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1ºMAGGIO PAPA FRANCESCO A TUTTO CAMPO DA PIAZZA SAN PIETRO AL MONDO

Dal Papa, infine, anche un accorato appello: “non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo e della pace”

Francesco: le urgenze quotidiane non soffochino i gesti di amore

https://www.vaticannews.va/it/podcast/preghiera-angelus-e-preghiera-regina-coeli/2022/05/post-regina-caeli-2-maggio-2022-pace-ucraina.html

Al Regina Coeli il Papa, soffermandosi sulla figura di Pietro nell’incontro con Gesù risorto sul lago di Galilea, mette in guardia dal non trascurare le grandi scelte e la carità. Ed invita ad andare incontro a Cristo con quello stesso slancio del primo degli apostoli che, spinto dall’amore, si tuffò in acqua per raggiungere a riva il Maestro

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La scelta di Pietro di tornare a pescare, di “tornare alla vita di prima”, forse perché un po’ sfiduciato nell’attesa di vedere ancora il Maestro, sembra quella di tanti di noi, fa notare il Papa al Regina Coeli commentando il Vangelo della terza apparizione di Gesù risorto. Perché può succedere che per stanchezza, delusione, magari per pigrizia, di scordarci del Signore e di trascurare le grandi scelte che abbiamo fatto, per accontentarci di qualcos’altro”.

Non si dedica tempo a parlarsi in famiglia, preferendo i passatempi personali; si dimentica la preghiera, lasciandosi prendere dai propri bisogni; si trascura la carità, con la scusa delle urgenze quotidiane. Ma, così facendo, ci si ritrova delusi, era proprio la delusione che aveva Pietro: con le reti vuote, come Pietro. È una strada che ti porta dietro e non ti soddisfa.

Riprendere il largo con Gesù

Gesù, però, tornando ancora “sulla riva del lago dove aveva scelto Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni”, non rimprovera gli apostoli, anzi, si rivolge a loro con tenerezza esortandoli “a gettare di nuovo le reti, con coraggio”.  Perché “quando nella vita abbiamo le reti vuote – osserva Francesco – non è tempo di piangerci addosso, di svagarci”, Gesù, invece nvita a ripartire, a ricominciare, a riprendere il largo con Lui. Tre verbi che il Pontefice rimarca, perchè vengano presi in considerazione “davanti a una delusione, o a una vita che ha perso un po’ il senso”. 

L’amore va oltre il conveniente e ispira gesti creativi

Parlando davanti ai 30mila fedeli radunatisi in piazza San Pietro, il Papa si sofferma poi sulla reazione di Pietro quando riconosce il Risorto sulla riva del lago di Galilea. “Si tuffa in acqua e nuota verso Gesù” ed “è un gesto di amore” spiega Francesco, “perché l’amore va oltre l’utile, il conveniente e il dovuto”, “genera stupore, ispira slanci creativi, ispira slanci gratuiti”. Da qui l’incoraggiamento:

Cari fratelli e sorelle, oggi Cristo risorto ci invita a uno slancio nuovo, ci invita a tuffarci nel bene senza la paura di perdere qualcosa, senza calcolare troppo, senza aspettare che comincino gli altri. Perché? Non aspettare gli altri, perché per andare incontro a Gesù bisogna sbilanciarsi. Bisogna sbilanciarsi con coraggio, riprendere. E riprendere con sbilancio. Rischiare. È uno sbilancio. Chiediamoci: sono capace di qualche scatto di generosità, oppure freno gli slanci del cuore e mi chiudo nell’abitudine, o nella paura? Buttarsi, tuffarsi. 

“Mi ami?”

Infine Francesco, ripete la domanda che Cristo rivolge a Pietro per tre volte, “Mi ami?”, invita ciascuno a sentirsi ugualmente interrogato:

Il Risorto lo chiede anche a noi oggi: Mi ami? Perché a Pasqua Gesù vuole che anche il nostro cuore risorga; perché la fede non è questione di sapere, ma di amore. Mi ami?, chiede Gesù a te; a te, a me che abbiamo che hai le reti vuote e abbiamo tante volte hai paura di ricominciare; a te e a me, a tutti noi, che non abbiamo hai il coraggio di tuffarci tuffarti e abbiamo hai perso forse lo slancio. Mi ami?, chiede Gesù. 

Ritrovare lo slancio del bene

Pietro rispose dedicandosi “al servizio di Dio e dei fratelli fino a dare la vita”, conclude il Papa invocando “la Madonna, che ha detto prontamente ‘sì’ al Signore” perché “ci aiuti a ritrovare lo slancio del bene”.

Il ricordo dei giornalisti uccisi e incarcerati

Al termine della preghiera del Regina Coeli Francesco menziona le beatificazioni a Milano di don Mario Ciceri e Armida Barelli e poi chiede ancora preghiere per la guerra in Ucraina auspicando che si imbocchi la via del dialogo e della pace. Riferendosi alla odierna festa del lavoro, auspica che “sia stimolo a rinnovare l’impegno perché dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso”. Inoltre, ricordando che  il 3 maggio ricorre la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, rende omaggio “ai giornalisti che pagano di persona per servire questo diritto”. “L’anno scorso nel mondo 47 sono stati uccisi – riferisce – e più di 350 incarcerati”. E rivolge “un grazie speciale a quanti di loro, con coraggio, ci informano sulle piaghe dell’umanità”

