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PITTELLA: «PRESIDENTE SI DIMETTA» CICALA: «IL PROBLEMA NON SONO IO»

Sulla crisi aperta dall’opposizione il consigliere del Pd tuona: «Non possiamo assistere a questo teatrino», ma il leghista prova a difendersi


POTENZA. Le oltre 5 ore di sospensione del Consiglio regionale hanno indubbiamente portato a delle riflessioni. Le riunioni nella maggioranza non ha portato a una sintesi sul nome di Cicala. È chiaro che il presidente uscente non trova unanimità e che questo strappo sia difficile da ricucire.

A chiedere alla maggioranza una serie riflessione, prima della sospesione dell’Assise, è stato il consilgiere di opposizione del Pd Pittella: «Abbiamo fatto tre votazioni senza esito. E ci saremmo dovuti avviare verso la quarta, ma intanto è intervenuta la richiesta di sospensione che è durata circa 6 ore. E ora registriamo un aggiornamento ».

«Il tema che mi pongo è se sia una questione di fiducia nei confronti del presidente Cicala per cui non si raggiunge il numero desiderato degli 11 -spiega Pittella-. Ma io penso di no, perché potremmo rimproverarle “tante piccole cose” e anche piccole omissioni ma, alla fine, la conclusione è stata democratica e regolare. Mettiamola sotto questa formula, quantomeno.

Se non è questa la storia e la motivazione, mancano dei voti perché probabilmente c’è un negoziato in campo. E non è che ci meravigliamo che ci sia. Ci meravigliamo, però, del fatto che tre giunte non sono bastate.

Ci siamo presi sei mesi di deroga per un Ufficio di presidenza scaduto per poterlo eleggere e, sostanzialmente, siamo all’ennesima votazione a fumata nera». «E ancora offriamo ai cittadini lucani e alla Basilicata uno spettacolo, a mio giudizio, non edificante per la politica e per le Istituzioni, a prescindere dal colore. Il richiamo che io faccio è un po’ alla responsabilità, anche qui: avete voluto aggiornare a domani e avevamo invece proposto di aggiornare a mercoledì per dare il tempo alla maggioranza, legittimamente, di smussare gli angoli e di trovare la soluzione.

Io, purtroppo, per ragioni personali sicuramente importanti, non potrò essere qui a svolgere la mia funzione. Ma non è corretto, perché così vengono lese le prerogative dei consiglieri regionali anche se di minoranza.

Qualunque colore abbiano a rivestire e qualunque sia la loro funzione e non mi sembra che il richiamo alla responsabilità –interpellando il presidente Cicala – sia nei fatti stato recuperato da chi in questo momento dirige un’Assise e una maggioranza. Non me ne deve volere nessuno, se fossi stato in lei io, Marcello Pittella, mi sarei già dimesso. E invito fin da ora: se domani salta la seduta l’Ufficio di presidenza e la sua persona si dimettesse di corsa, perché noi non possiamo essere istituzionalmente e politicamente ostaggio di questo teatro» conclude Pittella.

Non si è fatta attendere la replica del presidente in proroga Cicala che chiamato in causa ha esordito: «In questa assise non sono ovviamente io il problema. Io mi rimetto alla decisione del voto dell’Assise come tutti gli altri papabili qui presenti. La ringrazio per il suo accorato appello alla responsabilità, cosa che a me è toccato farlo tante volte.

E mi accodo anch’io quindi, unendomi alla volontà di tutti i consiglieri di trovare una quadra affinché si possa raggiungere. È ovvio che l’Ufficio di presidenza da lei invocato è composto non solo dal presidente del Consiglio, bensì vi sono due vicepresidenti, uno di maggioranza e uno di minoranza. Detto ciò, ripeto, la decisione è dell’Assise e io non sono che uno dei tanti papabili e possibili presidenti».

La spiegazione di Cicala non ha è stata sufficiente per convincere l’opposzione. Le parole del dem Pittela sono state riprese dal suo stesso partio, e poi anche da Iv, M5S e PL che a fine seduta hanno definito il «centrodestra inadeguato».


 

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