I rincari soffocano famiglie e interi settori, ma alla cricca degli eletti non interessa dell’esercito degli oltre 500 mila lucani


DI MASSIMO DELLAPENNA


VENTI DI CRISI

Esistono due crisi che imperversano in Italia e, quindi, in Basilicata: una interessa il Palazzo, l’altra tutti coloro che stanno fuori dal Palazzo.

La prima crisi è il solito teatrino della politica che, se a livello nazionale si risolve in forze politiche che attaccano i provvedimenti del Governo ma sostengono il Governo, in Basilicata si riduce ad una piccola battaglia di poltrone e di posizionamento in cui dietro i grandi ideali si lotta la solita guerra del potere.

L’altra crisi riguarda le famiglie, è la crisi economica già esistente prima del Covid, ampliata non dal virus ma dalle scelte di chiusura dei Governi Conti e Draghi, oggi esplode a causa non della guerra ma delle scellerate scelte economiche globalizzanti e le folli decisioni no tutto della politica che insegue le pulsioni irrazionali della folla urlante.

LA CRISI POLITICA IN BASILICATA

Come questo giornale ha puntualmente raccontato nel quotidiano diario della crisi, nei mesi scorsi si è consumata a via Verrastro una guerra di posizionamento interno ed esterno ai partiti che ha lasciato vincitori e vinti, accuse di tradimento e giochi di scaricamento.

Una guerra che ancora non si è conclusa e che, dopo la pausa pasquale, riprenderà vigore sulla scena del rinnovo dell’ufficio di Presidenza che potrà essere il nuovo terreno di confronto tra le forze di maggioranza, tra i componenti delle forze di maggioranza con l’opposizione che, se volesse e ne avesse l’astuzia, potrebbe giocare un ruolo rilevante per dare la spallata al Governo Bardi.

LA CRISI REALE

Mentre a via Verrastro si svolge il gioco della sedia, nel resto del territorio la crisi economica, quella vera è sempre più pesante.

Tra le ragioni occulte e le motivazioni della tenuta del potere c’è il salvifico Pnrr che, fino ad ora, ha prodotto effetti benefici soltanto su tanti consulenti che ci stanno lavorando intorno al generale nello staff guidato da Perri, già direttore dell’Apt ai tempi del centro-sinistra imperante.

Come dichiarato da Rosa la Basilicata, però, ha le risorse per garantire ai cittadini un proprio Pnrr, una risorsa che può consentire ai cittadini e, soprattutto alle partite Iva di riprendere a respirare e vivere.

COLDIRETTI, I BALNEARI E GLI ALTRI

Nelle settimane scorse si sono susseguite le proteste di piazza, Coldiretti è scesa in piazza con i trattori e oggi reclama il mantenimento degli impegni presi, i balneari hanno protestato contro le aste per le spiagge mentre qualche tempo fa anche Confindustria, per bocca di Somma ha lanciato il suo grido di dolore. Senza la stessa voce ci sono taciturni i professionisti, i commercianti, i piccoli imprenditori, categorie che vivono lo stesso disagio e che oggi avrebbero bisogno di liquidità per ripartire, per saldare i debiti, per rimettersi in carreggiata e magari essere competitivi.

I SOLDI DEL PETROLIO

Se guardiamo onestamente le modalità di spesa delle risorse ricavate dalle estrazioni, fino ad oggi sono state impiegate per lo più per mantenere la macchina burocratica, hanno consentito cioè alla Basilicata di avere un numero di enti pubblici e di impiegati pubblici superiore alle esigenze reali del territorio.

Le royalties sono state una sorte di metadone economico regionale che ha costruito e mantenuto carrozzoni e stipendi.

Forse è il caso di dare un segnale inverso sulla spesa del tesoretto lasciato in dote da Rosa. A momenti straordinari si risponde con misure straordinarie e oggi impiegare tutte le compensazioni ambientali per favorire la ripartenza e rendere vantaggioso lo stare in Basilicata potrebbe essere un’idea che la Maggioranza e il Governo Regionale potrebbero utilizzare.

Un’idea che andrebbe incontro, peraltro, proprio a quelle fasce sociali che guardano al centrodestra, che lo hanno votato e che dal centrodestra aspettano il segnale di cambiamento che tarda ad arrivare. Il Governo e la maggioranza potrebbero pensarci, ovviamente, non appena avranno finito di risolvere il problema della spartizione delle poltrone tra i vari partiti e le varie correnti.

Fuori dai 20 uomini che siedono sullo scranno più alto delle istituzioni regionali, ci sono 500.000 lucani che da quelle persone aspettano risposte e non giochini di potere. Il teatrino della politica non ha più molti spettatori.


 

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