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REFERENDUM, FLOP DI PARTECIPAZIONE

Bisogna riportare a votare i giovani, 10 lucani su 100 sono fuorisede: è la percentuale più alta d’Italia


Con le nuove tecnologie urge una legge che consenta di poter votare da remoto, altrimenti a rischio la democrazia


Affluenza decisamente bassa per il referendum sulla riforma della giustizia.

Circa 450 mila gli elettori lucani chiamati ad esprimersi sui cinque quesiti referendari; 80 mila quelli interessati anche dal voto amministrativo (dove l’affluenza è stata decisamente maggiore). Il dato sull’affluenza alle urne per il referendum abrogativo è impietoso: secondo il Viminale, solo l’11,4% degli aventi diritto si è recato ai seggi, la percentuale di votanti non è mai stata così bassa. Il quorum, pari al 50%+1 dei votanti, era chiaro già al secondo dato delle 19 che non sarebbe stao raggiunto.

Lo spoglio verrà ugualmente effettuato alla chiusura dei seggi. Un referendum che ha captato poco interesse nei cittadini. Per capirlo basta guardare ai precedenti. Al referendum fallito sulle trivellazioni, che a fine giornata raggiunse il 31,12% dei votanti, all’intermezzo delle 12 aveva votato solo l’8% dei votanti. Viceversa decisamente diversi erano i dati per il referendum costituzionale del 2016, che raggiunse l’affluenza record in Italia del 68%, con le punte più alte in Veneto ed Emilia Romagna.

Nonostante il tema questo referendum ha visto poco interesse, c’è da dire che anche l’assenza di giovani votanti ha fatto la sua parte. Numerosi gli studenti fuori sede che in queste settimane hanno infatti avviato una rpotesta social per il loro diritto negato di votare nel centro dove si trovano per studio (tema che affrontiamo meglio nella pagina seguente nd.).

Decisamente diversa la percentuale di voto nei centri dove vi è stato il rinnovo del consiglio comunale e la scelta del nuovo sindaco che interessa infatti 22 comuni lucani, 17 in provincia di Potenza e 5 in provincia di Matera. Il ballottaggio è possibile solamente a Policoro, unico Comune al voto con oltre 15 mila abitanti. Se nessuno dei tre candidati sindaci raggiungerà il 50% + 1 della preferenze si dovrà tornare alle urne domenica 26 giugno per il ballottaggio.

Il comune lucano con meno abitanti in cui si è votato è stato San Costantino Albanese in provincia di Potenza con 778 abitanti. Lo spoglio per le amministrative comincerà oggi alle 14. Dati affluenza alle 12:00 È del 4,45% il numero dei lucani che si è recato alle urne in mattinata. Affluenza molto bassa per il referendum, in linea con la media nazionale. Il dato cresce nei 22 comuni interessati dalla tornata amministrativa con una media è del 16,4%. Il comune con la percentuale maggiore nella mattinata è stato Castelgrande, dove si è recato alle urne il 28,32% degli aventi diritto; quello con la percentuale minore Abriola con l’11,26%.

Dati affluenza alle 19.00 Alle 19, affluenza intorno al 10% per i cinque quesiti referendari, poco al di sotto della media nazionale, che si è attestata intorno all’11.45% Il dato cresce nei 22 comuni interessati dalla tornata amministrativa: qui la media è del 35,63% rispetto al 38.06% delle precedenti elezioni.

A Castelgrande, dov’era stata presentata una solo lista, si è recato alle urne il 58.67% degli aventi diritto. Quorum, dunque, abbondantemente superato per Francesco Cianci, candidato unico alla poltrona di sindaco.


Voto a distanza negato ai “fuorisede”
La Basilicata conta il numero più alto


DI ANDREA CARCURO


L’ultima tornata elettorale ha riportato alla luce un vecchio ma ormai noto problema: l’Italia è l’unico paese in Europa, in compagnia di Malta e Cipro, dove non è previsto in alcun modo il voto a distanza per chi vive al di fuori del proprio comune di residenza. Uno studio Istat del 2018, e quindi con numeri a ribasso, parla di circa 3 milioni di italiani (oggi si stimano 1 milione in più) fuori sede di cui 54 mila lucani, che per motivi di studio o lavoro escono dalla regione. 900 mila solamente al sud tra Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e appunto Basilicata.

Attualmente l’unica soluzione, per consentire ai numerosi fuorisede di votare, è l’introduzione di sconti parziali sui vari mezzi di trasporto: dal 60% al 70% di rimborso per treni regionali e a media-lunga percorrenza e 40% per aerei.

L’inadeguatezza di questa misura è dimostrata anche dalle antiquate modalità di erogazione del rimborso, consentito solo in caso di acquisto del biglietto nelle biglietterie e nei punti vendita autorizzati insieme alle agenzie, tagliando fuori di fatto l’online.

È noto da anni come la mobilità tipica delle regioni del Sud, in particolare della Basilicata che conta il maggior numero di fuorisede in rapporto alla popolazione residente, sia principalmente verso le regioni del nord come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte accompagnate dalle regioni del centro come Lazio e Toscana.

Sono quest’ultime le maggiori destinazioni dei fuorisede lucani, secondo un grafico dei flussi elaborato da Open Data Sicilia sulla base dei dati Istat sopra citati. La notevole distanza da coprire per tornare a votare va dunque maggiormente a svantaggio delle regioni meridionali oltre a rappresentare per tutti una piena violazione della libertà di voto, contraddistinta in primis dalla sua gratuità. 10 lucani ogni 100 residenti sono in uscita dalla regione, accompagnati da circa 30mila in entrata.

Il numero in rapporto dei lucani in uscita è il più alto d’Italia insieme a quello del Molise, seguito da Valle d’Aosta e Abruzzo con 8 fuorisede ogni 100 residenti.

Preoccupa come negli anni nessuno dei parlamentari lucani si sia mai fatto carico di una simile problematicagiunta negli scorsi mesi anche in Commissione Affari costituzionali grazie all’audizione di Rete Voto Sano da Lontano. Di 5 proposte di legge nessuna è arrivata in Aula, dove ne era stata calendarizzata anche la discussione poi cancellata.


 

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