BlogRubriche

PER ESTENSIONE N ESSUN M ODELLO SOCIALE È MIGLIORE DI UN ALTRO

L’appuntamento con le tematiche sociali che attanagliano il nostro tempo


DI ANTONIO SALERNO


Il grande albero del pensiero che si regge sulle radici della “quiddità” umana ergendosi maestoso nella dimensione temporale fa scorrere nell’imponente fusto la linfa della necessità speculativa, della ricerca, della conquista del bello e delle emozioni fino ai rami principali: la cosmogonia, la cosmologia e il pensiero introspettivo.

Tutto ciò che segue è una folta neofitosi da cui germogliano le branche specialistiche.

Questa immagine ci serve a stigmatizzare con una sineddoche l’essere umano inteso in senso ontologico. Oggi che possiamo osservare la terra dallo spazio e comprendere l’universo nella mente possiamo senz’altro trovare una guida nell’interpretazione delle dinamiche sociali e geopolitiche nelle quali ci troviamo immersi.

È necessario però partire da un assioma: nessun uomo è migliore di un altro in quanto nessun parametro, che non sia umano, basta a slivellare una tale qualità altrimenti, accettando l’idea relativistica di “universo individuale” “monade spirituale”, avremmo per lo stesso oggetto infiniti punti d’osservazione ed infiniti parametri di giudizio raccolti in un coacervo di idee fuse nel crogiuolo di una anarchia morale. Per estensione nessun modello sociale è migliore di un altro. Se si accetta questa condizione si potrà dedurre che come un albero cerca la luce indirizzando al cielo la sua altezzosa chioma così l’uomo, singolo o sociale, cerca la felicità.

In neurofisiologia il tutto viene spiegato con l’attivazione recettoriale nei centri della gratificazione ma l’arido gergo scientifico non soddisfa l’universalità dell’esigenza di ricerca del pensiero filosofico quindi ci limiteremo a dire che l’uomo tende alla felicità come i rami di un albero tendono alla luce. Il cibo e gli stimoli esterni indotti, quelli proposti dal modello consumistico, compreso l’uso delle droghe, creano sensazioni.

Questa molla ha spinto in avanti intere civiltà che si sono evolute nella ricerca e nella conservazione di questo tipo di gratificazioni che necessita di un enorme sottrazione di risorse dall’ambiente esterno a vantaggio dei bisogni dell’uomo: queste società sono le più aggressive, sempre a caccia di mezzi materiali indispensabili a soddisfare il fine ultimo dell’ottenimento della felicità indotta. Il capitalismo è il mezzo per procacciare tali risorse.

L’edonismo è la filosofia che sottende all’azione. Fanno da contraltare a questo modello quelle forme sociali che fondano la ricerca della felicità sul pensiero speculativo e introspettivo. Platone, il grande maestro, figlio spirituale del pensiero speculativo di Socrate pone la prima pietra, nella filosofia occidentale moderna, sulla strada della ricerca della felicità interiore e della guida morale.

Ma pur facendo a meno della nostra tradizione si trovano magnifici, puri, adamantini esempi di ricerca introspettiva nella cultura orientale.

Queste sono le civiltà più miti, meno esigenti che trovano un esempio della loro forza nel pensiero politico di Gandi. Pare che l’umanità non riesca a fare una sintesi delle qualità contrapposte gettandosi ottusamente, ciclicamente, con un moto senza posa nel circolo vizioso delle contrapposizioni e delle prevaricazioni.

Chiedendo in prestito a Joyce un frammento di saggezza affermeremo che “l’annientamento del mondo e il conseguente sterminio della specie umana è un fatto inevitabile ma non prevedibile”.

I fattori che potrebbero portare a questo risultato sono molteplici ma prevale tra i tanti quello del cannibalismo capitalistico amorale legato più di tutti alla condizione biologica primordiale in quanto ogni parassita che si nutra della sostanza altrui avvicina la propria fine ad ogni boccone decretando con l’estinzione dell’ospite la propria medesima estinzione concetto questo che giustifica ogni provvedimento di quarantena.

A fare da contraltare vi sono quei modelli culturali e sociali che assecondano l’esigenza della ricerca della felicità attraverso una perfetta integrazione con l’ambiente esterno visto come parte del tutto.

Percorrendo la via della meditazione e della ricerca interiore tutta la felicità del mondo si scopre nel mondo stesso e la scomparsa di un frammento, anche infinitesimale, di mondo comporta la perdita di una parte di felicità. Una immagine che troviamo nelle pagine di Milton: una gioia contemplativa della creazione.

Forse questo modello, traghettato dall’idea cristiana di paradiso, ci appartiene molto più di quanto riusciamo a percepirlo celato dal buio delle coscienze cresciute all’ombra delle posticce, monumentali, illusionistiche, babeliche opere della saprofita ambizione. Ma qualunque ne sia la causa la prospettiva sulla vita cambia nella mente speculativa e rimane invariata in quella meccanicistica: gli appetiti ed il pensiero provengono da mondi diversi, connessioni, sinapsi, aree differenti del cervello e dell’organismo: neurovegetativo, corticale: teoria delle quattro “M”: mandrie, mandriani, macelli, merda! Poesia: stelle, luce, emozioni, pensiero.


 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti