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È SEMPRE NECESSARIO ARARE I TERRENI DI ERBA MEDICA PER CONTRASTARE INVASIONE DELLE CAVALLETTE

Le periodiche pullulazioni di cavallette sono dovute alla concomitante presenza di diversi fattori ecologici favorevoli. Un ruolo determinante è dovuto all’aumento di aree incolte o scarsamente lavorate in conseguenza dell’abbandono di terreni proprio dove si trovano gli ambienti ideali per la riproduzione di questi insetti

Foraggere, arare il terreno per contrastare le cavallette

Favorita dai cambiamenti climatici e dall’avanzata delle aree incolte, torna la piaga rappresentata dagli sciami di cavallette: Calliptamus italicus e Barbitistes vicetinus al Nord; Dociostaurus maroccanus al Sud.

L’unica possibilità di lotta è quella meccanica per distruggere, con l’aratura, le “grillare” dove sono concentrate le ovideposizioni

In molte aree collinari e montane sono tornate le infestazioni di cavallette; nell’Italia settentrionale la specie prevalente è sicuramente Calliptamus italicus (o cavalletta dalle ali rosa) ma sono stati segnalate infestazioni anche di altre specie come Barbitistes vicetinus che, occasionalmente, possono danneggiare le colture a creare disagio ai cittadini.

Nelle zone più meridionali d’Italia, invece, le segnalazioni riguardano soprattutto Dociostaurus maroccanus.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

Favorite dalle aree incolte

Le periodiche pullulazioni di cavallette sono dovute alla concomitante presenza di diversi fattori ecologici favorevoli.
Un ruolo determinante è dovuto all’aumento di aree incolte o scarsamente lavorate in conseguenza dell’abbandono di terreni proprio dove si trovano gli ambienti ideali per la riproduzione di questi insetti.

Tale condizione è più diffusa nelle zone collinari e montane dove, non a caso, le infestazioni sono più frequenti.
Anche le annate particolarmente siccitose sembrano favorire gli incrementi numerici delle cavallette (anche per gli anni successivi) dato che l’elevata umidità rappresenta un fattore ambientale considerato avverso per lo sviluppo delle uova nel terreno).

Essendo polifaghe, se numerose, le cavallette possono danneggiare non solo le piante spontanee, ma anche le colture erbacee, in particolare leguminose foraggere e orticole.

Il danno è direttamente correlato al livello di infestazione e generalmente si determina a carico delle coltivazioni di erba medica, in quanto diffuse nelle aree collinari e alimento preferito dalle forme giovanili in rapido accrescimento.

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Barbitistes vicetinus, femmina adulta
Si spostano in folti gruppi

Calliptamus italicus compie una sola generazione all’anno e supera l’inverno come uovo nel terreno. Tra la fine di maggio e la fine di luglio, in modo scalare in relazione ad altitudine ed esposizione, nascono le forme giovanili.

In caso di forte infestazione le giovani cavallette si riuniscono in folti gruppi che ricoprono interamente il terreno e si spostano alla ricerca di cibo devastando le coltivazioni (ma anche gli orti e i giardini) che incontrano sul loro cammino. In circa 40-50 giorni, attraverso più mute, raggiungono lo stato adulto.

I primi adulti compaiono in luglio e si accoppiano, spostandosi in volo per brevi distanze. La deposizione delle uova avviene in agosto in aree circoscritte, dette “grillare”, presenti per lo più in vecchi prati o medicai caratterizzati da terreni compatti, esposizione a sud e dotati di pendenza (quindi meno soggetti a ristagni idrici).

La femmina scava nel terreno un foro della profondità di 2-3 cm dove forma una ooteca (comunemente denominata “cannello”) deponendo sovrapposte e incollate tramite un secreto spugnoso 25-55 uova.
Ogni femmina è in grado di formare da 3 a 6 ooteche.
Nelle zone maggiormente infestate, il terreno può apparire ricoperto da uno strato continuo di cannelli di uova.


Lotta meccanica alle cavallette

Improponibile per varie ragioni la lotta chimica che in passato si faceva sulle neanidi direttamente nei luoghi di ovideposizione, oggi la lotta alle cavallette è essenzialmente meccanica e si basa sull’aratura anche superficiale dei terreni da realizzare nel periodo autunno-invernale.

Purtroppo, per applicare correttamente questa metodologia di lotta, servirebbe un efficiente monitoraggio delle infestazioni avute nel periodo estivo e una mappatura dei focolai presenti sul territorio. Ancora meno proponibile ed efficace è la lotta agli adulti. Anche se occasionalmente possono arrecare danni a colture e orti, il problema è soprattutto il fastidio che provocano alle abitazioni e in questi contesti la lotta chimica non è consigliata.

