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NON È L’ORA DEL GIUSTIZIALISMO!

Tanti gli indagati e moltissime le accuse, si lasci lavorare serenamente la Procura potentina


DE FILIPPO E PITTELLA, DUE GIGANTI: AVREBBERO POTUTO RICAMBIARE LA “CORTESIA” MA SCELGONO UN APPREZZABILISSIMO SILENZIO


DI MASSIMO DELLAPENNA


Non è un caso che questa testata, pur avendo – come e prima dei propri colleghi – la notizia dell’indagine sui “tamponi vip” che sta riguardando tutti i vertici istituzionali oggi al governo della Regione, abbia atteso per dare la notizia. La notizia è sensazionalisticamente stata data, infatti, da una edizione locale di una testata calabrese. Una notizia di questa portata, non è il fattarello che colpisce un quisque de populo nemmeno più in carica, quale ad esempio è l’ex capo ufficio stampa, Calenda.

Per il quale raccontare delle indagini che lo riguardano su ipotesi di peculato e concussione è mera cronaca, quasi un fatto di colore. Un’indagine, che ancora non è chiaro a quali risvolti può portare, che riguarda l’intero assetto di governo regionale, è invece cosa che può cambiare le sorti di un mandato politico. Ecco perché è il caso, in queste circostanze, di mordere il freno e attendere gli sviluppi, anche e soprattutto per il rispetto che si deve agli organi inquirenti, impegnati in una mole di lavoro delicatissima, come quella messa in campo dall’ottimo Procuratore Curcio e dal suo esperto Sostituto Antimafia Montemurro.

IL PERCHÉ DELLA NOSTRA SCELTA EDITORIALE

Era il 2013 quando la Regione Basilicata fu sconvolta dalla notizia dell’inizio dell’inchiesta sulla Rimborsopoli lucana. Avvisi di garanzia e misure cautelari colpirono la Giunta all’epoca guidata dal Presidente De Filippo e quasi tutti i consiglieri regionali in carica durante quella legislatura e la precedente.

De Filippo decise di rassegnare subito le dimissioni dalla Presidenza della Giunta. Era, invece, il 2018 quando Marcello Pittella fu sottoposto a misura cautelare per la nota vicenda di “Sanitopoli”.

Pittella si professó subito innocente, evidenziò che non esistevano indizi a suo carico di nessun tipo e resistette il più possibile, da guerriero qual è, fino a dimettersi quando capì che la situazione aveva ormai raggiunto livelli persecutori. In quella occasione l’opposizione, in primis Gianni Rosa, furono inclementi nei confronti del Governatore, ne chiesero a voce alta le dimissioni.

E, anche a pochi giorni dalla sua completa assoluzione, avvenuta anni dopo a certificare che non aveva commesso alcun illecito, ogni qualvolta in Consiglio regionale si alzava a parlare di Sanità anche lo stesso governatore Bardi replicava con un “parli proprio tu” che, pur facendo riferimento ai suoi pregressi amministrativi, strizzava l’occhio alla sete famelica del sangue dei giustizialisti. Ecco, questo non l’abbiamo mai condiviso e mai soffieremo sul vento incendiario giustizialista. Che, come “Sanitopoli” insegna, nella stragrande maggioranza dei casi porta solo a stravolgimenti politici, con sentenze poi di assoluzione.

IL CONTRAPPASSO DANTESCO

Ecco che, come in un perfetto contrappasso dantesco, oggi un avviso di conclusione indagini per questioni inerenti la gestione della sanità ha colpito il governatore Bardi e la sua Giunta, compreso l’ex assessore Rosa.

L’accusa giudiziaria è peculato, il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione, l’accusa politica è quella di aver scavalcato la fila, abusato dei propri poteri per assicurarsi un trattamento diagnostico per il covid che i cittadini normali non potevano avere.

IL SILENZIO CHE VALE ORO. PITTELLA E DE FILIPPO: CHE SIGNORI!

