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LA BASILICATA DI BARDI TRA LE ULTIME D’EUROPA

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Era il 21 febbraio del 2021 quando il settantenne Vito Bardi, col solito gusto per gli annunci farlocchi e con un certo sgarbo istituzionale per le proporzioni messe in gioco, campeggiava in fototessera col ministro Renato Brunetta per celebrare il futuro della pubblica amministrazione ed il ruolo che la Basilicata intendeva pur ritagliarsi dentro la nuova sfida di merito e di Mezzogiorno che s’era aperta con la presidenza Draghi ed il Pnrr. Ora, però, a distanza di poco più d’un anno e dopo aver collezionato una sequela d’impugnative costituzionali, svarioni sul bilancio e sul personale così grossolani da far accigliare persino l’indole socratica del procuratore regionale Vittorio Raeli, l’Università di Göteborg ci mostra quanti danni abbia fatto la sua mano posata sulla PA regionale. Così, sulle 208 regioni d’Europa osservate, la Basilicata a guida centrodestra e di cui mena sempre vanto il surrealismo ciarliero del governatore Bardi, finisce sul fanalino di coda del 196° posto e con un disastroso arretramento sull’indice di qualità istituzionale di -1,44 rispetto al 2020. Le considerazioni finali le affidiamo all’ironia bella ed intemperante di Nicola Farina: “Beati gli ultimi che non possono essere superati”.

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