Attualità

GIORNATA CONTRO MINE E ORDIGNI ANTI-UOMO

Produrre una mina costa 3 dollari: dal 1975 più di 1 milione le persone mutilate. I loro danni proseguiranno negli anni

Conflitti e guerre nascono e finiscono. Una volta esauriti, l’attenzione dell’opinione pubblica si sposta su altre tematiche, eppure, anche ad anni di distanza, la gente continua a morire, a causa di mine ed ordigni inesplosi.

Il 4 aprile si celebra la Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, voluta dalle Nazioni Unite per combattere questo flagello che causa ogni anno in tutto il mondo migliaia di vittime, anche molti anni dopo la fine delle guerre.

Si tratta di armi subdole, tre vittime su quattro sono civili e, secondo l’Unicef, i bambini rappresentano più di un terzo delle vittime a causa della loro innata curiosità.

In media ogni giorno vengono uccise o ferite 70 persone da una mina: dal 1975 a oggi se ne contano più di un milione.

Il problema principale è che questi ordigni  hanno una durata di vita molto lunga. Giacciono in campi minati non segnalati o la cui segnalazione è sparita nel corso degli anni, per poi mutilare e uccidere la popolazione civile.

A Laos ufficialmente regna la pace, ma si possono trovare villaggi popolati solo da disabili.

Con 3 dollari si fabbrica una mina, più di 1000 sono necessari per trovarla e disinnescarla.  Per ogni ora impiegata per collocare una mina, ce ne vogliono oltre 100 per lo sminamento. Ogni protesi costa circa 3.000 dollari; per le 250mila persone amputate registrate in tutto il mondo significa una spesa complessiva di 750 milioni di dollari.

Un fenomeno micidiale che quasi passa inosservato, a causa della sua diffusione in larghe regioni del pianeta.

La giornata dedicata, ha anche lo scopo di incoraggiare lo sviluppo dei mezzi di contrasto ai residuati bellici nei contesti post-conflitto.

Nel 2016 l’UNMAS ha distrutto oltre 200.000 ordigni, provvedendo al tempo stesso alla formazione di 7.700 operatori.  Si pensi che per bonificare la Siria, è stato stimati ci vorranno 30 anni. E almeno 100 milioni di mine inesplose infestano le campagne di Africa e Asia. Milioni di chilometri quadrati di terreno che non può essere vissuto.

Nel 2020, nonostante la pandemia, migliaia di esplosivi sono stati trovati e distrutti, centinaia di migliaia di metri quadrati di terreno sono stati messi in sicurezza e milioni di persone sono state educate sui rischi degli ordigni esplosivi.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini della Principessa Diana che su un campo di mine, sensibilizzava il mondo sul tema, abbiamo ancora negli occhi le immagini dei conflitti che la Storia moderna ci ha mostrato. Ed ora, con la guerra in Ucraina, quelle scene si ripetono e si ripeteranno ancora per  decenni.

Qualche progresso e una presa di coscienza c’è stata negli ultimi anni. Così l’impegno di chi ha portato avanti la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine è stato riconosciuto nel 1997 con l’assegnazione del premio Nobel per la Pace a Jody Williams.

Un grande passo avanti è anche il trattato di Ottawa, firmato nel dicembre 1997 e entrato in vigore nel marzo 1999 che prevede il divieto assoluto di produzione, uso, esportazione e stoccaggio delle mine anti-uomo. Non si capisce perché lo stesso passo non sia stato fatto per le mine anti-veicolo, che tutt’oggi sono permesse e seminano morti e feriti soprattutto.

 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti