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LA CURIOSA SALAMANDRINA DAGLI OCCHIALI

L’Unione Zoologica Italiana l’ha scelta come emblema della società, in quanto è una specie presente solo in Italia

   Nel nostro territorio vi sono aree umide, collinari e montane con boschi di latifoglie ed una ricca vegetazione arbustiva, percorse da piccoli torrenti con acque limpide e calme, dove alcuni anfibi anuri (senza coda) come il Rospo comune e la Rana Dalmatina e anfibi urodeli (con la coda) come il Tritone crestato italiano e la bellissima Salamandra pezzata, trovano l’habitat ideale ed un sicuro rifugio sotto massi, foglie marcescenti o nelle cavità di tronchi.

 In una mattinata umida e piovosa, durante una escursione nei boschi, il documentarista Carmine Lisandro si è imbattuto in un sottile esserino non più lungo di 10 di cm., coda compresa, dal dorso scuro con costole e vertebre in evidenza che, appena si è accorto della sua presenza, ha cercato di nascondersi tra le foglie.

“Anche se era un po’ di tempo che non ne vedevo una- spiega Lisandro- ho subito riconosciuto in quell’animaletto la Salamandrina, il più piccolo anfibio urodelo d’Europa, che vive solamente in Italia con due specie molto simili tra loro: la Salamandrina di Savi, presente sull’Appennino tosco emiliano e la Salamandrina terdi-gitata, che vive sull’Appennino meridionale.

La Salamandrina, rispetto agli altri urodeli, ha delle caratteristiche fisiche uniche: se la si guarda dall’alto presenta un musetto arrotondato e occhi sporgenti mentre sul capo spicca una macchia chiara dalla forma a “V” che collega gli occhi, per la quale le è stato dato il nome volgare di Salamandrina dagli occhiali, inoltre le piccole zampe, di colore rosa come parte della coda, hanno 4 dita mentre altri il Tritone crestato italiano e la Salamandra pezzata ne hanno 5 in quelle posteriori.

Le parti inferiori della Salamandrina mostrano una macchia chiara sulla gola mentre l’addome pure chiaro presenta delle striature scure e, in caso di aggressione, per scoraggiare eventuali predatori la Salamandrina arrotola la coda per mostrarne il colore rosso vivo che in Natura è sinonimo di pericolo e, se non bastasse si finge morta emettendo dalle ghiandole cutanee una sostanza irritante.

La Salamandrina dagli occhiali adulta, essendo un animale molto timido, esce dal suo rifugio quasi sempre di sera o dopo una giornata piovosa, alla ricerca di prede come piccoli ragni, millepiedi e anellidi ma anche porcellini di terra, insetti che cattura grazie alla lunga e appiccicosa lingua.

Durante il periodo riproduttivo in primavera, la femmina, una volta fecondata, si avvicina a pozze d’acqua o piccoli ruscelli per deporre una 50ina di uova, attività che effettua pure di giorno per cui può diventare una facile preda per mammiferi come la Faina, sauri come l’Orbettino italiano oppure colubridi come la Natrice dal collare o il Biacco comune.

Purtroppo neanche alle larve mancano potenziali e famelici predatori come il Granchio di fiume, insetti acquatici come la Notonetta o il Ditisco ma anche rettili come la Tartaruga palustre europea.

Per quanto riguarda il nome scientifico di Salamandrina terdigidata nel 1788 il naturalista Bernard Germain, conte di Lacépède, nel descrivere un esemplare rinvenuto sul Vesuvio, scrisse che aveva tre dita agli arti anteriori per cui mise il nome “La Troisdoigts”, inesattezza che fece, un anno dopo, un altro naturalista francese: Pierre Bonnaterre che cambiò il nome scientifico in Salamandra ter-digitata. Nel 1821 il professore Paolo Savi pur descrivendo correttamente la Salamandra, non riuscì a far correggere il nome “terdigitata” a causa delle norme del Codice Internazionale della Nomenclatura Zoologica e fu nel 1826 che il naturalista austriaco Leopold Fitzinger creò per questa specie un nuovo genere che chiamò appunto Salamandrina.  

Pur essendoci norme e regolamenti che tutelano questo anfibio, la Società scientifica onlus U.Z.I. (Unione Zoologica Italiana) ha scelto la Salamandrina dagli occhiali come emblema della società in quanto è una specie presente esclusivamente in Italia, a testimonianza che è da preservare ad ogni costo da tutte quelle attività umane che alterano il suo habitat”.

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