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STRATEGIE: CHI CAMBIA E CHI NO

Da Ruoti a Palazzo S.G: dall’eterno ritorno di Salinardi al nuovo del modello Draghi


DI MASSIMO DELLAPENNA


Le elezioni amministrative nei piccoli comuni sono sempre un crogiuolo di liste civiche, frutto di alleanze atipiche, aggregazioni politiche e storie personali.

Anche questa tornata amministrativa non fa eccezione e curiosando tra le liste si possono vedere tante curiosità.

IL RITORNO DI SALINARDI

«Anche se votate lei, il sindaco lo farò comunque io», furono queste le parole con cui cinque anni fa Salinardi chiuse la campagna elettorale di Scalise, una dichiarazione di dominio feudale sul Comune nel quale incoronava come suo viceré, la candidata sindaca che, poi, sarebbe diventata primo cittadino.

A quella dichiarazione di possesso feudale non ci furono dichiarazioni di meraviglia, né da destra né da sinistra, sembrava quasi normale, tanto era l’idea collettiva che il Comune di Ruoti “appartenesse” a Salinardi.

Dopo cinque anni le recenti vicende giudiziarie hanno avuto il compito di svelare da un lato che oa fragilità della Scalise era soltanto apparente dall’altro che la volontà di dominio della famiglia Salinardi avrebbe cercato in tutti i modi di proseguire la sua azione in tutti i modi.

Senza voler anticipare le sentenze o voler intaccare il principio di non colpevolezza nella ferma convinzione che ciascuno sia innocente fino a prova definitiva, si può dire che quella del quinquennio appena trascorso, più che una sindacatura normale sia stata una vera e propria battaglia di emancipazione e di libertà compiuta dalla Scalise e dalla sua amministrazione contro un sistema che vedeva coinvolti politici, giornalisti e anche funzionari pubblici. Nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva e noi crediamo fermamente in questo principio né ci appassionano gli aspetto giudiziari della vicenda.

Certo è che, a distanza di cinque anni si dovrà comunque dare onore e merito a questa donna, a questo grande sindaco che, senza fare rumore e senza il sostegno di nessuno ha provato a condurre un’autentica battaglia di cambiamento. Quanto questo cambiamento sia piaciuto ai cittadini di Ruoti si potrà scoprire alla fine della campagna elettorale che vede nuovamente in pista il sindaco Salinardi.

Più che il giudizio della magistratura che ha i suoi tempi e le sue regole, sarà il giudizio democratico del popolo ruotese a stabilire, non tanto le ragioni e i torti, quanto se il popolo di Ruoti abbia più o meno voglia di farsi governare da chi, esattamente cinque anni fa, con quella dichiarazione sul palco affermava la sua volontà di dominio sul Comune.

MODELLO DRAGHI A PALAZZO SAN GERVASIO

Particolarmente curiosa la sfida che si gioca a Palazzo San Gervasio, dove non sarà sfuggito ai più attenti che nella lista guidata dall’ex consigliere della Margherita Liberatore, accanto ad alcuni esponenti del Pd e di Italia Viva c’è il braccio destro del Senatore Pepe, l’ottimo consigliere provinciale della Lega e collaboratore dell’assessore Fanelli, Giovanni Barbuzzi.

Una sorta di coalizione “Draghi” che, seppur nella logica del civismo tipico delle elezioni nei piccoli comuni propone uno schema piuttosto insolito, soprattutto perché vede protagonista un esponente di primo piano del gruppo dirigente della Lega. All’interessante laboratorio politico Pepe-Fanelli- Polese, si contrappongono due liste, tra le quali spicca quella di Mario Saluzzi, soprattutto per la figura del candidato sindaco.

Saluzzi è il conservatore della Pinacoteca d’Errico che negli anni della sua gestione ha preso una centralità che mai aveva avuto prima.

Oggi si candida alla guida del Comune alla testa di una lista civica portando con sé il bagaglio di esperienze e di rapporti che ha costruito in questi anni.


 

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