L’avete mai visto un governatore cambiare idea e rimangiarsi parole così spesso da avere l’umore votato a Mercurio? Ed un generale strappare via le stellette del comando e disertare le pagine d’onore di Sun Tzu per beccarsi ordini dalla Meloni col fenotipo del romanesco “ajeè presideè due assessori o staccamoo er’ biglietto pee’ Posillipo?”. Ora non è un caso che l’altro ieri sulla faccia del settantenne Vito Bardi ci fosse stampata la paura a tal punto da piegarlo al diktat assessorile di FdI, dando così prova che della Basilicata non se ne frega un fico secco e che pur di salvare la poltrona chiunque vale il rimpasto di governo. Eppure servirebbe un limite di decenza e ragionevolezza per non far cadere mai un governo in una soap opera ed invece s’è deciso di declamare il cambiamento col rientro in servizio, dalla preistoria del 1990, di Cosimo Latronico e col pasticcio di lavoro e Pnrr nelle mani di Alessandro Galella, noto ai più per colorite imprecazioni calcistiche contro i materani e di cui dobbiamo portar memoria al talento feudale di Gianni Rosa che l’ha voluto là dopo essere stato infilzato dal veto del quarto segreto di Fatima. Ha scritto Charles Bukowski: “La faccia è la prima cosa che si butta via quando la fortuna ti abbandona”.