Impatto Zero, agricoltura, a Cronache Tv il direttore Crescenzi racconta i nuovi progetti dell’Alsia
È un rapporto di scambio, “centrale” quello che l’Alsia svolge tra la proposta e l’offerta di innovazione. Sottolinea questo, il professore Aniello Crescenzi, agronomo, docente Unibas, direttore dell’agenzia lucana per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura dal novembre 2019, cioè qualche mese prima della chiusura generale da emergenza Covid. Crescenzi è stato il secondo ospite del nuovo ciclo di “Impatto zero”, la trasmissione ideata e condotta dalla giornalista Lucia Serino, andata in onda ieri sera sul canale di Cronache tv e rivedibile sui nostri social.
Parlando d’innovazione è stato questo il servizio introduttivo dal titolo volutamente paradossale, “Braccia strappate all’agricoltura”. Braccia strappate all’agricoltura, si disprezzava un tempo. la prospettiva è cambiata e quella che un tempo era espressione dispregiativa per dire che chi non riusciva a emergere in nessun campo solo alla terra si poteva applicare perché lì c’era il gradino più basso di ogni tipo di competenza, oggi invece che la Storia si diverte con i suoi contrappassi dire braccia strappate all’agricoltura è una medaglia, perché è il risultato dei processi di automazione e di innovazione del mondo dell’agritech. Senza dubbio la forma più antica del fare impresa è rappresentata dall’agricoltura.
Un settore da sempre considerato tradizionale e poco incline alle novità, sta invece sempre più scoprendo nelle nuove tecnologie, connessioni digitali e satellitari, nelle applicazioni del 5g, un prezioso alleato per fare meglio, a costi minori e con meno fatica, ciò che fino a ieri veniva fatto “come una volta”.Sostenibilità, conoscenza, efficienza sono i tre elementi, e i principali vantaggi, che le aziende agricole cercano nell’Agricoltura 4.0. Ottenere più sostenibilità, non solo produttiva, ma anche ambientale e sociale.
Più conoscenza, trasparenza, consapevolezza delle dinamiche in cui sono coinvolte, dai processi interni, a quelli con la filiera dei fornitori, fino a quelli che riguardano la concorrenza. Un’evoluzione dell’agricoltura di precisione, realizzata attraverso la raccolta automatica, l’integrazione e l’analisi di dati provenienti dal campo, come per esempio le caratteristiche fisiche e biochimiche del suolo, per sviluppare algoritmi predittivi. Le due crisi nelle quali siamo immersi ci hanno fatto temere di perdere il prodotto primario della terra e la sua trasformazione, il grano, la farina, il pane, la pasta.
Tutto ciò che avevamo emarginato come eccessivo è tornato sulle nostre tavole. Chi porta pane si spera porti anche la pace. Del resto, le guerre, così quella in corso, si sono fatte anche per il pane: conquisto terre, fondo imperi e costruisco granai. nei vecchi e millenari sentieri dell’agricoltura cerchiamo vie innovative che ci portino più pane e più pace. E proprio dalle emergenze del conflitto in Ucraina e dagli effetti su un settore primario della nostra economia, l’agricoltura appunto, è iniziato il vis à vis con Crescenzi.
L’aumento della popolazione nel mondo, la necessità di “sfamare” sempre più persone, il conflitto tra due modi di intendere la terra, quella che si affida adagrofarmaci, concimi, diavolerie genetiche, e troppe risorse sfruttate e sprecate e quella, esattamente opposta, che chiede un ritorno a un’agricoltura più naturale sono stati gli altri temi affrontati per poi arrivare alla specificità della Basilicata e alle attività dell’Alsia.
Il direttore ha ricordato innanzitutto il progetto “Alsia porte aperte” nato, dopo due anni di chiusure, distanziamenti e smartworking causa Covid, dal bisogno non solo di incontrare il vastissimo mondo degli agricoltori e di altri operatori che a vario tipo hanno a che fare con la terra, ma anche per avvicinare i più giovani al tema attualissimo della sostenibilià e del governo delle risorse. Perché – ha spiegato Crescenzi – l’agricoltura 4.0, evoluzione dell’agricoltura di precisione, con la raccolta, il monitoraggio e l’uso dei dati, ha questo obiettivo preciso, quello del controllo delle risorse, innanzitutto l’acqua, oltre all’efficienza e sicurezza dei sistemi di processo. «Noi produciamo innovazione – ha detto il docente Unibas – ma recepiamo anche le richieste che ci arrivano dal mondo agricolo e le trasferiamo al nostro sistema di ricerca per le migliori soluzioni».
Agronomo, arrivato a Potenza all’inizio degli anni Novanta dall’Agro nocerino-sarnese, passando dall’università di Bari a quella lucana, Crescenzi, com’è uso della trasmissione, ha poi raccontato, alla domanda della conduttrice sul cibo dell’infanzia, il suo rapporto con “la terra” ricordando i nonni, l’attività che svolgevano, la tenuta che conducevano, le scelte fatte e la memoria che affiora. Insomma una ricerca della madeleine perduta.