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LA REGINA, SEGRETARIO DI MINORANZA

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E’ bastata tutta l’incapacità politica di Raffaele La Regina a mettere su perfino qualche listarella elettorale a trazione PD per risvegliare l’ordalia moralistica della sua intoccabilità, ormai il vero e proprio dogma democratico della sinistra perdutamente innamorata della sconfitta. Ora, lasciamo stare che la difesa d’ufficio abbia le sembianze surreali della sorella e di un lessico inaccettabile per la frequenza smodata dell’offesa, per la mancanza di cultura politica e di verità obbiettiva dei fatti e su cui sarebbero già dovute arrivare le dimissioni riparatorie del fratello segretario e lasciamo stare Roberto Cifarelli, l’ultimo dei mohicani ed il suo mancato mea culpa per quelle nomine last minute della scorsa legislatura, ma la discussione di merito riguarda più da vicino almeno un paio di questioni centrali. Innanzitutto la trama delle tutele ed i padrini che lo hanno eletto e che adesso invece gli voltano le spalle, lasciandolo praticamente in braghe di tela e nella solitudine di una segretaria di minoranza e poi la sua gestione fanciullesca ed inerte del fare opposizione, nonostante il disastro che il settantenne Vito Bardi ha riversato sulla Basilicata. Canta Samuele Bersani:“Sono socio di minoranza, di questa stanza, di tutto quello che ho”.

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