NOMINE: SE GLI ASSESSORI TEMONO IL GENERALE BARDI
Intanto, un’altra tornata di nomine è all’orizzonte. Con qualche guaio vecchio e qualche finta preoccupazione nuova
Intanto, un’altra tornata di nomine è all’orizzonte. Con qualche guaio vecchio e qualche finta preoccupazione nuova
DI MASSIMO DELL APENNA
NOMINE CHE SCOTTANO
Sembra che il Governo Bardi si trovi di nuovo nella querelle delle nomine da effettuare, la vicenda della Direzione Generale dell’Asp, infatti, è solo l’ultima delle polemiche che stanno mettendo in difficoltà il Governo Regionale. Tra l’altro nemmeno quella più importante, visti gli abbrivi giurisprudenziali.
IL CASO ARPAB
Non tutti ricordano che la polemica tra i sindacati e il Governo Regionale iniziò proprio quando la maggioranza mise mano alla riforma dell’Arpab. In quel caso il bando pubblicato dalla Giunta Regionale fu oggetto di polemiche e, poi, ritirato e modificato. La nomina di Tisci e come ad essa sia pervenuto non è mai andata giù al mondo sindacale dando vita a una polemica mai finita, culminata con una raccolta di firme e una mozione in Consiglio Regionale.
La casella è poi rimasta vacante con le successive dimissioni del Dg a seguito del tampone positivo del febbraio scorso.
LA POLITICA DEL CARCIOFO
Chiunque conosca le regole della politica sa che non si deve mai cedere alle richieste degli avversari perché questo significa far capire che si è pronti a concedere, significa mostrare il fianco delle proprie debolezze e delle proprie insicurezze.
Nella scorsa settimana la polemica ha riguardato direttamente la Presidenza della Giunta Regionale. Bardi avrebbe voluto dare un incarico ad Acito ma è stato stoppato dalle polemiche della Cgil.
Il solo Piro ha urlato in maniera anche forse eccessivamente forte al sindacato che “per decidere le nomine è necessario vincere le elezioni e che il vento è cambiato”. Piro evidentemente ha mostrato troppo ottimismo perché tra la volontà di portare avanti il cambiamento e la sudditanza psicologica di Bardi all’opinione pubblica (anche se a fasi alterne, a seconda delle convenienze), ha prevalso il secondo.
Acito non è stato nominato e la Cgil ha acquisito un ruolo centrale, anche più della opposizione politica e in alcuni casi anche della maggioranza stessa.
LA VICENDA ASP
Sulla questione del Direttore Generale Asp alla Cgil si è unita la Uil. “Stopazzolo va sostituito o deve svolgere gratuitamente l’incarico”, questo il diktat dei due sindacati di sinistra. Resta da vedere se Bardi accetterà anche quest’ordine o utilizzerà le proprie funzioni per difendere le proprie scelte.
D’altro canto, c’è un parere scritto dall’Ufficio legale che parrebbe non dare spazio ad equivoci: “Le circolari n. 6/2014 e n. 4/2015 del Dipartimento della Funzione Pubblica sono intervenute a fornire interpretazione della predetta disposizione chiarendo che essa può essere più favorevolmente interpretata nel senso che “la condizione del collocamento in quiescenza, ostativa rispetto al conferimento di incarichi e cariche, rileva nel momento del conferimento” e non impedisce ai soggetti che siano collocati in quiescenza successivamente a questo momento di svolgere il relativo incarico fino a quando abbiano raggiunto i limiti di età per il collocamento a riposo previsti dalla normativa vigente (v. in particolare il par. 4 della circolare 4/2015)”.
IL NUOVO DIRETTORE GENERALE ARPAB
Nel frattempo è stato pubblicato l’avviso per il nuovo Direttore Generale dell’Arpab. Subito la Cgil ha preso posizione: “Si eviti un altro caso Tisci”, che tradotto dal codice sindacale significa che il nuovo DG dell’Arpab deve essere un tecnico e non di estrazione politica, magari nemmeno inviso al sindacato.
IL CAMBIAMENTO
Mostrare debolezza non è mai una buona strategia e il cedimento esibito sul caso Tisci ha aperto la faglia per ulteriori richieste, ha consentito alle opposizioni di gonfiare il petto e proseguire nelle proprie rivendicazioni.
Il Generale non vuole polemiche, il sindacato e la sinistra possono garantirgli di non fargliene, a condizione che le decisioni siano subite dal governatore. Un compromesso al ribasso che non da nessuna speranza nel completamento del cambiamento.
Come detto solo Piro non le ha mandate a dire, il resto del parlamentino lucano tace, il centrodestra è assuefatto e terrorizzato perchè parlare significhi perdere la fiducia di Bardi. È quanto più di un assessore ha paura.
Anche Zullino è di avviso diverso, ma non esce con la stessa forza di Piro, limitandosi a far circolare per vie traverse la sua indignazione. Effetti collaterali della crisi mai risolta, della paura di nuove elezioni che creano paralisi e spavento. In questa paralisi le opposizioni politiche e sociali dominano, in attesa di arrivare alle prossime elezioni, vincerle e poter dire a chiunque contesti una nomina che le decisioni le prende chi vince.
Le stesse parole usate da Piro che, però, non trovano riscontro nella testa di Bardi.
Le stesse parole usate daPiro che, però, non trovano riscontro nella testadi Bardi.