Come questa testata fino a oggi, anche certa politica intellettualmente onesta, ha scelto la via del silenzio, anche dopo la deflagrazione della notizia. Per Marcello Pittella sarebbe fin troppo facile oggi incalzare il Governo Regionale, inscenare contro Bardi e Rosa la stessa canea che il secondo aveva costruito contro di lui e il primo ha continuamente utilizzato durante il proprio mandato da governatore come clava contro i suoi interventi consiliari.

Per Pittella sarebbe semplice oggi dire che quelli che chiesero le dimissioni di un innocente, quale lui è risultato alla fine del processo, oggi restano abbarbicati alle poltrone.

Per De Filippo sarebbe gioco facile evidenziare che lui si dimise per garantire la trasparenza della Regione mentre i “nuovi” non lo fanno. Con il loro giusto silenzio, De Filippo e Pittella dimostrano uno spessore politico e un’etica della politica che appare ignota dai “nuovi” uomini di Governo, specie qualche consigliere. De Filippo e Pittella danno lezione di “etica ed estetica” della politica con la scelta di non usare la giustizia come clava contro i propri avversari pur essendo stati vittime di queste clavi utilizzate senza pietà alcuna da quelli contro cui potrebbero usarla oggi.


ED ESTETICA DELLE ISTITUZIONI

Ed è proprio quell’etica ed estetica delle istituzioni cui oggi Bardi dovrebbe dare conto. Prima di qualsiasi approccio giudiziario e nella piena convinzione della presunzione di non colpevolezza, Bardi e la sua squadra bene hanno fatto a dar conto di quanto è accaduto in quei giorni caotici dell’inizio della pandemia. Non è rilavante stabilire se ci sia stato un peculato di pochi euro, è importante sapere se il generale abbia avuto accesso ad un trattamento diagnostico che altri cittadini non avrebbero potuto avere.

Questa non è materia di Tribunali, ma di aule della politica ed e’ di questo che questo giornale ritiene di doversi occupare, non di altro e che compete trattare solo a chi di competenza. Ecco perché riportiamo integralmente e senza commenti la posizione di Bardi per dare ai nostri lettori la possibilità di farsi liberamente una idea.

LA DICHIARAZIONE DI BARDI

«Come ho avuto già modo di dire in occasione di una fuga di notizie di qualche mese fa, agli inizi di marzo 2020 ho partecipato a una riunione istituzionale presso la prefettura di Potenza insieme all’allora Prefetto di Matera (Rinaldo Argentieri, ndr), che risultò poi immediatamente positivo.

Come da prassi, tutti i partecipanti dell’epoca sono stati sottoposti a tampone, per limitare l’eventuale diffusione del contagio. Alla riunione erano presenti i rappresentati delle Asl, del Dipartimento Salute, delle forze dell’Ordine e altri ancora. Tutti sono stati sottoposti a controllo, non certo perché “Vip”: era un obbligo, cui nessuno poteva sottrarsi. In due date successive, sono entrato in contatto con due persone positive e per tale motivo sono stato sottoposto a tampone, come previsto per tutti i cittadini.

E mi preme ricordare che ho ricevuto il mio vaccino previa prenotazione in piattaforma, come tutti i lucani. È tutto agli atti. Tutto trasparente. È il mio modo di intendere il servizio alle istituzioni. Mi preme anche evidenziare che i tamponi – dato l’elemento emergenziale – sono stati effettuati personalmente dal Direttore sanitario dell’Asp, che ringrazio, non sottraendo in tal modo personale sanitario alla normale attività in favore dei cittadini. Non sono stati nemmeno “sottratti” tamponi ai cittadini, data la notevole disponibilità e considerando anche che all’epoca il laboratorio del San Carlo processava meno tamponi rispetto alle sue capacità».

«Mi preme a ogni modo ribadire la mia totale fiducia nella magistratura e la completa disponibilità nei confronti degli inquirenti per fare chiarezza su una vicenda che mi addolora molto e che riguarda un periodo – la pandemia – che ha segnato profondamente la mia vita, dato il mio impegno diretto e le mie enormi responsabilità dinanzi a un evento imprevisto e imprevedibile, nei confronti del quale ho investito tutte le mie energie unicamente per proteggere i lucani». Ha dichiarato in una nota diffusa dall’Ufficio stampa, il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.


 

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