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IL SENATORE GIANNI PITTELLA SINDACO DI LAURIA SI RACCONTA

“Il tempo mi ha dato ragione, in positivo se guardo ai risultati straordinari del governo Draghi, in negativo se guardo alle scelte suicide nell’ordine di M5S, Lega e FI di questi giorni”

GIOVANNI PITTELLA detto GIANNI 


Il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere come da prerogativa costituzionale in assenza di maggioranze utili a formare un governo.

Si interrompe qui il mio mandato parlamentare anche se, ovviamente, resterò Senatore fino all’insediamento del nuovo Parlamento per garantire l’attività legislativa ordinaria.

Quattro anni e mezzo fa, il mio partito mi chiese di lasciare anticipatamente il mio ruolo di Presidente del gruppo dei Socialisti e dei Democratici europei e quindi il mio seggio al Parlamento europeo dove per diciannove anni avevo provato con impegno e dedizione a fare gli interessi dell’Italia, del Mezzogiorno, della mia Basilicata e della comune casa europea.

Non nascondo che questi quattro anni e mezzo di Senatore della Repubblica abbiano contato diverse sfide appassionanti ma anche troppi elementi di delusione.

Tre differenti governi, una qualità del dibattito politico onestamente modesta e finanche una disorganizzazione dei lavori e un forte accentramento del potere legislativo nel governo che rende l’attività parlamentare spesso monca.

Ho provato sovente a dire la mia politicamente e a farlo pubblicamente, a volte anche in modo non esattamente in linea con le posizioni del mio partito.

Per esempio, sempre in chiave costruttiva, sono anni che dichiaro la necessità di aprirsi alle forze moderate riformiste e riformatrici, e non chiudersi in un recinto potenzialmente massimalista con i 5Stelle.

E anzi tempo avevo guardato a Draghi come una grande speranza per l’Italia.

Il tempo mi ha dato ragione, in positivo se guardo ai risultati straordinari del governo Draghi, in negativo se guardo alle scelte suicide nell’ordine di M5S, Lega e FI di questi giorni.

Mandare Draghi a casa è una scelta totalmente, follemente irresponsabile.

E ne pagheranno le conseguenze i cittadini, le imprese, i professionisti ma soprattutto i più deboli, i più esposti ai venti di crisi.

In questo devo dire: sono orgoglioso che il Partito Democratico abbia tenuto alto in questi anni, e anche in quest’ultimo vergognoso assalto al governo Draghi, il vessillo della responsabilità per l’Italia e sento di continuare a dare, per quanto non direttamente da candidato, anche alle prossime elezioni politiche il massimo contributo possibile perchè l’Italia non sia affidata a populismi beceri, a forze inaffidabili e di retroguardia.

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