Fortunatamente le cavallette hanno molti nemici naturali. Fra i più importanti troviamo il coleottero meloide Epicauta rufidorsumche depongono gruppi di alcune decine di uova in “buchette” scavate nel terreno. Da tali siti, dopo alcune settimane, fuoriescono delle piccole larve molto mobili che vanno alla ricerca delle ooteche delle cavallette per nutrirsi delle uova ivi contenute. Nelle zone collinari in cui sono frequenti le infestazioni di cavallette l’azione predatoria di questi coleotteri va salvaguardata anche se, spesso, non è sufficiente a contenere le infestazioni più gravi.

Cesena, invasione choc di cavallette: collina devastata

Il flagello delle cavallette torna ad abbattersi su una zona della colline cesenati che sembra particolarmente amata da questi voraci insetti. Da alcuni giorni enormi sciami stanno devastando i campi coltivati nella zona di Casalbono, per la precisione nella località di Case Venzi. Già nel mese di luglio dell’anno scorso gli abitanti avevano dovuto fare i conti con questo problema.

Ora si è ripresentato, forse in forma ancora più grave.

E la preoccupazione è tanta, perché – spiegano alcuni cittadini – «divorano tutto. Innanzitutto gli ortaggi, come i pomodori e i fagiolini, ma anche l’erba medica e addirittura le viti. Qua siamo quasi tutti agricoltori e viviamo di questo. La situazione è già difficile per tante ragioni, compresa la siccità. Chiediamo aiuto al Comune o a chi di dovere per trovare una soluzione»

Il guaio è che, una volta che diventano adulte, se si presentano in massa, i rimedi contro le cavallette sono quasi inesistenti.
Anche la scorsa estate l’unica cosa che hanno detto gli specialisti del Servizio sanitario regionale era che bisognava intervenire nel periodo autunnale facendo un’aratura profonda dei campi, finalizzata a distruggere le uova deposte.

Solo così, come hanno precisato anche in relazioni trasmesse ai Comuni e all’Ausl, si può cercare di evitare il guaio si ripeta.

A quanto pare, il suggerimento non è stato seguito, oppure non è bastato.

Fatto sta che la “prole” delle cavallette, di cui prima dell’estate 2021 non si aveva memoria nel territorio di Casalbono, almeno non in misura così massiccia, è tornata sul “luogo del delitto”.

A favorire la loro proliferazione ha contribuito senz’altro anche il gran caldo e la siccità, condizioni climatiche ottimali per questa specie.

Sembra che il problema non sia concentrato solo nei paraggi di Casalbono.

Ci sono segnalazioni simili che arrivano dall’area di Rachio.

Tra l’altro, le cavallette non si limitano a scorrazzare nei poderi. Invadono le strade e in qualche caso si spingono fin dentro le abitazioni.

Le zone più invase in questi giorni sono quelle lungo via Raggi della Torre, nel tratto oltre l’abitato, e via Comunale Casalbono, fin quasi al confine col territorio comunale di Meldola.

LOTTA ALLE CAVALLETTE

Le infestazioni di cavallette sono un fenomeno che si verifica ciclicamente in alcune zone collinari dell’Emilia Romagna. Infatti a metà degli anni ’80, numerosi comuni delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena avevano registrato pullulazioni di questi insetti con gravi danni alle colture.

Popolazioni eccezionalmente numerose di cavallette sono il risultato di particolari condizioni ambientali e climatiche favorevoli, in particolare:

abbandono delle zone collinari e montane con aumento delle aree incolte, scarsamente lavorate, che costituiscono un habitat ideale;

scarsa piovosità ed umidità invernale che permette la sopravvivenza delle uova e quindi lo sviluppo delle cavallette svantaggiando i loro nemici naturali (ad es. il fungo Entomophaga grylli).

COME VIVONO E SI RIPRODUCONO

Le cavallette che popolano il nostro territorio appartengono, per la quasi totalità, alla specie Calliptamus Italicus o grillastro italiano. Si tratta di un insetto Ortottero tipico del bacino del Mediterraneo, diffuso in Nord Africa, Spagna, Italia, Europa orientale e in vaste zone asiatiche. Gli adulti sono di colore grigio o bruno con ali rosate e presentano un accentuato dimorfismo sessuale: il maschio raggiunge una lunghezza di 13-26 mm e la femmina di 21-36 mm. Le forme giovanili (neanidi) sono biancastre appena nate, diventano scure in poco tempo e attraverso più mute raggiungono lo stadio adulto in 40-50 giorni.

