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LEGA E CORRENTI, FDI IN CERCA DI LEADERSHIP

FI sfilacciata, con Moles distante (volutamente?) dalle questioni locali e la Cgil con Summa giganteggia

DI MASSIMO DELLAPENNA

IL DIARIO DELLA CRISI


L’assenza dei leader genera mostri, si potrebbe riassumere così il caravanserraglio del Consiglio Regionale di Basilicata e la grande sfida della prima volta del centrodestra al Governo che forse è arrivata su spalle troppo piccole per essere sostenute. Se, infatti, diamo uno sguardo alla compagine di maggioranza subito notiamo l’assenza non soltanto di leader carismatici ma anche semplicemente di uomini in grado di dare una direttiva strategica, di tenere la rotta della navigazione quando si rischia di affondare.

LA LEGA

Il partito di maggioranza relativa ha un solo uomo in grado di pensare politica ed è il Sen. Pepe, primo a credere nella potenzialità meridionale della Lega, esperto in amministrazione pubblica con tre mandati da sindaco di Tolve e una delega assessorile nella città di Potenza è sicuramente dotato della capacità di muoversi nei meandri della politica. È noto che avrebbe voluto candidarsi Presidente della Regione al posto di Bardi ed è stato a pochi passi dal conseguimento della candidatura.

In Consiglio Regionale ha espresso tre persone di sua stretta fiducia: Fanelli, Coviello e Aliandro oltre che il sindaco di Potenza Guarente. Con Coviello passato ad altro gruppo e Fanelli che ormai gioca una partita personale si trova sostanzialmente senza una vera rappresentanza in Consiglio o, meglio, senza una pattuglia in condizioni di seguirlo in scelte coraggiose. Da quanto ci è dato di sapere è uno di quelli che è più consapevole delle debolezze di questo Governo Regionale e della fragilità del Consiglio, frutto anche di una stagione elettorale in cui il consenso era dettato anche da logiche di entusiasmo.

FRATELLI D’ITALIA

Più complessa la situazione in Fdi. Il meloniano della prima ora è Gianni Rosa.

Da sempre fondatore e leader del partito, ha dimostrato in più occasioni di essere in grado di navigare nei marosi della politica. Pur essendo stato il più votato in Fdi, a causa della Legge elettorale, non è stato eletto in Consiglio Regionale, imposto assessore da Roma, dopo la nascita del Bardi ter si trova fuori dal Governo Regionale anche se è riuscito a rappresentare la sua autorità con la nomina del fedelissimo Galella. La sua leadership è oggi messa in discussione dai nuovi e, soprattutto, dall’ingresso dell’abile Piergiorgio Quarto.

Uomo che, a differenza di altri, viene dall’associazionismo di categoria e dalla grande palestra politica di Coldiretti. Durante la gestione della crisi ha dimostrato di saper tenere insieme il Gruppo Consiliare e di ottenere il risultato richiesto. Avrà un gran da fare nel cercare di ricucire i rapporti con la base del partito ma ha l’esperienza sufficiente per farlo. Fin troppo moderato per un partito come Fdi, forse difetta di carisma ma certamente non di visione politica, la sua difficoltà più grande sarà quella di riuscire a tenere insieme le anime del partito e le ambizioni personali. Proprio in merito ai rapporti in Fratelli d’Italia e al conflitto tra le leadership non sarà sfuggito ai più che l’assise non ha approvato il bilancio del parco del Vulture con il voto contrario anche del partito cui appartiene l’ex assessore all’ambiente che ha subito stigmatizzato la deliberazione del Consiglio Regionale evidenziando l’assenza di un coordinamento politico nella maggioranza.

Anche la posizione del nuovo assessore all’ambiente Latronico, proveniente proprio da Fdi che ha dichiarato di voler rivedere gli accordi con Total sembrano andare nella stessa direzione proprio considerando che i nuovi accordi erano stati proprio il vanto principale dello storico leader di Fdi nell’attività del suo dipartimento. Uno scontro dunque che rischia di avere anche riverberi nel Governo regionale con la volontà dei nuovi di cancellare o elidere l’attività dell’assessore Rosa. Una dura gatta da pelare per Quarto che dovrà evitare questa volontà delle nuove leve di Fdi di cancellare l’attività di Rosa e di distruggerne l’eredità politico-amministrativa.

FORZA ITALIA

I leader storici di Forza Italia, Viceconte e Taddei, sono fuori gioco. La scelta di candidarsi col centro-sinistra alle ultime elezioni è stata il segno finale di una strategia devoluta al tornaconto personale immediato con scelte non sempre lungimiranti.

Moles è il frutto di una volontà nazionale e sembra distante, malgrado le innegabili qualità, dalle questioni politiche locali. Il Gruppo Regionale è ingestibile. Il capogruppo Piro si è messo sull’aventino mentre Bellettieri sembra più indirizzato all’amministrazione che alla politica.

IL PRESIDENTE

Innegabile che la gestione altalenante della crisi, il rimangiarsi la parola data, l’alternare fermezza e fragilità ha messo in crisi l’autorità di Bardi. Arrivato in Regione con l’immagine di quello che dalla politica non aveva nulla da chiedere, ha dimostrato di essere ben disponibile a cedere “etica ed estetica delle istituzioni” per la ragion di poltrona. Nella sua corte più ristretta, l’unico capace a pensare di politica è Perri che, però, sembra relegato ad un ruolo tecnico anche se la sua attività di consigliere si può essere sicuri sia discretamente presente. Il vero problema è che Perri, pur provenendo da una formazione sicuramente di destra, ha mostrato una certa duttilità nei posizionamento, non avendo alcuna difficoltà ad essere disponibile a collaborare (sia chiaro sempre in nome dell’interesse generale) anche con governi di centrosinistra.

IL CENTRO-SINISTRA

Assolutamente differente la situazione nel centro-sinistra dove si vedono due leader molto presenti nella politica quotidiana e un altro pronto ad uscire fuori. Pittella, superato il problema giudiziario, giganteggia in aula Verrastro, ragiona da statista e da lezioni di tattica e di politica. Fuori dall’aula Summa con la Cgil dimostra di sapersi ben muovere tra le difficoltà e le paure del centrodestra, con campagne moralistiche decide chi deve essere nominato e chi deve decadere. La vicenda Acito è solo l’ultima delle situazioni nelle quali la parola del leader della Cgil ha condizionato le scelte di Bardi. Viene da chiedersi se la destra lucana si renda conto di aver fatto mille battaglie e sacrifici per far decidere alla Cgil chi debba ricoprire i ruoli di governo. Infine, dietro le quinte ma pronto ad agire, Salvatore Margiotta che da un po’ di tempo sta muovendosi nel tentativo di far pesare la sua presenza in Basilicata con il ruolo che più gli è congeniale di portatore di idee e soluzioni.

IL TEMPO PASSA

Il tempo passa e viene da chiedersi se i leader del centrodestra lucano siano consapevoli che la palude del Governo Regionale e la loro assenza rischia di indebolire la compagine e rafforzare il centro-sinistra. Ogni giorno che passa sembra spostare i piatti della bilancia in favore del centro-sinistra perché l’assenza dei leader genera mostri.


 

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