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IL DESTINO DI CICALA LEGATO A PIRO

Con Baldassarre, Zullino e Vizziello dissidenti, il voto del forzista fondamentale per il presidente


Lo aveva definito «inadeguato», baratterà la dignità per una vicepresidenza? Domani il redde rationem


DI MASSIMO DELLAPENNA

Stando agli accordi che hanno visto venire alla luce il Bardi ter, la riconferma di Cicala alla Presidenza del Consiglio dovrebbe essere poco più di una formalità. La Lega, che ha aperto la crisi, ha ottenuto la conferma di tutti i suoi rappresentanti e l’immutabilità della propria squadra.

Mentre gli assessori, però, sono di nomina presidenziale e il Governatore alla fine ha ceduto a tutte le richieste dei partiti, la Presidenza del Consiglio deve essere votata dai Consiglieri.

LE REGOLE

Per i primi due scrutini serviranno 14 voti di cui la maggioranza non disporrebbe neanche se fosse compatta (sono 13 i Consiglieri di Maggioranza, compreso Bardi), dal terzo scrutinio in poi di voti ne basteranno 11. Ci saranno gli 11 voti su Cicala? Rispondere a questa domanda non è semplice. In teoria sì.

Tutti i partiti di maggioranza si sono impegnati a sostenere la rielezione del Presidente in carica. Fuori dalle dichiarazioni di facciata non è così scontato che tutto ciò avvenga nel segreto dell’urna.

ZULLINO, VIZZIELLO E BALDASSARRE

Non è un segreto per nessuno che Zullino, Vizziello e Baldassarre non siano assolutamente soddisfatti dagli equilibri raggiunti.

I due leghisti non si sentono rappresentati in Giunta dalle persone indicate dal proprio partito, mentre Baldassarre non ha ancora digerito il suo passaggio nella porta girevole dell’Assessorato. Se si atterranno agli ordini ricevuti dimostrando, così, che la maggioranza può esistere anche senza che tenga conto dei loro desiderata non è possibile saperlo adesso.

Se i tre votassero Cicala, infatti, dimostrerebbero che ha fatto bene chi ha deciso di non tenere in considerazione le loro opinioni. Si mostrerebbero proni e pronti a subire le decisioni altrui senza alcuna spina dorsale né capacità di intervento.

Se i tre si rifiutassero di votare Cicala anche semplicemente astenendosi dal voto mostrerebbero al Presidente Bardi e alla maggioranza che senza di loro non si governa.

QUANTO VALGONO I DISSIDENTI?

I tre dissidenti (se fossero realmente tali e se si dimostrassero capaci di una strategia comune e di una tenuta in Aula) pesano quanto Fratelli d’Italia, più di Forza Italia e poco meno della Lega (senza il sostegno dei due dissidenti interni e senza la Sileo i due assessori leghisti sarebbero sostenuti solo da tre consiglieri regionali). Numeri alla mano avrebbero diritto ad uno o due postazioni, cambiando radicalmente gli equilibri di Governo.

Se i tre fossero capaci di una tenuta comune anche solo non partecipando ai lavori del Consiglio Regionale dimostrerebbero che senza di loro non si governa. È l’ultima chiamata per provare a contare qualcosa.

Per eleggere il Presidente del Consiglio serve la maggioranza assoluta (11 voti) e ai tre basterebbe rifiutarsi di andare in aula per mettere in crisi la Giunta, per le votazioni ordinarie basta la maggioranza semplice (la metà più uno dei presenti) e, quindi, alla Giunta basterebbero 9 voti per far approvare qualsiasi legge. Le assenze dei tre dissidenti sarebbero assolutamente irrilevanti dopo l’elezione del Presidente e la maggioranza potrebbe continuare a governare senza tenere in nessuna considerazione i tre.

ULTIMA OCCASIONE PER CONTARE QUALCOSA

L’elezione del Presidente del Consiglio è l’ultima occasione per contare qualcosa, per dimostrare di essere capaci di imporsi e di non accontentarsi a sbraitare e mormorare. Riusciranno a raccoglierla? Riusciranno a tenere la stessa fermezza dimostrata da FdI in occasione della mozione di sfiducia che ha costretto Bardi a far fuori proprio Baldassarre e concedere al partito della Meloni un peso analogo a quello della Lega in Giunta Regionale? Questo ovviamente dipende dalla loro intelligenza politica e dalla capacità tattica.

Pesare quanto FdI e più di Forza Italia e non avere nessuna rappresentanza in Giunta sarebbe una dimostrazione di impotenza e di incapacità tattica che giustificherebbe la volontà di Bardi di escluderli da tutto se non dal loro stipendio di Consigliere. In politica senza capacità tattica e senza una dimostrazione di forza non si ottiene niente.

Lo sa bene FdI che ha costretto Bardi a revocare il Bardi bis dopo una settimana, lo sapranno fare anche i tre dissidenti? In teoria pesano quanto Fratelli d’Italia in Consiglio, si deve vedere se avranno la stessa determinazione. In questa settimana l’ultima chiamata per vedere se sono capaci di andare oltre il borbottio.

L’INCOGNITA PIRO

A tutto questo quadro, già abbastanza ingarbugliato, si aggiunge l’incognita del capogruppo di Forza Italia, Francesco Piro che non ha mai nascosto la propria insofferenza al modo di gestire la presidenza del consiglio da parte di Carmine Cicala.

Ancora tutti ricordiamo le sue uscite tramite comunicati stampa ufficiali e comunicazioni interne in cui più di una volta ha dichiarato di non sentirsi rappresentato dal collega di Viggiano. Certamente dunque, almeno per coerenza e dignità, non può votare il presidente uscente… Anche se i più maligni hanno già dato per certo il suo voto in cambio della vice presidenza del consiglio. Tanto varrà la coerenza di Piro? Ne dubitiamo. Martedì, dunque, ne vedremo delle belle…

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