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MONS. LIGORIO FESTEGGIA 50 ANNI DI SACERDOZIO

Si è svolta in cattedrale a Potenza la celebrazione di ringraziamento per l’anniversario dell’Arcivescovo Metropolita

«Si è preti per gli altri non per se stessi!»: l’aveva detto il giovedì santo di quest’anno, l’ha ribadito nella sua omelia durante la concelebrazione di ringraziamento che ha presieduto in cattedrale a Potenza per il suo 50esimo anniversario di sacerdozio Monsignor Ligorio, l’Arcivescovo Metropolita della Diocesi di Potenza-Muro Lucano e Marsico Nuovo.
Attorniato da quasi tutti i preti della diocesi (circa una settantina), dai confratelli vescovi della Basilicata (Caiazzo, Fanelli, Sirufo, Intini e Orofino, e gli emeriti Talucci e Todisco) e dal vescovo di Crotone mons. Panzetta, suo compagno di seminario, l’Arcivescovo di Potenza ha voluto che la festa fosse solo liturgica, come a ricordare a sé, ai concelebranti e soprattutto ai fedeli che hanno affollato la cattedrale, il ruolo del prete oggi .
Ordinato sacerdote a Grottaglie, suo paese natale, il 13 luglio del ’72, Mons. Ligorio – 74 anni ad ottobre, nella sua omelia di ringraziamento ha ricordato la linea pastorale che quel giovane sacerdote di Grottaglie ha seguito in questi 50 anni. Una sorta di «filo rosso dello stupore per la fedeltà di Dio», come lo ha definito, prima da prete nella sua diocesi di Taranto, e dal ‘97 da vescovo in Basilicata ; a Tricarico fino al 2004, poi a Matera, e dal 2015 a Potenza, metropolita della provincia ecclesiastica e presidente della conferenza episcopale regionale.
Ha ricordato anche le difficoltà del post concilio, ma anche la fiducia che aveva impresso papa Giovanni il quale per rassicurare i conservatori del tempo ricordava che «non è il vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio».
Mons. Ligorio, nella sua omelia di ringraziamento ha come accennato ad una sorta di testamento spirituale ripetendo nella cattedrale di Potenza le parole profetiche di san Paolo a Timoteo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede». Ma non ha rinunciato, mons. Ligorio, proprio in coda alla sua omelia, ad un riferimento all’oggi della fede, alla secolarizzazione che ha investito anche il nostro mondo periferico.

«Non sappiamo – ha detto al popolo di Dio nelle sue varie articolazioni accorso per la festa – se siamo al tramonto o alla vigilia di una nuova alba, ma a noi spetta il compito di tenere accesa la fiamma della speranza che viene dal vangelo, alla cui luce chi vuole potrà ritrovare le ragioni della vita». E’ parso così ribadire il ruolo del prete, oggi come 50 anni fa: «Testimone con la vita della Resurrezione di Cristo, evento che per i credenti ha sfondato l’orizzonte della storia».

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