Francesco ricorda i nuovi beati Armida Barelli e Mario Ciceri

Dopo la preghiera mariana, il pensiero del Papa è andato anche ai nuovi beati. Nella Messa di beatificazione celebrata a Milano, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha ripercorso le vite delle due figure elevate agli altari: quella del sacerdote, vissuta all’ombra dell’oratorio, l’altra della Barelli alla luce di un impegno pubblico, dall’università al riconoscimento dei diritti delle donne

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Al termine della preghiera del Regina Caeli, il Papa ha ricordato che nella giornata del 30 aprile, a Milano, sono stati beatificati don Mario Ciceri e Armida Barelli. a”Il primo era un vice-parroco di campagna; si dedicava a pregare e confessare, visitava i malati e stava con i ragazzi all’oratorio, come educatore mite e guida sicura. Un esempio luminoso di pastore. Armida Barelli è stata fondatrice e animatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica. Girò tutta l’Italia per chiamare le ragazze e le giovani all’impegno ecclesiale e civile. Collaborò con Padre Gemelli per dare vita a un Istituto secolare femminile e all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che proprio oggi celebra la Giornata annuale e in suo onore l’ha intitolata Con cuore di donna”.

Un curato d’Ars e un gioiello cesellato da Dio

Un “Curato d’Ars” della comunità di Sulbiate, nella provincia di Monza e Brianza. E “un gioiello” cesellato da Dio. Sono le definizioni alle quali ricorre il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella Messa di beatificazione di don Mario Ciceri e di Armida Barelli, concelebrata in un Duomo di Milano gremito da una trentina tra cardinali e vescovi. Due espressioni di santità, la Barelli e Ciceri, cresciute nella luce di Cristo, in una vita modellata sulle orme di Gesù.

“Sandalo della Chiesa”

“Don Mario Ciceri s’impegnò quotidianamente – spiega il cardinale Semeraro – a smussare alcune spigolosità caratteriali giungendo a mostrare in sé un efficace connubio tra vita spirituale e vita pastorale al punto che tutti riconobbero in lui un sacerdote che realizzava con zelo e in fedeltà la sua vocazione”. Nato l’8 settembre 1900 a Veduggio, in provincia di Milano, era quarto di sei figli. Da piccolo aveva come sogno quello di fare il prete ed infatti nel 1924 divenne sacerdote. Schivo, discreto ma attento ai bisogni della sua gente, soprattutto nel corso della Seconda guerra mondiale, a caratterizzarlo c’è una frase che ripeteva: “Il bene fa poco rumore e il rumore fa poco bene”. Morì nel 1945 a seguito dell’incidente che ebbe in bicicletta. “Esempio luminoso per i sacerdoti”, afferma Semeraro, che lo definisce “sandalo della Chiesa” perché “utile per aiutare, utile per obbedire”.

Don Mario Ciceri
Per le donne e non solo

Una donna che ha lasciato “un’eredità che veramente arricchisce le file della vita cattolica e segnato la via per l’educazione moderna della gioventù femminile”. Così il cardinale Semeraro, citando l’allora monsignor Montini, definisce Armida Barelli. Protagonista di un apostolato che “spaziò su più fronti, dall’Opera della Regalità all’Università Cattolica del Sacro Cuore”. Grande anche il suo contributo alla valorizzazione femminile, “promotrice di un cattolicesimo inclusivo, accogliente e universale”, capace di spronare le donne – sottolinea il porporato – per “capire quali sono i principi sociali della Chiesa, per esercitare il nostro dovere di cittadine”. Perché, diceva Armida, “siamo una forza, in Italia, noi donne”.

Il profumo della Chiesa

“In queste storie di santità: umili e nascoste come quella del beato Mario Ciceri, oppure pubbliche e note come quella della beata Armida Barelli – afferma il cardinale Semeraro – si manifesta sempre la forza dello Spirito, che il Risorto possiede senza misura”. Una forza che trova casa nella Chiesa e dove cresce per diventare frutto.

La santità è questo: seguire la scia del profumo di Cristo. Per il beato Mario Ciceri fu la vocazione al ministero sacro; per Armida Barelli fu la vocazione all’apostolato laicale.

Fiori profumati di Cristo nel giardino della Chiesa. “Ai tanti profumi già fragranti in questa Chiesa, oggi – conclude il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – si aggiunge quello dei due Beati, la cui santità ora è ufficialmente riconosciuta perché da qui si diffonda nella Chiesa tutta e nel mondo intero”.

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https://youtu.be/9b1XlPB6rNI

Il Papa: soffro e piango per le sofferenze del popolo ucraino
Il pensiero di Francesco ancora una volta è rivolto al Paese dell’est europeo da dove “giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati”. “E mentre si assiste a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace”

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Il Papa, dopo la preghiera mariana, al Regina Caeli ricorda che oggi inizia il mese dedicato alla Madre di Dio. Il Pontefice invita “tutti i fedeli e le comunità a pregare ogni giorno di maggio il Rosario per la pace”. Il pensiero del Papa è rivolto “alla città ucraina di Mariupol, ‘città di Maria’, barbaramente bombardata e distrutta”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

https://www.vaticannews.va/it/podcast/preghiera-angelus-e-preghiera-regina-coeli/2022/05/post-regina-caeli-2-maggio-2022-pace-ucraina.html 


Anche ora, anche da qui, rinnovo la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria di quella città. Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina e in particolare ai più deboli, agli anziani e ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati. E mentre si assiste a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano.

Dal Papa, infine, anche un accorato appello:

“non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo e della pace”
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