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IL PAFFUTO E CANTERINO PETTIROSSO

Lisandro: “Uccello simbolo di altruismo e rinascita; ispirò col suo canto Chopin, Fearnley e Dickinson”

Ancora una volta il naturalista e documentarista lucano Carmine Lisandro, ci regala immagini suggestive ed uniche dell’avifauna del territorio.

“Durante le mie escursioni –racconta a Cronache- soprattutto d’inverno, mi capita sovente di incontrare un uccellino paffutello di pochi grammi che cinguettando si sposta, tra i cespugli ed il terreno, con un’energia ed una vitalità sorprendente. Un volatile lungo appena 13/14 cm, con il dorso bruno-oliva, il ventre bianco e le zampette brunastre che, anche la persona meno esperta, riconosce subito per via della macchia rossiccia che ha sul petto e da cui deriva il suo nome: il Pettirosso.

Questo piccolo passeriforme, dalla forma rotondetta e dai vispi occhietti neri che all’apparenza sembra un uccellino tenero e inoffensivo, diventa litigioso ed aggressivo quando si tratta di difendere il suo territorio da altri passeriformi o nel periodo della riproduzione da altri rivali.

Sotto l’aspetto morfologico la coppia è molto simile con il maschio che ha un piumaggio più scuro ed il petto di un rosso acceso, la femmina invece ha la livrea più chiara e la macchia è di un rosso-arancio. I giovani hanno una colorazione completamente marrone.

Il Pettirosso, come il Codirosso spazzacamino, l’Usignolo comune, il vivacissimo Scricciolo e il Codirosso comune, parenti più stretti, con l’arrivo della primavera, è solito frequentare ambienti con vegetazione arbustiva, in vicinanza di zone umide e corsi d’acqua ma anche zone coltivate di pianura e di montagna dove si nutre di Insetti e loro larve, piccoli molluschi, anellidi e aracnidi, che cattura tra la vegetazione, sul terreno o in volo.

Verso marzo inizia il periodo di corteggiamento ed il maschio, cinguettando con forza, richiama l’attenzione della femmina che è intenta a costruire un nido ben nascosto nell’edera, in qualche cavità naturale, in un cespuglio o in qualche casale diroccato intrecciando foglie secche e muschio, foderando l’interno con fili d’erba, piume e ramoscelli.

Nel primo anno di vita, tra i giovani pettirossi c’è un’alta percentuale di morte, un handicap a cui la Natura ha posto rimedio permettendo loro di riuscire a fare ogni stagione dalle 3 alle 4 nidiate deponendo in ognuna 4/5 uova con il maschio che si dedica alla crescita dei pulli della prima nidiata, mentre la femmina cova le uova della successiva e così via.

Da uno studio della Società Reale Britannica è risultato che in 40 anni, a causa dell’inquinamento e dell’uso di prodotti chimici in agricoltura ma ,anche per carenza di cibo, durante la stagione fredda sono morti in Europa circa 600 milioni di volatili.

Con l’arrivo del freddo e la neve che ricopre tutto, per la fauna selvatica inizia la lotta per la sopravvivenza: procurarsi il cibo è difficile ed il Pettirosso, che in estate è un fantasma, spinto dalla fame si materializza e, come altri uccellini dalla Cinciarella alla Capinera, dal Codibugnolo alla Cinciallegra, è costretto ad avvicinarsi ad abitazioni ed edifici rurali dove è più facile trovare granaglie, grappoli di uva rinsecchita, kaki non raccolti.

Da qualche tempo, come nei paesi anglosassoni anche da noi, nel periodo invernale, è sempre più diffusa nelle persone la consapevolezza della fragilità di questi uccellini per cui, non evitando di dare loro molliche di pane che saziano ma non apportano calorie, distribuiscono nei parchi, nei giardini o su terrazzi e balconi granaglie, noci e nocciole sgusciate, briciole di panettone oppure posizionano mangiatoie contenenti palline di sugna con dentro cibo proteico: semi di girasole, uvetta, frutta e arachidi non salate.

Oltre al gelido inverno altri fattori minacciano l’esistenza di questi passeriformi e, oltre al gatto domestico che è sempre in agguato vi sono alcuni rapaci come il Gheppio comune, lo Sparviero euroasiatico e la Poiana comune e, purtroppo, non basta perché ci si mette anche il Cuculo che deporrà un uovo che il Pettirosso coverà come suo.

Il Pettirosso è una specie protetta e, per la sua simpatia, è stato rappresentato da legende cristiane e pagane come simbolo di altruismo e di rinascita, ispirando per il suo canto armonioso musicisti come Chopin, scrittori come Jan Fearnley e poeti come Emily Dickinson che gli ha dedicato alcuni dei suoi versi più toccanti:Se… aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano…”

 

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