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CASE DELLA COMUNITÀ NEL PAESE DEI BALOCCHI

L’appuntamento con le tematiche sociali che attanagliano il nostro tempo


DI ANTONIO SALERNO


Come i nostri lettori sanno questa è prima di tutto una rubrica culturale che ama ispirarsi ai grandi pensatori per poi lasciarsi guidare, come Dante con Virgilio, attraverso l’intricato dedalo delle dinamiche sociali ed umane. Pertanto oggi scomoderemo Immanuel Kant e Collodi ai quali chiederemo di prestarci qualche immagine esplicativa uscita dal cilindro delle loro menti geniali. Kant, in un contesto totalmente differente, formula il seguente concetto: “Se un cieco decreto o un irrazionale volere regge le vicende del mondo, è vano chiedersi il perché di quel che accade: la funzione della ragione è resa superflua”.

Chi guardasse la collocazione proposta per le “Case della Comunità” in Val D’agri capirebbe subito che la ragione è stata messa completamente da parte.

Due Case nel raggio di pochi chilometri, una a Sant’Arcangelo e una a Corleto Perticara, e il resto della Valle priva del servizio. Quando poi si viene a sapere che i Sindaci sono stati chiamati a decidere su argomenti così delicati e strategici per la tutela della salute di una popolazione e che questi sono stati i risultati si pensa subito al paese dei balocchi dove tutto è una festa e i partecipanti hanno coda e orecchie lunghe e ragliano invece di parlare. Partiamo dalla geografia: la valle dell’Agri, meravigliosa terra, si estende da un punto di vista geopolitico e dei servizi da Marsiconuovo a Sant’Arcangelo distanti circa 70 chilometri. Ufficiosamente viene suddivisa in alta e bassa Val D’Agri.

La Casa della Comunità invece fa parte di quella riforma con cui il governo intende creare una separazione netta tra la medicina ospedaliera e dei pronto soccorsi e la medicina territoriale e lo fa con i decreti DM70 e DM71. La Casa della Comunità è un pezzo di quella che viene definita medicina territoriale alla quale vengono assegnate prerogative molto precise, prima tra tutte la prossimità: “è il luogo fisico di riferimento per la comunità in cui insiste”.

Non ci pare proprio che 70 Km possano soddisfare il concetto di prossimità. Crediamo che non si possa parlare di medicina del territorio quando la metà della popolazione di un’area rischia di essere esclusa, sulla base di criteri illogici, da un servizio che prevede la messa in rete delle cartelle di tutti i medici di famiglia al solo fine di consentire un corretto approccio al paziente che si rechi a qualunque ora del giorno o della notte in quel luogo per una esigenza sanitaria o socio assistenziale.

Una tale polarizzazione del servizio crea un disagio e in alcuni casi una vera e propria preclusione all’accesso per i cittadini della media e dell’alta Val d’Agri senza aggiungere nulla a quelli della bassa Val D’Agri per i quali, seguendo le indicazioni ministeriali, la presenza di una sola struttura sarebbe più che sufficiente a soddisfarne le esigenze. Sono enormi i vantaggi di una Casa della Comunità ben organizzata che garantisce un servizio medico e infermieristico H24 con la presenza di medici di medicina generale e specialisti H12 sei giorni su sette, la possibilità di eseguire esami ecografici, elettrocardiogrammi e spirometrie e che potrà contare su un filo diretto con le Strutture Ospedaliere e i Pronto Soccorsi.

Un servizio che prevede la presenza contemporanea di Assistente Sociale, Psicologi, infermieri, Medici specialisti e Medici di Famiglia per la gestione multi disciplinare del paziente cronico senza la necessità di passare dagli ambulatori ospedalieri e territoriali se non quando realmente necessario. Si pensi al vantaggio di poter ricevere assistenza adeguata in tempo reale senza rivolgersi al Cup che oggi, proprio a causa della mancanza di un filtro, è costretto a fissare le visite a date non compatibili con la tutela della salute. La medicina territoriale si traduce in prevenzione, diagnosi precoce, monitoraggio della patologia, integrazione con altri servizi come quello infermieristico, psicologico e di assistenza sociale. Tradotto in linguaggio comprensibile a tutti, un paziente troverà nella Casa della Comunità una immediata risposta alla propria esigenza di salute con adeguato inquadramento diagnostico, supporto specialistico, possibilità di invio al PS o all’Ospedale di riferimento con servizio ambulanza del presidio o anche, come avviene nella maggior parte dei casi, monitoraggio domiciliare.

Vale la pena sottolineare che alla Val D’Agri è stato negato l’Ospedale della Comunità che avrebbe consentito addirittura la degenza per la gestione protetta di pazienti per i quali non è previsto il ricovero in Ospedale in quanto non in fase acuta.

Ci chiediamo se questi signori ai quali viene istituzionalmente affidata la qualità delle nostre vite e la gestione dei soldi dello Stato abbiano la minima idea del compito a cui devono attendere che è quello di fornire servizi sempre più efficienti ottimizzando le risorse esistenti e riducendo al minimo gli sprechi e se sono consapevoli del fatto che certe scelte non possono prescindere dal coinvolgimento di esperti a cui dev’essere affidato il ruolo di progettazione e messa a regime dei servizi.


sveste per fare il trapezista e poi il domatore di leoni forse ha fatto il suo tempo visto che poi a pagare per l’incompetenza della politica sono i cittadini.

