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«COSÌ RISCHIAMO NUOVE INCOMPIUTE»

Codice degli Appalti, Scavone: «Senza modifiche, il paradosso col Pnrr»


L’INTERVISTA IL SINDACO DI TITO E RESPONSABILE ANCI PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE LANCIA L’ALLARME: DALL’ENERGIA ALLE GRANDI OPERE


Pnrr, bandi, Superbonus, aera industriale e nuove opportunità. Con il Sindaco di Tito, Responsabile delle Attività Produttive Anci Basilicata, Graziano Scavone, il punto della situazione non solo a livello locale, ma regionale e nazionale.

Nei giorni scorsi il primo cittadino ha inviato una missiva al Governatore Bardi ed ai parlamentari lucani con oggetto la «richiesta di urgenti modifiche al Codice degli Appalti per consentire la prosecuzione dei cantieri pubblici ».

Sindaco quali sono le problematiche riscontrate?

«Da tempo il sistema delle autonomie locali, Comuni, stazioni appaltanti delle Regioni e dei Ministeri stiamo incontrando difficoltà nella prosecuzione delle opere pubbliche dovute principalmente al rincaro prezzi che da settimane sta interessando in particolar modo il settore edile, con una serie di prodotti e di materie prime che hanno raggiunto in alcuni casi anche il 300% di rincari.

Naturalmente questo si riflette sul sistema delle imprese che è obbligato, con i contratti sottoscritti, a portare avanti le opere ma che soffre in particolar modo il rialzo che si sta riflettendo sulle stesse imprese: è necessario un intervento di modifica alle norme, in particolare a quelle del codice degli appalti, per consentire alle stazioni appaltanti ad esempio di poter utilizzare ribassi d’asta, le economie di gara, soprattutto quelle sulle quote di finanziamento da fonti finanziarie statali, nazionali o Unione europea, per poter compensare le stesse imprese dei rincari che stanno gravando sulle loro attività e sulle lavorazioni.

Chiaramente questa modifica è una delle delle possibili soluzioni, forse la più immediata, che ci consentirebbe sia di portare avanti le opere pubbliche, dall’altro di evitare che queste imprese debbano sospendere i lavori.

Il pericolo che noi corriamo è che se non si dovesse intervenire nel minor tempo possibile, rischiamo che queste opere diventino nuove incompiute. È passato già del tempo e il sistema delle imprese è esausto, quasi al collasso rispetto a questa problematica».

Inevitabile pensare ai grossi lavori alle infrastrutture stradali, fondamentali per il collegamento dei paesi già penalizzati dall’orografia del territorio. Qual è la situazione?

«Il grido d’allarme sulle grandi opere infrastrutturali registra un livello di sofferenza maggiore, perché sono spesso lavori in cui l’incidenza delle materie prime, soprattutto dell’acciaio, ha un peso importante sulle lavorazioni.

Nel settore delle grandi opere infrastrutturali di Basilicata, penso agli interventi sulla Basentana, sulle strade principali e importanti come la Tito-Brienza, o la Potenza-Melfi, il problema credo sia già ad un punto di non ritorno.

Anche su questo c’è bisogno che rapidamente ci siano interventi aggiuntivi che possano prevedere il rifinanziamento delle opere in alcuni casi, oppure l’utilizzo sempre delle somme derivanti dai ribassi d’asta e già disponibili nei quadri economici.

Il problema potrebbe riguardare maggiormente le opere che sono finanziate dal Pnrr, in quanto potremmo assistere ad un paradosso: da un lato veder restituire le somme dei ribassi d’asta ai Ministeri e dall’altro lato non avere le risorse sufficienti a completare le opere.

Una discussione si sta avviando in maniera piuttosto seria rispetto alle stime che in questi giorni anche lo Svimez ha fatto, sulla certezza che diversi miliardi di euro destinati al Sud del Pnrr possano tornare a favore delle regioni settentrionali perché le regioni meridionali stanno facendo fatica a u tilizzarli e nel migliore dei modi.

Il paradosso potrebbe essere: quello che era l’obiettivo principale del Pnrr, ovvero ridurre il divario Nord-Sud soprattutto nelle infrastrutture, si trasformi non in una opportunità ma in un ulteriore allargamento di quel divario per cui credo che le nostre rappresentanze parlamentari, a tutti i livelli istituzionali, anche naturalmente le istituzioni regionali debbano far sentire la propria voce da regioni meridionali, per poter in qualche modo a maggior ragione trovare quei correttivi normativi che ci consentano di poter portare avanti questi grossi progetti infrastrutturali sui nostri territori».

Alle ingenti risorse finanziarie stanziate deve corrispondere una capacità organizzativa e amministrativa che il sistema degli Enti locali deve poter offrire. Il Comune di Tito come sta lavorando?

«Da qualche mese stiamo lavorando sottraendo una parte dell’attività ordinaria e dedicando risorse umane alla progettazione degli interventi a valere sui diversi bandi Pnrr. L’edilizia scolastica è stato non da ultimo uno dei bandi che ci ha maggiormente impegnati, avendo scadenza tra febbraio e marzo.

Abbiamo differenziato un po’ l’Ufficio, separate le competenze dei nostri tecnici e quando possiamo ci rivolgiamo anche professionisti esterni.

Anche su questo sapevamo che il sistema dei Comuni avrebbe scontato una sofferenza legata all’insufficienza di professionalità all’interno delle proprie donazioni organiche da dedicare alle progettazioni.