Altre specie di cavallette presenti in Italia sono: Anacrydium aegyptium, specie di colore grigio dal comportamento solitario e non dannosa alle colture; Dociostaurus maroccanus, di colore bruno, presente nel sud Italia; Tettigonia viridissima e Dectigus verrucivorus, specie di maggiori dimensioni e di colore verde e la meno frequente Oedipoda coerulescens, simile a C. italicus, ma di colore grigio con ali azzurre.

Le cavallette compiono una sola generazione l’anno. Le neanidi nascono scalarmente dalla fine di maggio alla fine di luglio, in funzione dell’altitudine e dell’esposizione. I primi adulti compaiono in luglio e si spostano in volo per brevi distanze. L’ovideposizione inizia in agosto in aree circoscritte, dette grillare, caratterizzate da terreni incolti, compatti, esposti a sud e dotati di pendenza e quindi meno soggetti a ristagni idrici. Le uova sono deposte, in numero variabile da 25 a 55, all’interno di una ooteca o cannello sovrapposte le une alle altre ed incollate da un secreto spugnoso. Ogni ooteca viene inserita all’interno di un foro prodotto nel terreno dalla femmina alla profondità di 3-4 cm.

I DANNI E LA LOTTA

Essendo polifaghe, le cavallette possono danneggiare non solo piante spontanee, ma anche colture erbacee, in particolare leguminose foraggere e orticole. Il danno è direttamente correlato al livello d’infestazione e generalmente interessa l’erba medica, particolarmente diffusa nelle zone collinari e alimento preferito dalle forme giovanili.

Purtroppo non è possibile eliminare in modo definitivo tale problema ed i trattamenti con insetticidi abbattenti non riducono il rischio di elevate infestazioni future; si può però contenerlo entro livelli accettabili soprattutto intervenendo in via preventiva con adeguate pratiche agronomiche.

Si consiglia di:

  • individuare i terreni dove vengono deposte le uova (grillare);

  • distruggere le ooteche con lavorazioni superficiali (erpicature) e dissodare i terreni infestati specialmente nel periodo autunno-invernale e comunque entro aprile (esponendo le uova agli agenti atmosferici se ne riduce la vitalità, di conseguenza si abbassa il numero di individui che nasceranno);

  • come lotta biologica, buoni risultati si sono ottenuti negli anni passati allevando e lasciando pascolare nei prati infestati dalle cavallette una squadra di faraone

  • rinnovare i vecchi prati e rimettere a coltura i terreni abbandonati;

INTERVENTI MECCANICI/AGRONOMICI: la conoscenza delle “grillare” permetterà agli agricoltori di effettuare, prima della nascita delle neanidi, lavorazioni superficiali (erpicature, fresature) o dissodamenti per distruggere le ooteche ed esporle agli agenti atmosferici. In tali aree sarà inoltre opportuno rinnovare i vecchi prati e coltivare superfici incolte per ridurre gli habitat favorevoli alla moltiplicazione delle cavallette.

INTERVENTI BIOLOGICI: il naturale contenimento delle cavallette avviene, nelle annate piovose, principalmente ad opera di parassiti fungini, in particolare Entomophthora grylli, ma buona è anche la predazione esercitata da uccelli quali storni, fagiani, tacchini, faraone, rapaci, ecc.. La positiva esperienza di lotta alle cavallette con l’utilizzo di faraone maturata negli anni 1988-1994 e nel 2005 si ritiene possa essere applicata tenendo in considerazione le numerose aziende che nei territori di collina applicano tecniche di coltivazione biologiche che non prevedono l’impiego di prodotti chimici di sintesi.

INTERVENTI CHIMICI: il ricorso alla lotta chimica, in quanto poco efficace e ad alto impatto ambientale, sarà ammesso solo sulle ristrette aree in cui le neanidi appena nate vivono gregarie formando popolazioni molto consistenti e nelle quali non si è riusciti ad intervenire preventivamente sulla base delle indicazioni fornite dal Servizio Fitosanitario regionale.

Tali aree andranno segnalate alle rispettive Amministrazioni comunali e gli interventi dovranno essere valutati dal Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma dopo apposito sopraluogo, che verifichi il superamento di una soglia tecnico-economica. La sostanza attiva insetticida attualmente autorizzata sui prati di erba medica per la lotta alle cavallette sono deltametrina, estratto di piretro ed acetamiprid.

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