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LA «LIBERAZIONE» DEL M5S: PETROCELLI ESPULSO

Il tweet equivoco del senatore lucano scatena l’ira dei pentastellati, dal leader Conte provvedimenti: «Provocazioni inqualificabili»


Il senatore lucano Vito Petrocelli espulso dal Movimento 5 Stelle. A comunicarlo è stato il presidente e leader nazionale dei pentastellati, Giuseppe Conte. Il motivo è il tweet che Petrocelli, presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, aveva scritto: «Per domani buona festa della LiberaZione ».

L’uso della Z maiuscola è apparso troppo poco equivoco per apparire come un refuso ed è stato interpretato come un chiaro riferimento alla lettera diventata simbolo delle truppe russe che hanno scatenato la guerra per invadere l’Ucraina.

Molti utenti hanno risposto al tweet con commenti indignati, tra l’altro scrivendo di aver segnalato il post al gestore della piattaforma. «Stiamo completando la procedura di espulsione – nell’immediato si era spinto a precisare Conte -. Il suo ultimo tweet è semplicemente vergognoso. Il 25 aprile è una ricorrenza seria. Certe provocazioni sono inqualificabili ».

La posizione di Petrocelli è stata subito “isolata” nel M5s: «Sinceramente non ho più parole – ha commentato la vicepresidente del Senato Paola Taverna -. Quella tua Z offende chi lotta oggi e chi ha lottato ieri. Quella Z offende la libertà, offende i valori su cui si fonda la nostra democrazia, offende chi è morto per la libertà, anche per la tua. Offende te, senatore della Repubblica nata dalla Resistenza».

Petrocelli, che nella scorsa legislatura del M5s è stato anche capogruppo, era al centro delle polemiche orma da settimane poichè aveva votato contro la mozione bipartisan con la quale il Parlamento, pentastellati compresi, aveva deciso l’invio di aiuti, anche militari, all’Ucraina. In quel caso, però, i 5 Stelle non avevano preso nessun provvedimento accennando a un voto di coscienza.

A marzo aveva dichiarato: «Fuori da questo governo interventista, vuole fare dell’Italia un paese co-belligerante». Poi, nei giorni scorsi Petrocelli che comunque non ha mai voluto lasciare il posto da presidente di Commissione che peraltro non è sfiduciabile, aveva nuovamente twittato: «Chiedo scusa per ogni volta che ho votato la fiducia al governo Draghi.

La disciplina di partito, che ho sempre seguito, è andata a sbattere contro le scelte di guerra. Non parteciperò più al voto di qualsiasi legge finché ci sarà questa maggioranza ». Infine, l’epilogo segnato da un zeta scritta in maiuscolo all’interno della parola liberazione.


 

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