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“MASSERIA LA ROCCA”, DOPO OLTRE 20 ANNI PARTITA CHIUSA: DEFINITIVO RIGETTO DELL’ISTANZA

La Rockhopper deve rinunciare alla ricerca del petrolio tra Potenza e Brindisi Montagna, nel PiTesai zona per il 48% non idonea: il Ministero chiude l’iter con un secco no


Istanza di permesso per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma lucana denominata “Masseria La Rocca”: a distanza di oltre 20 anni, la pratica è finalmente chiusa. La Regione, anche con l’apporto dell’ultimo assessore all’Ambiente che ha avuto modo di occuparsi della pratica, Gianni Rosa, ha vinto: il pinguino della Rockhopper non vedrà nè Brindisi di Montagna, nè tantomeno, Potenza.

Come accennato, la vicenda copre un arco temporale esteso: l’istanza citata, è stata presentata nel dicembre del 1997. L’ultimo aggiornamento, invece, risale a poco più di 48 ore fa, ed è la comunicazione che dalla Direzione generale Infrastrutture e sicurezza del Dipartimento per l’Energia del Ministero della Transizione ecologica, è stata inviata proprio alla Rockhopper: «Chiusura del procedimento e conseguente rigetto».

Nel corso degli ultimi anni, l’incrocio dei ricorsi alla Giustizia Amministrativa, c’è stata anche una pronuncia della Corte Costituzionale, e poi nei mesi scorsi, l’ufficialità a febbraio, la conclusione dell’iter di approvazione del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTesai) che individua le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale. Carta delle aree idonee che ad aprile è stata aggiornata da Ispra a seguito della trasmissione da parte della Regione Basilicata di ulteriori strati informativi relativi alle categorie ambientali definite dal PiTesai.

Già nel dicembre del 2018, dal Consiglio dei Ministri, il preavviso di rigetto dell’istanza. Preavviso, puntualmente impugnato dalla Rockhopper. Ad ogni modo, contestualmente all’approvazione del PiTesai, la previsione che avrebbero potuto proseguire l’iter istruttorio solo le istanze di permesso che prevedono solo un progetto volto alla ricerca del gas, e non anche quelli aventi come obiettivo la ricerca del petrolio, «purché si trovino in aree definite dallo stesso PiTesai come potenzialmente idonee».

A decidere il destino dell’istanza “Masseria La Rocca” della join-venture costituita dalle società Ttola E&P Italia Spa, Eni SpA e Rockhopper Italia, ricadente in un’area compresa tra Potenza e Brindisi di Montagna, i rilievi tecnici e cartografici: l’area è risultata ricadente parzialmente in area non idonea come definita dal suddetto piano (48,16%). Per questi e altri motivi, la Rockhopper, il cui obiettivo previsto per la ricerca era «ad olio», ha alzato bandiera bianca rinunciando anche al ricorso contro il preavviso di rigetto dell’istanza.

In Basilicata sono attivi i due più grandi giacimenti a terra europei, Val D’Agri e Gorgoglione, dei quali è nota la significatività sia per le riserve ancora recuperabili, sia per la durata di probabile vita produttiva dei giacimenti stessi. Quello di “Masseria La Rocca”, però, era e rimarrà un progetto su carta: chiuso il procedimento, dal Ministero è arrivato il definito rigetto dell’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi


 

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