Un buon amministratore dovrebbe avere capacità di programmazione, di supervisione della spesa, di indirizzo politico e non l’ardire di prendere decisioni azzardate improvvisandosi imprenditore turistico, esperto di politica sanitaria, dei trasporti ecc. : è ora di valutare l’operato della politica dai risultati che produce. Ci domandiamo perché un anziano dell’area SUD dimesso dall’Ospedale fuori dall’orario di accesso all’ambulatorio del proprio Medico debba poter ricevere la prescrizione dei farmaci o un certificato medico potendo scegliere tra due Case della Salute poste a pochi chilometri e uno residente in un comune a monte della diga deve percorrere 100 Km tra andata e ritorno o aspettare al giorno dopo.

Forse a qualcuno è sfuggito il fatto che un Medico di base dopo aver effettuato l’orario di studio previsto dalla convenzione di quattro ore per i massimalisti, può chiudere lo studio e spegnere il telefono essendo garantita la continuità del servizio proprio dalla Casa della Comunità. In sintesi lo spirito del decreto era quello di fornire ai cittadini un servizio di “medicina di prossimità” e di “ Medicina del territorio” H24.

Ora ci ritroviamo nella situazione in cui un paziente residente nei comuni di Marsiconuovo, Paterno, Marsicovetere, Tramutola,Viggiano, Moliterno, Sarconi, Montemurro, Spinoso pur avendo il diritto e la possibilità di avere una Casa della Comunità collocata in un sito facilmente accessibile da tutti questi Comuni dovranno recarsi a Corleto Perticara o a Sant’Arcangelo per ottenere delle prescrizioni o una prestazione sociosanitaria.

È fin troppo evidente che una tale dislocazione del servizio non possa garantire i vantaggi della medicina di prossimità calata nel territorio, di quella medicina che si avvicina al cittadino e prende in carico tutte le problematiche che non riguardano la fase acuta della patologia, prerogativa quest’ultima, dei Pronto soccorsi e degli Ospedali. Con tutta la buona volontà, da qualunque parte la si guardi, non vi è un briciolo di razionale in questa scelta ma soprattutto è stato tradito lo spirito e i dettami del DM71 che pretende la creazione di un servizio socio-sanitario vicino al cittadino.

Ma non dimentichiamo che in questa Regione si ostentano le cariche nelle parate e nelle adunanze nascondendo le orecchie e la coda sotto cappelli e abiti firmati. Ma le decisioni prese in posti segreti portano a risultati che sono sotto agli occhi di tutti e che si commentano da soli.

Tornando a Kant il primato della ragione pratica è il primato dell’azione permeata dalla ragione. Nel paese dei balocchi la ragione rimane appesa al chiodo al pari delle lunghe orecchie che rimangono ben salde sulla testa di certi politici.

Tutto è spicciolo mercanteggiamento: io ti concedo qualcosa a scapito di decine di migliaia di cittadini, come fregio al tuo potere contrattuale, e tu mi devi un favore. Una politica vecchia fatta da melliflui, vetusti mercanti, inamovibili, i cui nomi fanno rabbrividire quando li si trova ancora stampati in epigrafe accanto alle cariche che ricoprono. Questi personaggi sono stati i protagonisti delle miserie, dei disastri e dello stato di arretratezza in cui versa la nostra area.

Non ci resta che sperare nella venuta di un buon Gesù che restituisca dignità al Tempio della politica scacciandoli via con la sferza della cultura e della morale, loro nemici mortali. Chiudiamo con Kant, che ci ha pazientemente assistiti in questa passeggiata nelle lordure di certa politica lucana il quale diceva, parlando di filosofia ai filosofi: bisogna togliere di mezzo il sapere per fondare la moralità.

Nel nostro caso basta scoperchiare le teste per far drizzare le asinine orecchie e far capire alla gente che la moralità garantisce tutti e che la superficialità, l’ignoranza, la malafede di certi amministratori cadranno come una mannaia sul collo di ognuno di noi creando uno stato di disagio permanente ad una collettività che già sopporta infiniti disagi.

Il tutto viene perpetrato spendendo soldi pubblici inutilmente e fuori dalle logiche che hanno prodotto quei finanziamenti, adottando criteri che esulano da ogni logica politica ed amministrativa. Lo dimostra il fatto che a fronte di 12 Case della Comunità previste, seguendo le imperanti logiche di spartizione, ne sono state assegnate 17 a scapito della dotazione economica delle stesse cosa che invece non è avvenuta nella vicina Campania nella quale evidentemente prevale, in mezzo a tante difficoltà, la linea della programmazione e della razionalità.

Per oggi ci tocca appuntare un altro nastro nero sul braccio in segno di lutto per l’ennesima possibilità di crescita uccisa dai soliti noti colletti bianchi.


 

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