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UN ESPROPRIO ILLEGITTIMO È PER SEMPRE, EX SINDACO CONDANNATO DOPO 35 ANNI

Irsina, l’origine della vicenda nel ‘77: Cesano, i 2 ex assessor i Papangelo e Masiello, più l’ing. Dicandia dovranno restituire al Comune quasi 100mila euro


Tra il ceto politico e quello burocratico, in 4 sono stati condannati dalla Corte dei Conti di Basilicata a risarcire il Comune di Irsina per complessivi 92 mila euro con la maggiorazione degli interessi nella misura legale e fino all’effettivo soddisfo.

Dei 5 citati dalla Procura contabile lucana, per uno, poichè deceduto, è stata dichiarata l’estinzione del giudizio. La vicenda conclusasi ora con la sentenza di primo grado, proviene da molto lontano: la genesi storica risale ad oltre 40 anni fa. Non casualmente, pertanto, le cariche ricoperte si riferiscono principalmente agli anni ‘80.

I condannati sono Luigi Cesano, sindaco dal 1985 al 1990, Giambattista Papangelo, assessore ai Lavori Pubblici dal 1977 al 1985, Innocenzo Masiello, assessore ai Lavori Pubblici dal 1985 al 1990, e, infine Giuseppe Dicandia, ingegnere Responsabile della sezione Tecnica comunale dal 1982.

La genesi dell’istruttoria contabile, invece, risale al 2014 ed è coincidente con la deliberazione del Consiglio Comunale di Irsina avente ad oggetto il riconoscimento del debito fuori bilancio in favore degli eredi Massaro-Coniglio: per l’omessa rituale conclusione di 3 procedure ablative e in ragione dei costi sostenuti per il successivo e conseguente contenzioso, conclusosi nel 2014 con la condanna dell’Ente da parte del Tribunale di Matera, riconosciuto un maxi debito da 311mila euro.

I successivi mandati di pagamento per complessivi 303mila euro, motivo della non intervenuta prescrizione, si collocano «tutti» tra il 2014 e il 2017, anno, tra l’altro, della notifica dell’invito a dedurre.

La Procura contabile ha contestato le gravi inerzie amministrative afferenti alle 3 procedure espropriative, il primo decreto sindacale è del 1977, con annessi ritardati pagamento del debito risarcitorio da occupazione ed acquisizione illegittima per irreversibile trasformazione delle aree private.

La Corte dei Conti ha sostanzialmente accolto la tesi accusatoria, concordando sulla «totale inerzia amministrativa» e addebitando a ciascun convenuto «obbligazioni parziarie imputabili a titolo di colpa grave», commisurando l’entità del risarcimento per ciascuna posizione soggettiva e per ciascuno procedura espropriativa.

Il danno erariale contestato ai Cesano, Papangelo, Masiello e Dicandia, è stato quantificato dalla Procura nella somma di 185mila e 996 euro, oltre interessi.

Da precisare che gli aventi diritto all’indennizzo citarono il Comune di Irsina al Tribunale di Matera, nel 1986. Il collegio giudicante ne ha tenuto conto, tanto da accogliere, peraltro, il richiesto esercizio del potere riduttivo da esercitarsi nella più ampia misura del 50%, «in ragione della richiamata abnorme durata quasi trentennale del processo civile e delle evidenti disfunzioni dell’amministrazione comunale che nei successivi 25 anni ».

Sui 185mila e 996 euro, applicato lo “sconto”: dimezzati gli addebiti. In conclusione, la Corte dei Conti di Basilicata ha condannato al pagamento in favore del Comune di Irsina, l’ex sindaco Cesano per poco più di 36mila euro, l’ex assessore Masiello per poco più di 18mila euro, l’ex assessore Papangelo per 10mila e 637 euro e l’ingegnere Dicandia per 26mila e 909 euro.


 

Ferdinando Moliterni

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