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SU CICALA INVOCATI DRAGHI E MATTARELLA

Il Re chiede aiuto a Bardi che nicchia, Piro si rivolge direttamente alle 2 massime cariche istituzionali


Ma se la politica vuole essere davvero seria, ci vorrebbe la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio regionale


La riunione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale prevista per oggi sarà di quelle infuocate, considerati gli scontri ad alta tensione che in questi giorni si sono consumati tra presidente e vice presidente rispettivamente Carmine Cicala (Lega) e Francesco Piro (FI).

Il forzista che da tempo chiede una maggiore terzietà del ruolo della presidenza e dall’altra il leghista che si sente vittima di un attacco personale.

Nel mezzo però, dopo giorni di comunicati e frecciatine al vetriolo, è stato tirato in ballo addirittura il presidente della Regione Vito Bardi.

Carmine Cicala pare aver gradito pochissimo le accuse rivoltegli sull’immobilismo dell’Udp che non viene convocato da oltre 40 giorni con tutte le conseguenze del caso.

Il leghista non ha retto alla pressione delle critiche e ha ceduto addirittura arrivando a chiedere sostegno al governatore Bardi e di intervenire ufficialmente «sulle volgari e imbarazzanti esternazioni del consigliere di maggioranza Francesco Piro.

Le parole usate negli ultimi giorni nei confronti di chi ricopre un ruolo istituzionale, quale quello di Presidente del Consiglio regionale, oltre ad avere il sapore della sfida e a non rispettare i minimi canoni di educazione interpersonale, sviliscono alla base il valore stesso delle Istituzioni».

Dal canto suo Bardi, poco propenso alle liti e a confronti di questo tipo, non ha potuto far altro che richiamare tutti nell’usare toni civili.

Le beghe interne alla maggioranza però, a cui ormai assistiamo da tre anni a questa parte, non possono che essere risolti tra i segretari dei partiti che compongono la maggioranza.

Il governatore Bardi non ha potuto far altro che chiedere ai segretari di centrodestra un nuovo incontro che dovrebbe avvenire subito dopo le amministrative.

Ma per provare a buttare acqua sul fuoco, l’unico cosa che il governatore ha potuto fare è stata quella di un appello a tutte le forze di maggioranza: «Se vogliamo vincere di nuovo in Basilicata, dobbiamo lavorare sulle tante cose da fare, sui tanti provvedimenti bloccati in Consiglio regionale e sulle tante scelte ancora da compiere.

Se si vuole riconsegnare la Basilicata alla sinistra, invece, si può continuare con questa furia autodistruttiva che nulla ha a che fare con la politica vera, quella che si occupa del bene comune. Non posso più tacere, me lo impone la mia storia, il mio carattere, la mia cultura».

Ma mentre Cicala chiede appoggio al governatore che rimanda ai segretari di partito per fare una volta per tutte chiarezza, Piro dal canto suo chiede sostegno a Draghi e Mattarella.

Il forzista in una nota inviata al governo nazionale ha chiesto di «intervenire sulla inefficienza e inutilità di Cicala che va isolato e cacciato per il bene e l’onore della Regione Basilicata ».

«Non avendo come smentire le accuse che gli vengono rivolte – afferma Piro – reagisce con l’unico modo che una persona inutile come lui conosce, rivolgersi a ‘papà’.

Dimentica però che la persona a cui chiede di intervenire è il Presidente di tutti i Consiglieri regionali e non soltanto il suo.

Dopo aver chiesto la difesa di Marti, suo commissario di partito, ora la chiede al Presidente Bardi che ovviamente lo ignora.

A maggior ragione oggi sono ancora più convinto di quello che penso, con dati di fatto, di questo strano personaggio, ambiguo, privo di dignità e indifferente a tutti».

«Concordo con le Parole del Presidente Bardi, tantissime le cose buone che come Maggioranza stiamo facendo e che sicuramente continueremo a fare.

Ma per tutelare le Istituzioni ed in particolare la Presidenza del Consiglio regionale è sfiduciare Cicala, che ripeto essere Inadeguato e indifferente a tutti» conclude Piro.

La riunione dell’UdP di oggi che prevede soprattutto per il presidente Cicala punti fondamentali come l’approvazione del nuovo regolamento che gli porterebbe maggiore potere e autonomia su scelte fondamentali non è detto che fili liscia come si era immaginato prima di convocarla.

Dopo queste ultime parole infuocate è certo che Piro non gli renderà vita facile.

 

 


DI MASSIMO DELLAPENNA


La Presidenza di un’Assemblea Legislativa è una carica istituzionale, una funzione “super partes” che dovrebbe liberare chi la riveste da ogni tentazione di parte.

In un mondo ideale, la Presidenza del Consiglio Regionale sarebbe l’equivalenza regionale della Presidenza della Camera o del Senato, al di sopra delle parti a tutela di tutti e, soprattutto, del corretto funzionamento del Consiglio Regionale.

