GUARENTE E LA REVOCA DELLA REVOCA
Tacco&Spillo
Che la politica sia l’arte del possibile è cosa nota, ma che sia anche quella di rimangiarsi in fretta le parole, senza far toccare palla né alla coerenza né alla responsabilità verso il ruolo che pur si ricopre lo hanno sperimentato sulla propria pelle i cittadini di Potenza, funestati dalla ridda d’umori e di parole liquide che Mario Guarente, peggior sindaco in circolazione della malandata galassia leghista d’Italia, ha elevato addirittura a metodo di governo. Ora però il suo vocabolario ondeggiante ha davvero mirato in alto, facendo strage della ragionevolezza del diritto e formalizzando in sole 24 ore, pensate un po’, la “revoca della revoca”, un’iperfetazione amministrativa così magnificamente ardita e così potentemente comica da far diventare piccole e minimali finanche le perfomance della Regione, l’altra stanzetta istituzionale del centrodestra, sempre più impaludata. Eppure a dirla tutta non è la prima volta che Guarente casca sul giro danza lessicale, annunciando ferro e fuoco e finendo a sua volta arrostito dalla sua stessa imprudenza parolaia, come sul caso Zullino ed il salva Potenza. Ha scritto Sami Feiring: “Chi ha fame di potere, finisce sempre per rimangiarsi la parola”.