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“ICEBERG”, L’EX SINDACO PETRONE ESCE DALL’INCHIESTA SUI RIVIEZZI

Per lui l’accusa di voler favorire la società del cugino del capoclan Saverio per i lavori del Piano neve di Pignola: il Gup ha sentenziato il non luogo a procedere


Inchiesta dell’Antimafia del capoluogo lucano, soprannominata “Iceberg”, sul «sodalizio mafioso dei Riviezzi» operante a Pignola: l’ex già due volte sindaco Ignazio Petrone, difeso dal Prof. Donatello Cimadomo e dall’avvocato Paolo Galante, non sarà processato.

Per lui, il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) del Tribunale di Potenza, Salvatore Pignata, ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio, sentenziando il non luogo a procedere.

Petrone, che è stato anche, seppur per un breve lasso temporale, consigliere regionale e presidente della Società energetica lucana (Sel), compariva nelle carte dell’inchiesta all’interno del filone investigativo dedicato al reinvestimento di proventi di presunta provenienza illecita in attività imprenditoriali varie. Nel mirino dell’Antimafia potentina anche l’acquisizione e il controllo degli appalti pubblici in riferimento al Comune di Pignola.

Per Petrone, l’accusa formulata era pesante: concorso esterno. Più precisamente, nella già rivestita qualità di Sindaco del Comune di Pignola, «pur senza farne parte», era sospettato di aver contribuito dall’esterno al «rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione delle finalita illecite perseguite dal sodalizio mafioso denominato clan Riviezzi», mettendosi a disposizione del sodalizio per «agevolarlo nell’affidamento di lavori o servizi pubblici».

Le vicende attenzionate, molto datate nel tempo, tanto che arrivavano fino al marzo di 12 anni fa, ovvero al 2010.

Tra queste, quella dei lavori di spargimento sale e spalamento neve relativi al piano neve 2009-2010. Petrone accusato di aver esercitava ripetute pressioni verbali sull’allora responsabile dell Ufficio tecnico Comunale ed anche sul Comandante della Polizia Municipale, affinchè i lavori venissero affidati alla cooperativa sociale “Lavori in corso”, per gli inquirenti di fatto riconducibile al clan Riviezzi in quanto amministrata da Francesco Michele, cugino di secondo grado del «capoclan Saverio Riviezzi ».

Al Prof Cimadomo e all’avvocato Galante, riuscita la confutazione dell’impianto probatorio: Ignazio Petrone non andrà a processo. Per lui il Gup ha sentenziato il non luogo a procedere.


 

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