In questa sua plombea istituzionalita’ c’è la forza e la debolezza della carica che consente di volare alto ma dovrebbe impedire di cadere nelle polemiche. Di norma, subito dopo la sua elezione, il Presidente dell’Assemblea dovrebbe diventare il Presidente di tutti.

CICALA È IL PRESIDENTE DI TUTTI?

Già durante la sua faticosissima elezione, tra assenze, rinvii, presenze forzate dei segretari di Partito era evidente a tutti che non ci sarebbe stata nessuna condivisione né sul nome, né sul metodo.

Cicala non veniva scelto per la sua terzieta’ ma per essere il necessario punto di equilibrio apparente tra le anime della Lega e tra la Lega e gli altri Partiti di maggioranza. Un equilibrio apparente che, in realtà, non lasciava soddisfatto nessuno né nella Lega né nella maggioranza.

La sua elezione altro non fu che un rinviare il problema, un non voler vedere ciò che stava accadendo, un immaginare che poi in qualche modo le cose si sarebbero risolte come per magia.

Una scelta da equilibrista da parte della maggioranza e dello stesso Presidente Bardi che oggi si chiama fuori dalla polemica ed invita le parti politiche ad un maggior rispetto delle istituzioni.

LO SCHEMA 2-3-1 E IL BARDI TER

Lo schema cencelliano con cui è nato il Bardi ter, dopo il pasticcio del Bardi bis, trovava una sintesi numerica nel 2-3-1, ovvero in due postazioni a FdI, 3 alla Lega e 1 a Forza Italia con la suddivisione ulteriore all’interno della Lega che prevedeva che i tre posti fossero divisi tra la corrente Fanelli-Pepe, la corrente del Vulture di Merra e Zullino (con il secondo che subito dopo manifestò il suo dissenso coalizzandosi con Vizziello e Baldassare) e, infine, una postazione alla corrente della Val d’Agri che vedeva in Cicala l’unico possibile e indiscutibile nominativo.

Non una scelta super partes di tipo istituzionale ma una scelta di tipo spartitorio non fondata sull’equilibrio del titolare della carica ma sull’equilibrio numerico necessario per sostenere il Governo Regionale.

Che tutto fosse poco felice lo si capì già durante il voto e, soprattutto, dopo l’elezione di Piro alla vicepresidenza del Consiglio.

Una scelta che, però, consentì a Bardi di continuare a governare e che fu, pertanto, caldeggiata dallo stesso Predsidente che preferì la continuità della poltrona all’etica ed estetica delle istituzioni che non avrebbe mai confuso le cariche istituzionali con quelle di governo né avrebbe mai consentito che le prime diventassero merce di scambio per le seconde.

PIRO IL CASTIGA COSTUMI

Nell’accettare l’elezione, Piro mise subito in chiaro che il compito che si era assegnato era proprio quello di controllare Cicala e la sua visione monarchica della carica. Un compito che in verità il consigliere di Lagonegro sta esercitando in modo egregio e in perfetta coerenza tra le dichiarazioni e le azioni.

Una funzione di controllo e di mitigazione delle pretese monarchiche di Cicala che sta mettendo in difficoltà Re Carmine.

SFIDUCIARE CICALA

Logica vorrebbe che Cicala prendesse atto di non essere più super partes, di non piacere neanche a tutta la maggioranza con la conseguenza logica di dover rassegnare le proprie dimissioni.

Qualora ciò non avvenisse e la frattura tra la maggioranza a Cicala fosse non ricomponibile sul serio resterebbe in campo solo la situazione della “mozione di sfiducia” che, al netto del suo valore giuridico su cui si può discutere avrebbe il valore politico di chiarire se il Consiglio ritenga ancora di essere rappresentato correttamente dal suo Presidente.

Una soluzione che Piro ha fatto capire di non escludere e che metterebbe seriamente in difficoltà il Consiglio Regionale e aprirebbe le fibrillazioni mai guarite della maggioranza.

BARDI RINVIA AL DOPO ELEZIONI

Nel suo comunicato stampa Bardi nello stigmatizzare i toni della politica, rinvia la discussione al dopo amministrative chiedendo un ulteriore incontro ai segretari dei partiti di Maggioranza.

Una scelta che forse consentirà di ricostruire una pace momentanea e apparente come già accaduto nella nascita del terzo governo Bardi in tre anni ma che non sembra in grado né di garantire il funzionamento del Consiglio Regionale né la tenuta reale della maggioranza..

Le istituzioni restano cose serie e dovrebbero essere tenute al riparo dalle lotte interne ai partiti e tra i partiti, una scelta che, però, non sembra appartenere al Presidente Bardi, al Presidente Cicala e ai partiti di maggioranza.


 

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