Per questo avevamo chiesto alla Regione un supporto nelle fasi di progettazione degli interventi attraverso fondi di rotazione, o attraverso altri strumenti, che potessero in qualche modo consentire ai Comuni di dotarsi di un parco progetti, in quanto come oramai abbiamo imparato a conoscere, il Pnrr spesse volte chiede un livello di progettazione esecutiva che c’impone tempi molto rapidi per poter presentare i progetti e realizzarli, quindi come amministrazione comunale da qualche tempo abbiamo anche avviato procedure per aumentare la dotazione organica dell’Ufficio tecnico, assumendo geometri e ingegneri.

Ci auguriamo che tutto questo lavoro realizzato per farci trovare pronti a candidare nostri progetti, venga in qualche modo raccolto positivamente dalle Commissioni di valutazione, per la qualità dei progetti che abbiamo candidato».


Collateralmente si sta lavorando anche a tutto ciò che concerne i Superbonus?

«Sì, in questo momento stiamo dedicando attenzione a tutto ciò che riguarda il Superbonus, attività che sta andando molto bene nel nostro comune ed abbiamo voluto dedicare 2 unità lavorative all’attività documentale necessaria.

Abbiamo dovuto costruire un modello organizzativo efficiente e oggi Tito è tra i Comuni lucani che vede in corso molti interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.

Questo ci restituirà sicuramente un decoro maggiore rispetto a condomini spesso piuttosto vetusti. È una opportunità sicuramente storica e ci auguriamo che diventi un intervento strutturale, con le dovute modifiche, in quanto certamente sta migliorando la qualità energetica dei nostri edifici, cosa non da poco in un momento in cui i costi energetici sono un problema di carattere mondiale e pesano non poco, non solo sui bilanci delle imprese, ma anche delle famiglie e degli Enti.

Credo che portare avanti un grosso programma di riqualificazione energetica degli edifici privati sarà a vantaggio dell’intera comunità, oltre che naturalmente dell’ambiente.

Tutto ciò rientra anche negli asset del Comune: anche noi stiamo favorendo progetti che riguardano la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e tra qualche settimana speriamo di avviarne altri su plessi scolastici, ma naturalmente siamo siamo mettendo insieme a questo tipo di interventi con le comunità energetiche perché il tema, e quindi la riduzione di consumi sia sugli immobili privati che pubblici, è la sfida delle amministrazioni anche per evitare che i bilanci vengano in qualche modo mangiati dai maggiori costi di fornitura di energia».

Si è tenuto anche un incontro sulla nuova governance per le areee industrialie e sulle criticità e prospettive di sviluppo del polo produttivo di Tito, discutendo di riqualificazione e rilancio. Quali novità su Cnr e Liquichimica?

«Stiamo portando avanti insieme ad altri partner istituzionali, progetti che non ci vedono come capofila ma ci interessano dando supporto tecnico e amministrativo. In particolare 2 progetti riguardano l’area industriale di Tito: il primo candidato dal CNR, dalla Regione Basilicata, Università degli studi della Basilicata insieme a Hitachi e Smart Paper, oltre alle imprese aderenti ai cluster di Confindustria, e che risponde al bando per gli “ecosistemi dell’innovazione” pubblicato dal Ministero per il Sud per il tramite dell’Agenzia di coesione e sviluppo territoriale.

È questo uno dei progetti più importanti devo dire, su cui c’è stato un lavoro in queste settimane del Cnr che si sta dedicando in maniera prioritaria a questa attività perché l’obiettivo progettuale è di riqualificare il contenitore che già ospita il Cnr, ma soprattutto di realizzare una serie di contenitori per attività laboratoriali a favore del sistema delle imprese locali, aggiungendo naturalmente quella rete di relazioni che deve esserci tra mondo delle imprese e mondo della scuola.

Questi laboratori saranno messi anche a disposizione degli Istituti superiori e dell’Università: è un progetto che nasce sull’idea di quanto è stato fatto a Napoli con la Apple, che vede la realizzazione di un contenitore tecnologico molto indirizzato alle attività green e al digitale, un hub tecnologico importante, un progetto per 50 milioni di euro; Andremo anche a realizzare un intervento di riqualificazione di tutta l’area ex Liquichimica che rimane una delle cattedrali del degrado ambientale e forse la rappresentazione esistente di quanto è stato fatto sul nostro territorio negli anni passati.

Va rimossa e va recuperata anche quell’area per riconvertirla ad una funzione più avanzata ed innovativa. In questo il Cnr si sta impegnato e noi lo stiamo accompagnando nei procedimenti autorizzativi, naturalmente sperando che il prodotto venga approvato dal Ministero.

In secondo luogo, inseme a ciò, stiamo lavorando col Dipartimento Attività Produttive per l’infrastrutturazione e l’Area Zes di Tito, la Zona economica speciale, e nei giorni scorsi è stato presentato dal dipertimento, da Apibas e dal Comune di Tito che vi sta collaborando, il primo progetto di pre-fattibilità tecnica ed economica chiesto dal Ministero per poter poi avanzare con la progettazione definitiva ed esecutiva degli interventi.

L’obiettivo è quello di restituire un livello di infrastrutture adeguate non solo nella nuova area dove sono previsti, speriamo, futuri investimenti ma anche e soprattutto di riqualificarli infrastrutture già esistenti sull’area industriale di Tito.

Dunque un progetto che mira anche a recuperare un divario infrastrutturale che in questi anni ha fatto perdere di competitività alla nostra Area. Credo che il lavoro che ci aspetta di supporto, sia altrettanto importante e vedremo se naturalmente tutto questo sforzo progettuale si trasformerà poi in una capacità di attrarre investimenti, di cui la nostra area industriale che anche l’area industriale di Potenza, ha fortemente bisogno »

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