre derrate alimentari, sta portando in luce le tecniche di conservazione dei cereali adoperate dalla sapiente tradizione delle monache di clausura e sta anche fornendo particolari dati sulla pratica agricola autoctona e sugli scambi commerciali cerealicoli e agricoli praticati anticamente nella città dei Sassi.
Queste scoperte daranno a breve dettagli ancora più interessanti proprio per la posizione che il monastero di Santa Lucia e Agata aveva a ridosso della porta di ingresso nella città, la ‘Postergola’ appunto. Vale a dire un luogo di accesso e scambi tra i cittadini e forestieri in arrivo in prevalenza dalla vicina terra di Apulia, ma anche dal mondo orientale.
Del resto il monastero stesso, situato a ridosso del dirupo della Gravina, in una sua fase di espansione, comportò la necessità di spostare più a sud la porta di ingresso in città, come ci è stato confermato dall’archeologa materana Isabella Marchetta, incaricata ufficiale dello scavo della Postergola.
Ben evidenti sono infatti le stratificazioni archeologiche rinvenute di recente che, sempre come ci ha spiegato l’archeologa materana Isabella Marchetta, mostrano le antiche mura di cinta della città che proteggevano a mo’ di muraglione di contenimento la bassa Civita dal dirupo delle Gravine che porta alla via Appia.
Un luogo dunque piazza Postergola che a breve ci svelerà altre curiosità sulla storia archeologica e alimentare della città dei Sassi e che però un importante dato c’è l’ha fornito fin da ora e cioè come nel medioevo si investisse molto per creare numerose cisterne, fosse e cavità rupestri ben impermeabilizzate da adibire al deposito di grandi quantità di grano e per un duraturo approvvigionamento, dandoci un insegnamento che se lo avessimo messo a frutto, oggi in momenti di scarsezza e crisi alimentare dovuta alla guerra non ci avrebbe fatti trovare impreparati.

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